Chi conosce e ama l'animazione sa quanto lungo e complesso sia il lavoro necessario a portarci sullo schermo uno dei film che conquistano il pubblico. La docuserie Frozen II: Dietro le quinte, disponibile su Disney+ dal 26 giugno, non fa che confermare questa grande verità, ma abbiamo avuto la fortuna e l'onore di poter approfondire il tema in modo diretto con uno dei due registi del film, Chris Buck, in una piacevole chiacchierata telefonica in cui non ci ha solo raccontato qualche dettaglio del processo creativo, ma anche un paio di simpatiche curiosità sul suo lavoro e sul mondo di Frozen II.
Una lavorazione complessa
Come si nota nella docuserie, realizzare Frozen II è stato un viaggio "nell'ignoto". Ci racconti il processo che ha reso la visione del film sempre più chiara?
Chris Buck: Ogni film d'animazione è difficile e credo che il documentario mostri con precisione quanto ogni film sia una sfida. Penso che un sequel abbia sue proprie difficoltà e per me la principale è di restare fedele ai personaggi, ma allo stesso tempo lasciare che possano crescere. È quello che abbiamo cercato di fare con Frozen II - Il segreto di Arendelle, per questo è necessario metterli alla prova, spingerli in territori inesplorati, ma è eccitante e stimolante vedere in che direzione andranno e se sembra la soluzione giusta per loro.
Nella serie vediamo che ricevete feedback dai vostri colleghi dopo le proiezioni interne. Ricordi l'appunto più utile che avete ricevuto?
Più che una nota specifica, quello che è utile è vedere quante persone fanno notare le stesse cose. Se molti sono confusi dalla stessa parte di film, allora vuol dire che abbiamo un problema, ma se si tratta di una segnalazione isolata, può dipendere da una inclinazione personale, capita anche a me quando commento la lavorazione di altri film. Quindi bisogna saper distinguere gli appunti che riceviamo e credo che il segreto sia di raccogliere tutto quello che ci viene detto e cercare di andare anche al di là di ciò. A volte non è necessariamente l'appunto o la soluzione proposta in sé a essere importante, ma l'indicazione che ci sia qualcosa che non va in una scena e quindi che è necessario riscrivere qualcosa per migliorare.
C'è qualcosa che non è stato possibile inserire nella versione finale del film e che rimpiangi di non essere riuscito a mantenere?
Bè, c'è una canzone, è una canzone di Kristoff e Anna, ma soprattutto Kristoff, che amavo. Credo sia presente nell'homevideo e anche nella docuserie. Abbiamo cercato di farla funzionare, perché è una canzone molto carina con lui che cerca di dichiararsi ad Anna, che si unisce a lui in un duetto molto divertente. È stata dura tagliarla, ma faceva aprire il personaggio troppo presto visto che faceva parte del primo atto, e abbiamo capito che serviva dare più respiro al suo arco narrativo e non farlo arrivare a quel punto fin quasi al finale. Ci ho sofferto molto, ma è la storia che comanda e siamo stati costretti a eliminarla.
E invece qual è la scena più complessa del film e perché?
La scena più complessa... su tutte, credo la canzone Mostrati. È anche nel documentario e potete vedere che sfida che è stata, perché è il culmine del viaggio di Elsa e dei due film di Frozen, è tutto in quella scena. Viene verso la fine del secondo atto del secondo film, quando ci sono già state Let it Go e Nell'ignoto e quindi porta su di sé anche il peso delle canzoni precedenti. E del film, entrambi i film. C'erano così tante cose da fare nel modo giusto, e così tante che abbiamo provato pensando che avrebbero funzionato, ma non andavano. Ne abbiamo provate molte versioni, molte più di quelle che potete vedere nel documentario, e ci sono state tantissime discussioni. Quindi sì, per me è quella la scena più complessa da realizzare, che è arrivata anche molto tardi nel processo di definizione della storia, quando c'erano già delle componenti visive che è stato necessario modificare.
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I personaggi e le emozioni
Come lavori insieme a Jennifer Lee? Come condividete idee e compiti nel corso della lavorazione?
Abbiamo lavorato insieme sin dal primo film e ci conosciamo benissimo. Parliamo molto, discutiamo tra noi, ne parliamo con il nostro Head of Story e gli altri Story Artist, poi lei va via e scrive. A volte torna dopo qualche giorno, altre volte nel mezzo della produzione arriva con pagine scritte ogni mattina, ne parliamo e le sviluppiamo. Adoro lavorare con Jennifer, è così incredibilmente creativa e collaborativa che è un piacere lavorare con lei. Ma tutto torna sempre allo stesso punto: i personaggi. Assicurarsi che siano fedeli a se stessi, ma lasciandoli crescere e andare oltre le proprie confort zone.
I personaggi di Frozen sono come membri della famiglia per tanti bambini di tutto il mondo. È così anche per voi?
Ti racconto una storia che ti fa capire quanto siano una famiglia per me. Era più o meno un mese dopo l'uscita del film e sentivo di dover prendere una pausa da questi personaggi. E ho fatto un sogno: ero alla guida di una station wagon, una vecchia station wagon, e tutti i personaggi di Frozen erano sul sedile posteriore. C'erano Anna, Elsa, Olaf, Kristoff, Sven... tutti sul sedile posteriore a parlare, urlare, ridere e chiedere "manca molto?" come fanno i ragazzini in auto. Ho fermato la macchina, ho aperto tutte le portiere e loro sono corsi fuori. Li ho salutati pensando "dovete cavarvela da soli adesso" ed è stato un momento felice, un addio felice, ma con un sapore agrodolce, perché sono una parte di me. È come dici tu, sono una famiglia, guardo a tutti e cinque come membri della mia famiglia. Gli voglio bene e mi mancano ora che non passo del tempo con loro ogni giorno. Ma penso che siano felici dove sono ora.
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Per noi spettatori ha un sapore magico poter vedere Kristen Bell, Idina Menzel e gli altri voice talent recitare e cantare le canzoni. Cosa provate voi la prima volta che li vedete nei panni dei personaggi?
Per noi è molto emozionante. Facciamo dei provini prima, quindi passiamo del tempo con gli attori prima che inizino il loro ruolo, impariamo a conoscerli e alcuni ci stupiscono. Kristen Bell, per esempio, è stata una sorpresa meravigliosa, non avevamo idea che avesse una voce così strabiliante finché non è venuta a fare i provini. Eppure lavorare con loro nello studio di registrazione è un vero spasso. Ce ne stiamo lì con loro a pochi passi, dietro il vetro, e giochiamo, creiamo i personaggi e le scene insieme, e poi vederli animati per la prima volta è da brividi. Le scene che vedete nel documentario, con loro che recitano i dialoghi, sono voci che emergono da quei personaggi per la prima volta. Ma è tutt'altra esperienza quando provano le canzoni, quella è una cosa da pelle d'oca, è come il giorno di Natale per noi. Siamo fortunati, abbiamo un gran cast. Idina Menzel è straordinaria, Jonathan Groff è incredibile. E poi Kristen Bell e Josh Gad, un cast incredibile con voci fantastiche. È una gioia star lì seduti ad ascoltarli.
Mi sono venute letteralmente le lacrime agli occhi vedendo la reazione tua e di Jennifer Lee la prima volta che ascoltare la versione definitiva di Nell'ignoto e penso che sia fantastico poter avere questa opportunità grazie a Disney+. Sei d'accordo? Pensi che sia importante condividere questa parte del vostro lavoro con il pubblico?
Oh sì, assolutamente. Siamo stati molto disponibili con la troupe del documentario, gli abbiamo detto che potevano riprendere quello che volevano e non ce ne siamo preoccupati, Penso che sia importante mostrare quelle emozioni, far vedere quanta passione mettiamo in questi film, quanto ci teniamo e quanto sia eccitante per noi quando il lavoro ci soddisfa. Il momento a cui ti riferisci è l'ascolto della canzone di Idina Menzel con la base suonata dall'orchestra, che non avevano ancora avuto modo di ascoltare. C'era stata una versione demo con una base sinfonica molto minimal, quindi ascoltarla con il pieno orchestra è stato travolgente. Credo che sia interessante per il pubblico vedere questi momenti. Mia moglie ha guardato gli episodi con me e persino lei era senza parole. Sono contento che possiate vedere quanto possa essere emozionante a volte il nostro lavoro.