Fuga dal club delle spie
Prima trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di John Buchan (esistono 2 remake di questo film, intitolati I 39 scalini, del 1959 per la regia di Ralph Thomas e la versione del 1978 del regista Don Sharp), I 39 scalini, Il club dei trentanove è una appassionante storia di spie e fughe rocambolesche che rappresenta uno dei lavori più importanti e meglio riusciti del periodo inglese diAlfred Hitchcock.
In questa pellicola vengono sperimentati quei meccanismi di suspense che diverranno una caratteristica inconfondibile dello stile personalissimo e innovativo del Genio del brivido. Questo thriller decisamente datato, continua ad appassionare il pubblico di cultori del genere e non, grazie alla tensione sempre al top che sfrutta le paure e le angosce dello spettatore e ad un invidiabile humour britannico che regala al film spassose situazioni da commedia.
Richard Hanney (Robert Donat), simpatico giovanotto canadese, mentre si trova a Londra per affari, s'imbatte in una donna misteriosa che gli chiede ospitalità per la notte. L'elegante signora si rivela una spia e mette Richard a conoscenza di un importante segreto dopodiché viene assassinata da un nemico non bene identificato. Ovviamente Hanney è il primo sospettato dell'omicidio, per questo si darà alla fuga e ben presto scoprirà di avere alle calcagna non solo la polizia ma anche una losca congrega chiamata "I trentanove scalini".
Il club dei trentanove è un ottimo film di spionaggio, molto sofisticato, curato in ogni particolare, splendido nelle immagini, riuscito nei sorprendenti colpi di scena, straordinario per la storia emozionante, e originale per le trovate umoristiche che bene si amalgamano alle vicende drammatiche vissute dal protagonista e rendono la pellicola molto efficace.
Robert Donat, ironico e brillante, interpreta il personaggio principale che vede la sua esistenza sconvolta da un incontro casuale, e per forza di cose, deve trasformarsi in agente segreto e affrontare situazioni estreme e confuse, senza mai perdersi d'animo lottando contro un nemico sconosciuto, non potendo contare sull'aiuto di nessuno: tutti quelli che incontra sulla sua strada non credono alle sue parole o lo riconoscono come assassino e lo denunciano alla polizia. La fuga di Hanney ha un ritmo frenetico e la tensione crescente è smorzata di tanto in tanto da toni umoristici e stratagemmi divertenti, tutto è ben calibrato costruito con chiarezza narrativa in scene piuttosto brevi e intense che stuzzicano la curiosità dello spettatore.
Alla base della trama vi è un tema caro ad Hitchcock che verrà riutilizzato spesso e volentieri in altri film come Sabotatori, Intrigo internazionale e L'uomo che sapeva troppo, ovvero la disavventura di un uomo normale che si trova coinvolto in situazioni per lui impensabili e apparentemente senza via di scampo, in cui deve cavarsela contando solo sulle sue forze, trovandosi all'improvviso abbandonato tra la folla e scoprendosi un isospettabile eroe.
Altro aspetto, qui presente, che ricorre nella filmografia del regista (vedi Notorious - l'amante perduta e Intrigo Internazionale) è quello del gruppo di cospiratori che trama contro il sistema infiltrandosi in esso e assumendo le sembianze di persone del tutto per bene; in questo caso il cattivo è dipinto come un tranquillo professore che vive in una lussuosa villa con la sua famiglia, si diletta a dare feste per i suoi amici-concittadini che lo stimano oltremisura. Una tale situazione gioca a capovolgere in modo crudele le parti: colui che è onesto e innocente diventa il più abietto degli uomini, mentre chi è il vero malfattore passa per illustre e rispettabile persona.
Tanti elementi costituiscono questo spumeggiante thriller che funziona grazie alla fluidità della vicenda e soprattutto grazie all'estro di Hitchcock che riesce a raccontarci con estrema maestria come tutto possa essere insieme possibile e impossibile.