Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l'epoca della fede e l'epoca dell'incredulità, il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l'inverno della disperazione. Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi.
Anche se sembrano agli antipodi, scomodiamo Charles Dickens e il suo Racconto di due città (1859) per parlare di Gatta Cenerentola, film presentato in concorso nella sezione Orizzonti (ma che avrebbe meritato un posto nella competizione principale) della 74esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, nelle sale dal 14 settembre: là dove l'autore inglese racconta di Parigi e Londra, nel film di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Dario Sansone e Marino Guarnieri, la protagonista silenziosa e invisibile è Napoli, urbe fatta di opposti, ossimoro vivente che presenta al mondo due aspetti, uno ospitale, luminoso, pieno di calore e bellezza, di profumi e sapori magici, di intelligenza e inventiva, speranza e incrollabile fede nel riuscire sempre e comunque a cavarsela, l'altro buio, marcio, fatto di espedienti e illegalità, di mancanza di cura per la propria terra e rassegnato all'idea che le cose non cambieranno mai, quindi perché non approfittarne?
Leggi anche: Gatta Cenerentola, clip in esclusiva del film di animazione di Alessandro Rak
Incastonata tra aria, fuoco, terra e mare, la città di Napoli è unica e irripetibile, un simbolo universale, che non solo racconta perfettamente l'Italia, ma può diventare facilmente metafora dell'intera condizione umana. Fonte praticamente inesauribile d'ispirazione, che ha portato moltissimi autori a celebrarla: tra questi Giambattista Basile, che in Lo Cunto de li Cunti (1634) ha inserito il racconto La Gatta Cenerentola, e Roberto De Simone, che, nel 1976, ha trasformato l'opera di Basile in uno spettacolo cantato e ballato, parlato in dialetto napoletano, capolavoro di sensualità e inventiva.
Tenendo bene a mente i predecessori, Rak, Cappiello, Sansone e Guarnieri rielaborano la celebre favola dandole una versione animata, che colpisce per lo stile unico del disegno e la forza delle canzoni, mettendo apparentemente Napoli da parte, non mostrandola mai se non nelle panoramiche notturne del porto, rendendola in questo modo ancora più presente, ormai penetrata in modo capillare nella mente e nella pelle dei suoi abitanti, cellule di un organismo che si evolve senza sosta.
"Dovete essere all'altezza di essere napoletano"
In questi ultimi anni di produzione cinematografica e televisiva, quando si parla di Napoli si ricorre ormai, quasi sempre, allo stile di Gomorra: tragedia, toni cupi, assenza di ironia. Napoli però è anche solarità: in Gatta Cenerentola le due anime della città sono, finalmente, ben presenti, incarnate dal personaggio di Salvatore Lo Giusto, detto O' Re (doppiato da Massimiliano Gallo, a una delle sue interpretazioni migliori), commerciante di calzature, in grado di riconoscere la personalità di chiunque osservandone piedi e scarpe, che tradisce Vittorio Basile (questo nome non è un caso), armatore che sogna di veder prosperare la propria città proiettandola in un futuro migliore, a partire da una nave iper tecnologica, in cui ha deciso di celebrare le nozze con Angelica (Maria Pia Calzone). Basile non sa però che la sua avvenente e giovane sposa, è in realtà innamorata di O'Re: i due hanno in mente un progetto diverso per lui e per sua figlia Mia, che diventa la serva di Angelica e dei suoi sei figli, cui danno il soprannome di "Gatta Cenerentola". Uscito di scena Vittorio, alla ragazza non pensa più nessuno, se non Primo Gemito (Alessandro Gassmann), guardia del corpo e amico dell'armatore, che dopo anni torna alla nave per ritrovare la piccola Mia, ormai cresciuta.
Leggi anche: Animazione: perché l'Italia resta indietro? Ce lo racconta Iginio Straffi
La prima entrata in scene di O'Re è spettacolare, degna di un vero divo: con il suo aspetto a metà tra David Bowie (di cui prende in prestito la magrezza, gli occhi di colore diverso e il completo bianco) e una faccia tipicamente napoletana (lineamenti spigolosi e occhi intelligenti), Salvatore Lo Giusto è la summa di cosa vuol dire "essere napoletano": da un lato brillante, dotato di gusto per il bello e di una splendida voce, con una passione per la teatralità, il cibo, le donne e la voglia di vivere, dall'altra nessuna intenzione di sfruttare queste qualità per scopi nobili. O'Re non si affeziona a niente e nessuno, tutto gli scivola addosso, obbedendo a un solo comando: il proprio interesse personale. Tutto il contrario di Primo Gemito (anche qui la scelta del nome non è affatto casuale), che prende a cuore tutto, provando compassione persino per i criminali tra cui si infiltra: "Se non fosse per quelli che ne fanno una questione personale questo mondo andrebbe in rovina" dice a O'Re.
A spostare l'ago della bilancia tra questi due personaggi, Yin e Yang del film, le donne, le uniche in grado di cambiare: Angelica è prima una ragazza nel pieno della sua bellezza, innamorata, che si lascia accecare da O'Re, poi una compagna dimenticata con sette figlie a carico, infine una donna piena di rancore, gelosa della bellezza altrui, diventata amara per tutti gli anni passati ad aspettare promesse mai mantenute. Anche lei ha il suo negativo in Mia: innocente, silenziosa e lunare, la ragazza è la purezza incarnata. Entrambe prendono in mano il proprio destino, capendo presto che la sopravvivenza è nelle sfumature e non si può vivere solo di contrasti.
Leggi anche: Ballerina e gli altri: i 10 migliori film d'animazione degli ultimi anni
"Adesso è solo una storia di fantasmi"
Sensuale e malinconico, divertente e amaro, Gatta Cenerentola è uno "spettacolo spettacolare" animato: Rak e soci, grazie a un tratto unico, che non somiglia né allo stile di disegno americano né a quello giapponese, danno vita a figure che rimangono impresse nella memoria, con i loro zigomi scolpiti e la risata ampia, le forme rotonde e movenze feline. Queste figure fluttuano nella nave come fantasmi, perennemente avvolte da pulviscolo, che le fa sembrare come pesci in un acquario, trascinate dalla corrente e dai loro impulsi, che le hanno portate a diventare tutt'uno con un relitto.
Attraverso le stanze della nave, si vede tutta la storia di Napoli, tra passato, presente e un futuro incerto (geniale la visione della città attraverso gli occhi di criminali provenienti da tutto il mondo, dai russi ai giapponesi). La splendida colonna sonora, con brani originali dei Foja (Dario Sansone, leader del gruppo, è anche uno dei registi) fa il resto: Gatta Cenerentola è una favola magica, antica e moderna allo stesso tempo, uno spettacolo per occhi e orecchie, da godere su un grande schermo, cantando le parole di "A chi appartieni".
Movieplayer.it
4.0/5