Frozen - Il regno di ghiaccio arriverà nelle sale italiane il prossimo 19 Dicembre in 500 copie dopo 100 anteprime che si terranno il 15, ma soprattutto dopo l'ottimo esordio al boxoffice americano, dove incassato ben 93 milioni di euro nei primi giorni di programmazione battendo il record detenuto per 14 anni da Toy Story 2 come miglior debutto del Thanksgiving. Ad accompagnarlo nella sua presentazione alla stampa nostrana ci hanno pensato i due registi Chris Buck e Jennifer Lee, già autori di Rapunzel - L'intreccio della torre e Ralph Spaccatutto, ed il produttore Peter Del Vecho che hanno raccontato l'approccio dato alla storia e gli adattamenti rispetto all'originale La regina delle nevi di Hans Christian Andersen.
Frozen ha come protagonisti due sorelle, Anna ed Elsa, ed è incentrato sul viaggio della prima alla ricerca della seconda, fuggita dopo aver perso il controllo dei suoi poteri ed aver improgionato la loro cittadina, Arendelle, in una morsa di gelo. Anna, in italiano Serena Rossi, è accompagnata nel suo viaggio dal montanaro Kristoff e la sua renna Sven, oltre che dal simpatico pupazzo di neve Olaf, che ha la voce di Enrico Brignano. A dar voce ad Elsa è invece Serena Autieri in un film in cui, nella miglior tradizione Disney, le canzoni hanno un peso narrativo rilevante e vengono accompagnate da un comparto tecnico notevole.
I due registi hanno raccontato alla stampa le scelte fatte nell'adattare la fiaba di Andersen, datata 1845, per il pubblico contemporaneo.
I film di animazione da fiaba sono una tradizione Disney sin da Biancaneve. Come ci si sente ad entrare a farne parte? Chris Buck: È un onore lavorare alla Disney e continuare a raccontare favole, così come era in passato. Sono cresciuto con i film Disney ed il mio preferito era Pinocchio, il primo che ho visto e che è entrato a far parte di me. Ed adoro raccontare questo tipo di storia.
Jennifer Lee: Sappiamo che lo stesso Disney avrebbe voluto fare questa storia e quindi esserci riusciti significa tantissimo. Anche io, come Chris, sono cresciuta con i film Disney ed amavo Cenerentola. Essere riusciti nel 2013 a realizzare un film con cui è facile identificarsi è molto interessante e bello.
Signor Del Vecho, lei eredita questa responsabilità e porta avanti la tradizione. Peter Del Vecho: Tutti noi amiamo raccontare delle storie, che siano delle epopee con grandissimo respiro e portata. Quello che diciamo è che non vogliamo raccontare storie che siano realistiche, ma che siano credibili, capaci di avvolgere il pubblico e portarlo in un altro mondo.
Riguardo l'adattare il personaggio della regina di ghiaccio, come mai era un problema che fosse un personaggio negativo, quando nella tradizione Disney è da sempre presente questo aspetto? Jennifer Lee: Credo che un aspetto interessante della storia, oltre al mistero della regina delle nevi, al fatto che di lei non si sapesse praticamente nulla, sia la parte poetica e simbolica. Quando abbiamo iniziato ad esplorare il personaggio, chi fosse la regina delle nevi, più andavamo avanti più ci convincevamo che sarebbe stato bello creare qualcosa di diverso. Nel senso che abbiamo visto tanti cattvi, ma ci sembrava interessante creare un personaggio più complesso, più sfaccettato, meno semplice e lineare di quelli conosciuti finora. Più imprevedibile del classico binomio buono/cattivo.Chris Buck: Quando l'autore della colonna sonora ha scritto la sua canzone, Let it Go, questo brano ha cambiato quasi completamente la nostra visione di Elsa. Prima la vedevamo come la cattiva, mentre questa canzone ha riscritto totalmente il primo atto, è stato un punto di svolta che ha cambiato la nostra visione ed il nostro approccio ad Elsa, rendendola qualcuno che lo spettatore segue di più, per cui può provare qualcosa.
Signora Lee, le principesse Disney sono anche un modello per le donne ed ora sono cambiate, con una svolta che possiamo definire un po' più femminista. Inoltre lei è la prima regista donna in Disney: è vero, come raccontò la regista di Brave, che quello dell'animazione è un ambiente a predominanza maschile? Jennifer Lee: Sono cresciuta in Disney ed amo molte delle loro eroine. Ma erano state realizzate in questo modo per i tempi in cui sono nate, mentre io faccio film nel 2013 e mi piace avere personaggi moderni, con i quali ci si può identificare, con dei difetti, incasinati, imperfetti. Quello che abbiamo cercato di fare non è stato dire che deve esserci un cambiamento, ma rappresentare qualcosa che si adatti meglio a quello che noi donne siamo oggi. Quanto all'essere la prima regista donna, ho iniziato a lavorare a Ralph Spaccatutto e già metà della troupe era costituita da donne, quindi non l'ho percepito come un problema e non so se in passato lo è stato. Quello che posso dire è che il fatto che ci sia equilibrio oggi in termini numerici tra uomini e donne fa sì che i personaggi siano più bilanciati ed equilibrati. Ed è qualcosa che fa onore a questo mondo ed a Disney, perché il cinema live action è rimasto indietro da questo punto di vista.Disney rappresenta una parte importante della cultura popolare. Fino a ieri siete stati appassionati come noi, mentre oggi siete ufficialmente creatori di prima linea di un film Disney. Quanto è diverso Frozen dai precedenti lavori degli studios e quanto è invece in linea con il passato? Cosa rappresenterà nei prossimi anni per la Disney? Chris Buck: Come dicevamo prima, siamo cresciuti con i film Disney e sono parte integrante di quello che siamo, anche se ovviamente cerchiamo di dare la nostra versione della contemporaneità. Ma non possiamo prescindere da quella che è la tradizione Disney. Cerchiamo di fare film che possano essere per tutte le età, che possano dare un messaggio, che facciano rideree e piangere, ma anche dare un po' di speranza ai bambini di oggi.
Un aspetto importante dei film Disney sono i comprimari, una parte portante di questi lungometraggi. In questo film è Olaf. Quanto è difficile scrivere un personaggio del genere? Jennifer Lee: E' una sfida. Olaf è stato pensato da Chris, lui ha avuto l'idea dell uomo che cade a pezzi senza sentire dolore. Io devo dire che sono stata la rompiscatole che ha voluto che avesse una funzione all'interno della storia, non solo un personaggio buffo messo lì tanto per far ridere. Quando abbiamo elaborato le due sorelle, ci siamo ci siamo resi conto che Olaf poteva avere una parte importante nella loro storia, perché rappresentava il loro amore innocente. In questo modo diventava una parte integrante della narrazione ed allo stesso tempo apportava il suo contributo divertente.