"They're coming" - "Who's coming?"
Iniziamo con una delle citazioni più celebri di Fringe per ricordare che il 18 gennaio di 10 anni fa negli Usa andava in onda su FOX l'ultimo episodio della serie cult. Un cult di nicchia diventato ben presto, negli anni, grazie a passaparola, repliche e passaggi su varie piattaforme (attualmente lo potete trovare su Prime Video) un gioiellino fantascientifico che ha in un certo senso ereditato qualcosa da Lost (avendo in comune tra gli ideatori J.J. Abrams) e da X-Files (con cui aveva in comune i casi della settimana e il rapporto tra scienza e fede, così come con Lost).
Per poi riuscire a prendere una strada propria (obiettivo non facile) e aver addirittura influenzato alcune serie di genere che sarebbero venute dopo (altro obiettivo per niente scontato). Un apparente procedurale sci-fi che si è dimostrato ben presto (e questa è stata la sua forza) estremamente orizzontale e non verticale a livello di trama e di implicazioni sui personaggi. Il plot twist importante alla fine della prima stagione permetteva allo spettatore di vedere il serial sotto un occhio nuovo e completamente diverso.
Scienza di confine
Ideata da J.J. Abrams insieme a Alex Kurtzman e Roberto Orci, Fringe come da titolo si concentrava sulla scienza di confine, ovvero quegli eventi che si trovano a metà strada tra il comprensibile e l'inspiegabile. Tra la scienza e la fede. Proprio quella dicotomia che era al centro di Lost e che tanto è stata presente nella serialità successiva. Personaggi spesso in contrasto tra ciò che si poteva provare e toccare, e ciò in cui bisognava credere. Nello show esiste quindi la Divisione Fringe dell'FBI di Boston, in Massachusetts, che opera sotto la supervisione del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti. Nel pilot l'agente Olivia Dunham (Anna Torv, che in questi giorni starete ri-apprezzando in The Last of Us) viene messa in contatto con il Dr. Walter Bishop (John Noble, il Denethor del Signore degli Anelli) e suo figlio Peter (Joshua Jackson, nel suo primo ruolo post Dawson's Creek) per riuscire a svelare un mistero riguardo al crollo di un aereo (qualcuno ha detto Lost?).
Le indagini porteranno nelle puntate successive nientemeno che ad un altro universo (ecco il Multiverso ben prima del tempo in tv) che si rivelerà nato da una delle azioni e dei sentimenti più umani di sempre: l'amore per un figlio e il non riuscire a lasciarlo andare. Quando si dice che la fantascienza più riuscita è quella più umana di tutte, forse è vero e prodotti come Fringe ne sono la riprova. Questa tematica attraverserà show successivi come Counterpart (purtroppo inedito in Italia), in cui si parla proprio di un altro universo nato sempre da un gesto e un affetto profondamente umani, o Calls (un'audio-serie che trovate su Apple Tv+).
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Scienza e fede
Il triangolo formato da Olivia, Walter e Peter rappresenta perfettamente i due (tre) lati della medaglia quando parliamo di scienza e fede. C'è Olivia, agente dell'FBI addestrata a credere a ciò che vede ma per esperienze della propria vita disposta a credere anche a ciò che non riesce a spiegare. Peter, che si è sempre sentito trascurato da Walter come figlio, ha rinnegato tutte le stramberie del padre, quindi è fermamente deciso a non credere a nulla che nemmeno si avvicina alla linea di confine. Il tempo, la verità sulla sua origin story e gli avvenimenti che lo travolgeranno gli faranno cambiare idea, o comunque mettere in dubbio le sue così forti convinzioni.
Infine abbiamo l'incredibile personaggio di invece Walter, uno scienziato ma allo stesso tempo un uomo portato ad aprirsi allo spettro delle possibilità. Proprio il suo credere all'impossibile (o apparentemente tale) gli ha portato una certa reputazione tra gli accademici ma allo stesso tempo lo rende il perfetto rappresentante delle due identità e della dicotomia al centro dello show, che confluiscono così in un'unica persona. La serie ha fatto conoscere al pubblico anche elementi come la vasca di deprivazione sensoriale che serviva ad Olivia per entrare in un certo tipo di stato mentale - altro che Eleven di Stranger Things. O personaggi iconici come gli Osservatori (calvi) e Gene, la mucca di Walter.
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Qualcuno ha detto Multiverso?
Come Fringe sia riuscita a giocare con il Multiverso, arrivando nella terza stagione a sovrapporli e confonderli, è qualcosa di incredibile (soprattutto all'epoca). Lo show arrivò a far interpretare quasi un quadruplo ruolo ai protagonisti, su tutti la Bolivia di Anna Torv e il Walternate di John Noble. Un esperimento non facile, che diede i suoi frutti anche a livello delle interpretazioni degli attori che poterono sbizzarrirsi e dare grande prova delle loro doti. Il Multiverso ha permesso anche a livello promozionale di giocare con i Walter, Peter, Liv dei vari universi nei poster e trailer promozionali, nei costumi e nel trucco, e così via. Senza dimenticare i glifi, immagini che apparivano per pochi secondi negli episodi (nella versione italiana presenti solamente nell'edizione home video) e raffiguravano alcune immagini - una foglia, una mela, un fiore, una farfalla, una rana, un cavalluccio marino, una mano e un volto - che fungevano da codice per raccontare la fringe science al centro del serial.
A proposito di scienza e fede, Peter e Olivia ricordano Mulder e Scully per il loro continuo battibeccare e scontrarsi a livello dialettico su ciò in cui credono, cercando di convincere l'altro. Oltre alla reciproca attrazione, ovviamente (non bisognerà aspettare 9 anni per un bacio, come in X-Files ma poco ci mancava). Avranno addirittura una figlia (Georgina Haig) che nell'ultima stagione sarà centrale per una conclusione che ha forse cambiato troppo l'identità del serial e le carte in tavola, complicando inutilmente la trama. Ma non possiamo non dire comunque grazie a Fringe perché senza di lei non ci sarebbe stata la fantascienza seriale più recente e più umana.
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