Ritorno a Venezia per Gabriele Muccino. Dopo la lunga trasferta estera, il regista torna a respirare l'aria della Mostra lagunare con L'estate addosso, un film che è anche un parziale ritorno al cinema italiano. Italiano è il protagonista della storia Marco, interpretato da Brando Pacitto, mentre la prima location che vediamo sullo schermo è Roma, anche se poi il film veleggerà verso la California, Louisiana, New York e Cuba. Il Lido di Venezia, per Muccino, rappresenta un tuffo nel passato. "Sono venuto a Venezia nel 1999 con Come te nessuno mai, un film su adolescenti idealisti che lottavano per farsi spazio nel mondo e cambiarlo. In L'ultimo bacio ho raccontato un'altra età, quella dei trentenni. I ragazzi de L'estate addosso sono molto vari: c'è chi come Maria crede di avere la verità in tasca e c'è chi come Marco è confuso e non sa che fare della propria vita. L'estate è una stagione dell'anima, è la stagione che sembra più breve di tutte le altre, ma è intensa ed estrema".
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Diciassette anni separano Come te nessuno mai da L'estate addosso. Cosa è cambiato secondo Gabriele Muccino negli adolescenti di oggi rispetto a quelli di ieri? "L'adolescenza è l'età dell'incanto e dell'assolutezza. I giovani non sono disposti a fare compromessi perché vivono un incanto. La maturità arriva quando l'incanto finisce e si diventa consapevoli che la vita può far male e cancellare i sogni. Subentrano così cinismo e disincanto. Nei miei due film ho raccontato proprio questo passaggio dalla fiducia al cinismo. In Come te nessuno mai i miei adolescenti avevano ancora una guida che è la scuola, in più avevano l'appartenenza politica. Credevano in qualcosa. I giovani de L'estate addosso non hanno questa chance, non hanno più guida e devono costruire il proprio futuro da soli".
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Autobiografia di un'estate
Il passare del tempo sembra aver reso Muccino più saggio. Con L'estate addosso il regista ammette di aver voluto fare un film molto personale, usando il proprio punto di vista per riflettere sull'amore, la vita e la crescita. "Nella mia carriera ho fatto film lontanissimi da quelli che pensavo di fare, ho seguito la scia degli eventi e ho maturato un certo cinismo. Più si vive e più aumentano le possibilità di sbagliare. E più si sbaglia più si impara. Chi vive poco rischia poco, ma vince anche molto poco. Io preferisco sbagliare sperimentando piuttosto che rifugiarmi in un porto sicuro". Stavolta la scommessa da superare riguarda il racconto di un passato legato alle esperienze realmente vissute da Muccino in gioventù. Tanto è vero che il cineasta confessa: "C'è tutto di me nel film. Io scrivo e quindi esisto attraverso le mie storie. Ovviamente non è un diario, è una storia di cui conosco molti elementi. Tutto è collocato al giorno d'oggi. Ho sfruttato le differenze tra i vari personaggi per costruire un quadro autentico di quattro ragazzi che costruiscono un'amicizia vera, anche se volatile".
Uno degli ingredienti chiave de L'estate addosso è la colonna sonora che porta la firma di Jovanotti. "Ho fatto leggere a Lorenzo la sceneggiatura e lui ha scritto la prima canzone di nascosto. Poi ha composto la colonna sonora strumentale mettendosi al servizio del film insieme agli altri musicisti". La notizia della presenza di Jovanotti come ospite alla Festa di Roma lanciata poche settimane fa desta curiosità. Qualcuno si immagina una querelle in corso tra i due festival, ma Muccino chiarisce prontamente che l'assenza di Jovanotti al suo fianco a Venezia non ha nessun sottofondo polemico. "Lorenzo aveva preso l'impegno con Roma molto tempo prima che io sapessi di Venezia. Quando gli ho detto che avrei presentato qui il film ci è rimasto male, perché avrebbe voluto esserci anche lui".
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Italia-Usa andata e ritorno
In passato il rapporto tra la critica e Gabriele Muccino è sempre stato piuttosto teso. Il regista, osteggiato da certa stampa che ha puntato il dito contro il muccinismo, ha risposto con toni piuttosto duri. Come va la situazione oggi? "Non puoi mai fregartene della critica, puoi fare finta di fregartene ed evitare di leggerla. Io sono stato spesso attaccato. Quando le critiche sono brutte ma scritte bene, ti insegnano qualcosa che non sai del tuo film. La maggioranza delle recensioni, però, sono superficiali. Non ho mai avuto grande incoraggiamento dalle recensioni e raramente ne ho trovate di non pregiudiziali".
Se la critica non sempre lo ama, va molto meglio con i produttori che lo hanno voluto in America affidandogli progetti di ampio respiro. C'è tanta America in L'estate addosso e il senso di libertà che ne trapela sembra mettere in cattiva luce la realtà italiana. "L'America è profondamente diversa dall'Europa e dall'Italia", spiega Muccino. "Negli ultimi undici anni sono stato a contatto con gli USA, ma non si può generalizzare. L'America è enorme, le persone cambiano da stato a stato, da città a città. Io conosco soprattutto Los Angeles, dove l'industria del cinema è volatile e cinica. Le riprese mi hanno portato anche in Louisiana e Pennsylvania. Durante la crisi finanziaria del 2008 ero lì per Sette anime. Los Angeles sembrava una città fantasma, pensavo che fosse l'apocalisse dell'economia e invece in quattro anni il paese è ripartito in modo spaventoso. La cultura americana è mutevole e individualista, quella statunitense è una democrazia con molte falle, ma anche forte. Il mio film, però, non esprime giudizi negativi sull'Italia. L'America omofoba e razzista esiste, così come esiste quella liberal e vitale".