A Parigi si è tenuta la nuova edizione del Japan Expo, manifestazione fieristica che va avanti ininterrottamente dal 2000 (a parte la pausa del 2020 a causa del Covid) e che rappresenta il principale evento europeo dedicato al Giappone e alla sua cultura.
Parliamo di un evento titanico, capace di richiamare più di 250.000 visitatori in soli 4 giorni e con un programma ricchissimo, sia per i più sfegatati fan che per i semplici curiosi.
Noi abbiamo partecipato all'Expo, approfittandone per scoprire le anticipazioni e le tendenze di questo straordinario fenomeno culturale, che ha condizionato, e continua a condizionare, l'immaginario collettivo di tutto il mondo.
Il Giappone alla conquista del mondo
L'impatto all'ingresso dell'Expo è impressionante: gli allestimenti degli stand sono spettacolari, con curatissime installazioni tematiche che esaltano i titoli del momento e i top sellers, che in questo momento vedono in cima alle preferenze gli isekai (storie in cui il protagonista si ritrova "in un altro mondo"), seguiti da storie più thriller/horror, anche abbastanza truculenti. Un tripudio di maxischermi, wallpaper e corner dedicati tale da far sentire in paradiso qualunque appassionato di manga e anime.
Ma è l'incredibile varietà dell'offerta a lasciare stupefatti. Sicuramente manga e anime sono una componente fondamentale, e qui se ne trovano a profusione, ma il resto non è da meno. Basta spostarsi tra i quattro maxi-padiglioni per trovare settori dedicati a tutti i prodotti culturali del Giappone, e non solo.
Ce n'è davvero per tutti: dalla pittura tradizionale fino all'artigianato tipico, dai gadget più popolari agli angoli dedicati alla cerimonia del tè, fino alla cucina tradizionale, con tanto di rinomati chef a dare lezioni di gastronomia e stand in cui è possibile acquistare ramen, gyoza, sake pregiati e, ovviamente, sushi.
Ancora pochi passi e siamo nel settore dedicato alle arti marziali, con dimostrazioni di sumo, kendo (la scherma tradizionale giapponese) e kyudo (il tiro con l'arco), per poi passare alle esibizione di scatenate (e osannate dal pubblico) giovani idol.
E poi: grandiose potazioni per i videogiochi più famosi e attesi, giochi da tavolo e dal vivo, associazioni di cosplayer e modellismo...
Il tutto mentre migliaia di persone partecipano entusiasticamente a ogni evento, ogni presentazione o incontro.
Passato il - comprensibile - momento di stordimento iniziale quello che è evidente è quanto la cultura giapponese sia penetrata a fondo in quella occidentale, imponendo topoi e modelli di riferimento. Un processo che va avanti ininterrottamente, pur tra alti e bassi, dalla fine degli anni '70 e che, dopo il lockdown, è sensibilmente aumentato soprattutto nelle nuove generazioni.
Se è vero che l'impatto culturale che la "prima invasione" degli anime giapponesi in TV ha segnato l'immaginario della "generazione Goldrake", in questo caso l'approccio è più massiccio e profondo, con un'offerta che non si limita solo all'animazione (spesso anche di straordinario livello), ma che ormai ha tracimato in tutti i campi della cultura pop.
Insomma: se i cartoni animati sono stati l'avanguardia, ormai non ci si limita più solo a quelli.
Il cacciatore e le gatte
L'ospite d'onore dell'edizione 2023 del Japan Expo è stato il mangaka Tsukasa Hojo, il creatore delle famose serie Cat's Eye (Occhi di gatto), City Hunter e Angel Heart.
A lui è stata dedicata una splendida mostra all'interno dell'Expo, con l'esposizine delle sue meravigliose tavole originali e diversi punti allestiti per permettere ai visitatori di fare una foto accanto ai suoi personaggi e nelle location più celebri delle sue opere.
L'autore, accompagnato dall'attore e regista Philippe Lacheau, ha tenuto un incontro con il pubblico durante il quale ha raccontato diversi aneddoti sul suo lavoro, ha scherzato sugli adattamenti, non sempre riuscitissimi, delle sue opere (fun fact: lo stesso Lacheau è stato il regista di una versione live di City Hunter, o Nicky Larson, come è conosciuto in Francia), e ha poi sottolineato, tra gli applausi del pubblico, che secondo lui: "I manga non hanno confini e tutte le nazioni dovrebbero giocarci".
Per l'occasione, Netflix ha annunciato per il 2024 l'uscita di un film live action dedicato a City Hunter che, si spera, possa avere una resa migliore del precedente lungometraggio interpretato da Jackie Chan.
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Verso il futuro
Un primo particolare che abbiamo notato è stata la presenza, praticamente in ogni zona dell'Expo, di angoli preparati appositamente per le photo opportunity, tutti progettati per massimizzare la visibilità dei contenuti postati sui social, da Instagram a TikTok. Un fattore decisamente interessante e che rende ancora più evidente l'importanza che i nuovi social hanno assunto nelle relazioni e nell'approccio degli appassionati. Se è vero che gli otaku, i nerd e i geek sono sempre stati all'avanguardia nell'uso delle ultime tecnologie, la componente "estetica" ha ora preso il sopravvento e l'industria culturale sembra aver capito la necessità di seguire il trend e fornire ai fan maggiori e migliori possibilità di condivisione dei contenuti, partendo da una "semplice" foto su Instagram fino a video e reel più complessi e semi-professionali.
Sulla scia dei prodotti giapponesi anche Corea del Sud, Cina e altri paesi asiatici si stanno ritagliando uno spazio sempre più rilevante. Sono sempre più numerosi gli appassionati di K-pop e K-drama, ad esempio, che qui hanno avuto modo di scoprire curiosità e retroscena dei loro beniamini e delle loro serie preferite, su cui Netflix sembra voler puntare molto, mentre sta facendo notevolissimi passi avanti l'animazione cinese, con studi che realizzano prodotti dal potenziale molto interessante. Vi segnaliamo, ad esempio, la serie To be Hero X, esempio di animazione ibrida CG/Tradizionale, annunciata come di prossima uscita su Crunchyroll e che sembra decisamente spettacolare.
Per quanto riguarda i videogame, altra presenza massiccia dell'Expo, il top del momento sembrano essere i giochi per smartphone, con il celebrato Genshin Impact a guidare trionfalmente la marcia, seguito da altri giochi che sfruttano lo stesso approccio, sia grafico che, soprattutto, come modello economico.
Particolarmente interessanti anche alcune presentazioni di giochi in Realtà Aumentata, che hanno attirato l'attenzione del pubblico.
Altro elemento rilevante è l'età media dei partecipanti: estremamente giovane e, al tempo stesso, generalmente molto competente e preparata riguardo all'offerta e alle nuove tendenze. Si tratta di un pubblico che va dai preadolescenti ai giovani adulti, molto attivi sui social, che seguono assiduamente creator e influencer (i panel a loro dedicati erano sempre affollatissimi), e disposti anche a spendere cifre notevoli. In Francia i prezzi medi sono più alti rispetto ai nostri, ma è anche vero che il livello qualitativo dell'offerta editoriale è altrettanto alto. Merito di un approccio sistemico e virtuoso, che ha saputo crescere di pari passo all'interesse del pubblico, non relegando il fumetto a prodotto di second'ordine ma, anzi, nobilitandolo e sostenendolo con iniziative, dalla scuola (erano numerosissime le classi di ogni ordine e grado in visita guidata all'Expo) agli eventi culturali, per promuoverne la fruizione.
Tutto questo porta a una semplice conclusione: la Francia rappresenta, in questo momento, un esempio eclatante di come la cultura (pop, ma non solo) giapponese si sia radicata nel pubblico e nei gusti delle nuove generazioni. Se solo fino a pochi anni fa l'egemonia culturale dei prodotti statunitensi era pressoché assoluta, se i francesi sono sempre stati (giustamente) molto orgogliosi della loro prestigiosa scuola di fumetto, sono bastati pochi decenni ai giapponesi per rovesciare il paradigma e ritagliarsi un posto d'onore nei gusti delle ultime generazioni, fino a diventare, ormai, il modello a cui fare riferimento.
Sono sempre più numerosi, infatti, gli esempi di prodotti occidentali (dai fumetti all'animazione) che si rifanno dichiaratamente al modello nipponico, per formato, tematiche e stile. Esempi come Radiant, nei fumetti, o ibridazioni che devono moltissimo all'estetica giapponese come lo Spider-Man animato dello Spiderverse, o Nimona, sono solo la punta dell'iceberg e la prova di quanto, parafrasando il titolo di un famoso saggio di sociologia economica, bisogna prendere il Giappone sul serio.