Ci aveva stupito per il plot abusato eppure sempre affascinante in tv, e ora torna rincarando fortemente la dose e rimandando alla serialità venuta prima di lei. Come spiegheremo nella recensione di From 2, la seconda stagione del thriller disponibile dal 19 maggio su Paramount+ con appuntamento settimanale, la serie almeno dai primi episodi visti in anteprima è riuscita a non dormire sugli allori e a superare brillantemente lo scoglio del secondo ciclo di episodi, come sappiamo sempre difficile da raggirare. Eppure è la dimostrazione che si possono ancora realizzare mystery puri e allo stesso tempo ibridati da molti generi e sottogeneri in tv, facendo centro.
Quel ritorno nel bosco
Ci sono molti rimandi alla seconda stagione di Lost in From 2, come struttura narrativa e come idee per aumentare l'elemento soprannaturale e misterioso al centro della trama. Il più eclatante è sicuramente il pullman che era arrivato a sorpresa nel precedente finale davanti alla tavola calda del paesino sperduto nel nulla dove sono bloccati tutti i protagonisti. Questo porta 20-25 persone, e quindi personaggi nuovi, a scardinare il già precario equilibrio raggiunto nel ciclo inaugurale dagli abitanti. Non possono non far venire alla mente i celeberrimi Altri di lostiana memoria. Nella seconda stagione del cult ABC scoprivamo un'altra area dell'isola fino a quel momento inesplorata e lo stesso accade in queste nuove puntate. Le nuove domande superano di gran lunga le nuove risposte ma è questo il bello del supernatural drama che sa sorprendere in modi nuovi e creativi già nei primi episodi. Proprio come gli Altri però dimostravano man mano un legame con i sopravvissuti a cui ci eravamo affezionati, anche qui i nuovi arrivati in città dimostreranno di essere connessi a chi già ci abita suo malgrado.
From, la recensione: quella cittadina nel bosco
Quell'incubo nel bosco
From, nonostante l'assetto a volte profondamente generalista, riesce a incanalare le paure più profonde dell'uomo e a sputarle in faccia allo spettatore, proprio come le carni di cui si nutrono i misteriosi e inquietanti mostri che appaiono solamente di notte nella cittadina pronti a fare a pezzi i suoi abitanti. I proverbiali mostri sotto al letto, o forse specchio del marcio che c'è nell'animo di quegli stessi abitanti e nel loro passato? Mostri che a primo acchito appaiono sorridenti (con un sorriso inquietante degno del Joker) e che ben presto rivelano la propria vera natura... proprio come gli esseri umani.
Non ci sono solo nuove background story in arrivo ma anche nuove complicazioni e relazioni che si evolvono, rompono, ricostruiscono. D'altronde il titolo dello show di John Griffin, che si sta davvero sbizzarrendo pescando a piene mani dal cinema, dalla serialità e dalla letteratura, in primis le influenze di Stephen King come maestro dell'horror, parla della provenienza dei personaggi e non del loro punto di arrivo. Un serial a metà strada tra Castle Rock, Wayward Pines, Twin Peaks, tra thriller psicologico e analisi sociale, che ci ricorda che la paura che proviamo noi spettatori e anche i personaggi non è tanto quella per i mostri e per gli orrori che vediamo ma soprattutto per quello che si cela sotto l'iceberg e che se, se svelato, potrebbe cambiare tutto per sempre.
Paramount+: le 5 serie da vedere sul nuovo servizio streaming
Quella ciclicità nel bosco
Dicevamo che in From il topos narrativo della casa stregata e infestata diventava quello della città. Questo si acuisce nel secondo ciclo, in cui sembra davvero che la cittadina controlli i propri abitanti e abbia occhi e orecchie dappertutto. Fin dal finale della prima stagione con quella connessione aperta attraverso la radio e quella voce che sapeva esattamente di parlare con Jim Matthews e che sua moglie stava per sprofondare nel terreno sotto la loro casa. Sono tante le teorie che i fan potranno sviluppare dagli avvenimenti di questi primi episodi e le coincidenze che continuano a susseguirsi e agguantarsi non fanno che aumentare la tensione narrativa. Si crea così un cortocircuito nelle sinapsi del pubblico, pronto a sorprendersi ancora una volta e cercare di capire come passato, presente e futuro siano collegati in una serie che si sta dimostrando sempre più ciclica. Quasi un'allegoria della Storia che è destinata a ripetersi, e che istintivamente ci fa sentire vicini ai personaggi.
Non solo per il cast già rodato che è stato estremamente furbo - tra tutti citiamo Harold Perrineau che la spiaggia di Lost l'ha vissuta per molte stagioni, Eion Bailey, il Pinocchio di C'era una volta, e infine Simon Webster, ulteriore conferma di come negli Usa sappiano scegliere i giovanissimi protagonisti. Ma anche per quello delle new entry - su tutti colpiscono subito una manciata di attori meno conosciuti ma i cui personaggi abbiamo già intuito essere decisivi ai fini della trama, come l'infermiera pediatrica Marielle (Kaelen Ohm) e il ragazzo nero sensitivo Elgin (Nathan D. Simmons). From è anche una serie che non ha paura di osare, di uccidere i propri personaggi, perché in questa cittadina nessuno è davvero al sicuro. Almeno finché non capiranno perché sono rimasti intrappolati lì e come faranno ad andarsene.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di From 2 felici che la serie non abbia dormito sugli allori e abbia deciso di alzare la posta in gioco, pur rimanendo in alcuni schemi narrativi molto generalisti, aumentando le domande più che le risposte messe in testa allo spettatore. Continua una messa in scena che omaggia l’horror tra cinema, tv e letteratura e soprattutto impara e metabolizza le lezioni lostiane e kinghiane.
Perché ci piace
- Le new entry, già ben caratterizzate e pronte a ribaltare la storia ancora una volta.
- La possibile ciclicità della storia che ci viene fatta intendere.
- Gli omaggi a Lost e Stephen King.
- I colpi di scena ben assestati e le domande che aumentano…
Cosa non va
- … che potrebbero far soffrire chi ha bisogno di risposte immediate.
- Rimane, per certi versi, molto generalista.