Dopo un episodio vibrante e sconvolgente come Baelor, era difficile riproporre altrettanta compattezza tematica e tanta intensità emotiva; gli autori di Game of Thrones non ci provano nemmeno, e confezionano invece un finale di stagione in cui si affrontano con equilibrio le conseguenze del gesto folle che chiudeva Baelor e si pongono le basi per il nuovo ciclo, che sarà basato sul secondo libro delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, A Clash of Kings. Il titolo di questo decimo e ultimo episodio della stagione inaugurale, Fire and Blood, è un riferimento al motto di Casa Targaryen, e all'unica storyline non toccata, almeno per il momento, dal brutale assassinio di Eddard Stark da parte di un meschino re illegittimo e crudele; una storyline che è anche quella che regala gli sviluppi più sorprendenti.
Perché Daenerys Targaryen, indomita, nobile, innamorata e bellissima, vede tutta la sua gioia e le sue speranze andare improvvisamente in fumo. La donna a cui ha salvato la vita approfitta della sua fiducia per portarle via ogni cosa: il suo bambino, il profetizzato grande condottiero dei Dothraki la cui esistenza si spegne nel grembo materno a causa del rito messo in atto per salvare l'agonizzante Drogo; il suo Khal, sopravvissuto sì, ma in stato irreversibilmente vegetativo, tanto che la stessa Dany sceglie di porre fine alla sua tragica sembianza di vita; il khalasar, il germe dell'esercito che doveva restituire alla sua casata il Trono dei Sette Regni, che ha abbandonato l'accampamento per cavalcare alle spalle di un nuovo Khal. Così Dany è sola, fatta eccezione per il devoto Jorah Mormont; ma non uscirà sola dalla pira in cui bruciano le spoglie del suo amato e si spengono le grida della traditrice che ha distrutto la sua nuova famiglia.Un'altra vedova, Lady Stark, non ha alcun corpo da piangere e bruciare, e con la consueta compostezza e dignità si rifugia nei boschi per dare sfogo al suo dolore, ma vi trova suo figlio in preda alla furia e alla disperazione, e lo riporta in sé ricordandogli che per il momento è necessario risparmiare il prigioniero Jaime Lannister, nella speranza di salvare le sue sorelle - non senza rivelare intenzioni bellicose quanto quelle di Robb nei confronti della Casa del Leone: "We have to get the girls back, and then we kill them all." Catelyn non sa ancora quanto sta per sorprenderla suo figlio, e l'ascendente che in poco tempo il giovane ha conquistato sui suoi uomini: quando i notabili di Winterfell discutono dell'opportunità di sostenere l'ascesa al trono dell'uno o dell'altro Baratheon, Stannis e Renly, a ottenere il consenso dei vassalli di Casa Stark è la voce che proclama un altro sovrano, quello del Nord. Winterfell si è piegato, a suo tempo, ai Targaryen, ma è giunta l'ora di sollevare la testa, di prendere le distanze dal Trono di Spade, nel nome del giovane e valente Re Robb Stark.
Un altro titolo insperato viene affidato nell'accampamento dei nemici, dove Tywin Lannister, che ha visto sconfiggere e catturare suo figlio Jaime, sfumare ogni speranza di armistizio a causa dell'esucuzione di Lord Stark, e ora rischia di trovarsi accerchiato dagli eserciti di Stark e Tully, deve decidere il da farsi, ma il suo primo provvedimento è quello di delegare la sua carica di Primo cavaliere del re a Tyrion, spedendolo immediatamente ad Approdo del Re a cercare di arginare la sventatezza di Re Joffrey. Tyrion è senz'altro compiaciuto dal fatto che suo padre sembri finalmente tenere in considerazione la sua intelligenza e il loro legame di sangue, ma non per questo diventa particolarmente obbediente, dato che accetta sì di partire, ma accompagnato dalla volitiva Shae, la prostituta che Tywin gli ha proibito di portare con sé. Ancora ignaro dell'imminente arrivo dello zio, Joffrey annuncia a Sansa Stark, che implora di poter tornare a casa a Winterfell, che intende tenerla con sé e metterla incinta non appena il suo giovane corpo sarà pronto per la maternità: intanto, la costringe con insopportabile crudeltà a guardare le teste mozzate di suo padre e della sua Septa, in bella mostra sui bastioni del palazzo. Ma Sansa inizia a tenergli testa, ed è solo grazie all'intervento fulmineo del Mastino che non attenta alla vita del biondocrinuto scarafaggio, senza contare il fatto che la bella Sophie Turner inizia a dimostrare un talento pari quasi a quello della collega/ sorella fittizia Maisie Williams. E a proposito di Maisie/ Arya, dopo l'esecuzione di Ned la minore delle sorelle Stark è stata portata in salvo da Yoren, il reclutatore della Guardia della notte, che le taglia brtutalmente i lunghi capelli neri e le annuncia che d'ora in poi lei è l'orfanello Arry, e che si metterà in viaggio verso nord in compagnia di quegli assortiti poco di buono che sono i novizi della Guardia e con un'altra conoscenza recente, il giovane ex apprendista fabbro Gendry, un ragazzo che ha più diritti di sangue sul trono di Joffrey, in quanto figlio naturale del defunto Robert Baratheon. Se c'è un tema ricorrente che possiamo individuare in Fire and Blood, è quello del nuovo inizio, della rinascita: per Dany è il fuoco catartico, per Sansa è il traumatico risveglio dal sogno che è stato il suo amore per Joffrey, per Arya la fuga che passa per il travestimento da maschio. Per John Snow il nuovo inizio è la piena accettazione del destino che lui stesso si è scelto: il suo tentativo di fuga da Castle Black verso la guerra di suo fratello viene fermato dai Sam, Pip e Grenn, che gli ripetono le parole del giuramento che ha compiuto, e lo convincono a tornare al suo posto, dove il Comandante Mormont lo aspetta con una missione. Non vuole più attendere l'inverno, il leader della Guardia, ma intende andare oltre la Barriera, affrontare gli orrori che si celano nel gelo, e ritrovare Benjen Stark vivo o morto, ma per farlo ha bisogno dell'aiuto di Jon Snow e del fiuto di Spettro.Sarebbe un peccato tralasciare di menzionare in questa disamina almeno un altro paio delle numerose scene efficaci di Fire and Blood, quella tra i consiglieri reali Varys e Littlefinger che si dichiarano odio e ammirazione reciproci incrociando deliziosamente i fioretti dell'ingegno, e quella che vede protagonisti i due piccoli di casa Stark, Bran e Rickon, e il presagio della morte del padre, introdotta dalla solita scena del sogno di Bran e del corvo con tre occhi - che, vogliamo dirlo? Ci sta francamente facendo ammattire dalla curiosità.
Per chi non ha letto i libri di George R.R. Martin e non ha intenzione di farlo (chi scrive ha la propria nuovissima copia del primo volume da poco tra le mani), la curiosità sarà compagna fedele fino alla primavera del 2012, quando HBO inizierà a trasmettere la seconda stagione di Game of Thrones. Nel frattempo saremo orfani di quella che è forse la più appassionante, generosa e sorprendente serie TV in corso d'opera, ma gli eroi e i manigoldi, il fascino e la ferocia, le sciagure e i trionfi di Westeros resteranno impressi nella nostra memoria nell'attraversare le nostre brevi stagioni: e questo è solo l'inizio. Buona attesa... o buona lettura.
Movieplayer.it
4.0/5