Il trono di spade - Stagione 1, episodio 6: La corona d'oro

La furbizia di Tyrion, le intuizioni di Ned ed il ritorno in scena di Daenerys per un sesto episodio come sempre ricco di momenti evocativi.

Passo dopo passo, prosegue la prima ricca stagione di Game of Thrones e poco per volta aggiunge dettagli al mondo ricco di sfumature e profondità dipinto da George R.R. Martin nei suoi romanzi. E lo fa con una sicurezza ricevuta proprio dalla forza del materiale di base, ma che riesce a confermarsi anche con l'alternarsi degli autori delle singole sceneggiature: proprio A Golden Crown, per esempio, vede il debutto nel ruolo di una veterana della televisione come Jane Espenson, ma non per questo il risultato cambia, mantenendo la stessa ricchezza dei dialoghi, la stessa crudezza in alcuni snodi fondamentali, la stessa capacità di guidare anche lo spettatore a digiuno della saga da cui la serie è tratta.
Scopriamo per esempio dettagli del sistema legale di Eyrie e restiamo intrigati dalla capacità di Tyrion di prendersi gioco di esso, di usarlo per ottenere una libertà insperata. Sempre perfetto Peter Dinklage nel mettere in scena la furbizia e scaltrezza del suo personaggio nel richiedere di essere processato, nel riuscire a farsi rappresentare da Bronn nel duello, ma soprattutto nella impagabile confessione di tutti i suoi crimini che, con le dovute proporzioni e con diverso spirito, richiama la celebre lista di malefatte di Chunk ne I Goonies.

Molto spazio destinato a Lord Stark ad Approdo del Re: di nuovo al suo posto come assistente di Re Robert grazie all'assenza di quest'ultimo (a caccia perchè "uccidere mi libera la mente"), il personaggio interpretato da Sean Bean è ancora in via di guarigione per la ferita subita al termine di The Lion and the Wolf, ma non per questo rinuncia a portare avanti le sue indagini sulla morte di Jon Arryn e ad occuparsi di un ulteriore problema rappresentato dalle razzie di Gregor Clegane, ribelle e pericoloso dopo la sua sconfitta nel tonero. Da parte di Ned si tratta di un nuovo attacco ai Lannister che non fa altro che accrescere l'astio tra le due famiglie ed è quindi naturale che l'uomo prema per il ritorno a Winterfelle delle figlie, preoccupato per la loro sicurezza.
Ma è proprio una frase di Sansa riguardo la bellezza del giovane principe che accende nel padre una importante intuizione: Joffrey Baratheon non è figlio del Re, appartenente ad una linea di sangue che ha sempre mantenuto i capelli neri. Una scoperta che Eddard Stark saprà usare a proprio vantaggio.
Ancora non ritroviamo Jon Snow, ma si rivede Bran, con tanto di richiamo al sogno che aveva aperto uno degli episodi precedenti, così come la piccola Arya alle prese con il suo addestramento nella spada e l'aspirante regina Sansa, come già accennato ancora attratta dal giovane principe Joffrey. Ma soprattutto torna in scena Daenerys.
La storyline dedicata a lei non è la più corposa di A Golden Crown, ma è sicuramente la più intensa, sia per la rivelazione (o forse conferma, considerando il bagno bollente del primo episodio) della sua alta capacità di sopportazione del calore, sia per la sempre maggior sicurezza e maturità che la ragazza dimostra, ottenendo l'amore e il rispetto del popolo dei Dothraki. E' vero che si tratta di una crescita fin troppo rapida, ma Emilia Clarke riesce a renderla credibile anche questa volta, con lo sguardo fiero, la sicurezza dei modi, la freddezza nelle scelte. Ingenuo Viserys a sfidare lei ed il marito in una presa di posizione che non poteva avere epilogo diverso da quello che chiude l'episodio, richiamandone anche il titolo, ma che modalità di esecuzione rappresenta una delle scene più crude viste in TV negli ultimi tempi.

Movieplayer.it

4.0/5