L'importante non è apparire, ma partecipare. Continuare a fornire materiale, continuare a produrre e poi ancora produrre, con l'obiettivo di soddisfare il più possibile la costante domanda. Produrre e distribuire, allargare i cataloghi delle piattaforme, e magari sfruttando gli stilemi narrativi di fine Novecento. Anni Ottanta e anni Novanta, puntualmente riproposti, per inflessioni e per volti. Tutto è ciclico, tutto torna. E dunque, in un'epoca di visioni verticali, in cui la serialità invade ogni campo narrativo, ecco la suggestione che sfrutta in pieno la figura leggendaria di uno dei volti più amati (e votati) di Hollywood. Chi? Ovvio: Arnold Schwarzenegger. È lui il protagonista di Fubar, serie tv distribuita da Netflix e sviluppata da Nick Santora. Essenzialmente, Fubar è una spy-story. Ma non una di quelle in stile Tom Clancy, piuttosto simile a quelle (appunto) di inizio 90s. Sì, quelle in stile True Lies, di cui lo stesso Arnold era protagonista (in coppia con una certa Jamie Lee Curtis).
La leggerezza umorale dunque appare granitica. È un ingrediente fondamentale, diventa uno strumento di coinvolgimento verso un pubblico che, condizionale permettendo, dovrebbe essere sconfinato. Lecito, e coerente. Il problema, se di problema possiamo parlare, è che anche la leggerezza richiederebbe costanza, e sostanza. Ecco: Fubar, ben costruita e ben interpretata (oltre Schwarzy c'è anche Monica Barbaro, attrice messicana che amiamo particolarmente), manca di abbrivio, di stimolo, e manca di una sua struttura identitaria. Identità ridotta all'osso, e totalmente correlata alla presenza scenica del protagonista.
Tale padre, tale figlia?
Del resto, lo spirito dell'intreccio che lega la trama della serie pare arrivare proprio da True Lies: una famiglia, e molti (esplosivi) segreti. La famiglia in questo caso è quella di Luke Brunner (Schwarzenegger) agente CIA che lavora sotto copertura. Casi delicati, agende top secret e tutto ciò che comporta lavorare sotto copertura. Perché poi la prima dote richiesta è quella di sapere mentire. E lui mente. Anche a sua figlia, Emma (Monica Barbaro). Non hanno un grande rapporto, essendosi frequentati ben poco. Luke ci prova, ma Emma sembra non volergli perdonare i numerosi compleanni saltati. Ma se un tale padre tale figlia, anche Emma mente. Mente perché, anch'essa, è un'agente sotto copertura. Lo scopriranno, loro malgrado, durante la stessa pericolosa missione.
Fubar, non basta il fattore Arnold Schwarzenegger
Letta così, la trama di Fubar alzerebbe anche un certo interesse. E in effetti, potrebbe anche essere qua e là rintracciabile. Con un consiglio di visone: gli episodi sono otto (un'oretta scarsa), e come ogni serie del genere, la storia accresce e decresce a più riprese. Il pretesto poi è raccontare l'incomunicabilità tra genitore-e-figlio, ovviamente estremizzato da una storia come detto che punta al divertimento, all'azione, al movimento. Un movimento però statico, che si rifugia nel precompilato, e nel linguaggio standardizzato. Nulla di sconvolgente, ma Fubar è la dimostrazione di un certo stato di salute della serialità. Una serialità che non si sforza di andare troppo in là, spingendo al minimo l'acceleratore.
Chiaro, c'era da aspettarselo, e al netto della scrittura che scricchiola (o meglio, che perde dimensione), risulta sempre efficace la presenza di un attore come Arnold Schwarzenegger. Catalizza l'attenzione, tiene botta, tiene il ritmo. Con lui, Monica Barbaro, che abbiamo scoperto in Top Gun: Maverick, dimostrando di saper davvero riempire la scena. Un duetto papà e figlia, un duetto quindi assurdo nel suo contesto da spy comedy, nel quale l'azione richiama quella di un certo filone action, in cui lo humour era una piacevole aggiunta. Altri tempi, però: oggi il riciclo stagionale rende tutto piuttosto piatto, offrendoci sempre più materiale. Materiale però troppo quadrato nella forma, nelle intenzioni e nella sostanza.
Conclusioni
Un tono pigro, e generalmente poco coinvolgente, per una serie dai riverberi in stile anni Novanta. Come detto nella nostra recensione, Fubar è la classica serie che miscela action e humour, puntando direttamente alla top 10. Arnold Schwarzenegger e Monica Barbaro funzionano, il resto decisamente meno. Per una visione leggera.
Perché ci piace
- Arnold Schwarzenegger e Monica Barbaro.
- Le inflessioni anni Novanta.
Cosa non va
- Una certa pigrizia.
- Il tono, mai strutturato, mai portato fino in fondo.