Freud, la nuova serie austriaca di Netflix in catalogo dal 23 Marzo, spiazza e racconta un personaggio storico con approccio thriller/fantastico e originale. E mette in chiaro le sue intenzioni sin dalla primissima sequenza che mette in scena una seduta ipnotismo. Abbiamo avuto modo di discutere le scelte nell'affrontare la figura di Sigmund Freud al recente festival di Berlino, dove la serie è stata presentata nella sezione Berlinale Series, con i due creators Benjamin Hessler e Stefan Brunner, oltre che con il regista Marvin Kren, specializzato in storie a base di tensione, per farci raccontare il lavoro fatto sul personaggio e la storia in cui è immerso.
La video intervista al regista e i creator della serie Netflix
Non il Freud che ci aspettavamo
Tutti conosciamo Freud, ma ne abbiamo un'immagine da anziano che "guarda in camera in modo sinistro", ci racconta il regista Marvin Kren, ma "ha distrutto tutti gli scritti di quando era un giovane medico e questo ci ha lasciato la libertà creativa di approcciare al giovane Freud". Una libertà in cui gli autori si sono mossi, costruendo una storia di mistero, un thriller con risvolti fantastici, ma senza tradire gli aspetti storico-biografici: dove ha lavorato, dove ha vissuto e "com'era essere un giovane medico ebreo in una Vienna dove l'antisemitismo cresceva."
Freud, parlano i protagonisti: "La serie è stata una scoperta continua"
Un personaggio complesso da mettere di fronte al mistero, la parte più coinvolgente per lo spettatore. Dell'immaginario consolidato di Sigmund Freud ci hanno parlato anche i due creator Benjamin Hessler e Stefan Brunner, un'immagine che scaturisce anche nella convinzione "del tipo di show che dovrebbe essere fatto su questo personaggio" e la volontà di sovvertire queste aspettative, ma senza scivolare in qualcosa di artificioso: quel che ci viene mostrato non è ancora il Freud che tutti conoscono, ma "una sua intrigante premessa" (ne abbiamo parlato nella nostra recensione di Freud).
L'ipnotismo e la tensione
"Non è uno show particolarmente solare" ci dicono gli autori quando chiediamo delle ispirazioni e influenze, citando anche Peaky Blinders ma sottolineando che si è cercato di trovare una propria strada partendo "dall'oscurità, anche interiore" e senza rinunciare all'umorismo e l'umanità tipici dei Viennesi. Di certo "le parti dedicate a incubi e visioni sono state entusiasmanti" per il regista Marvin Kren, specialista del settore, "e hanno a che fare con l'ipnosi: per me era davvero importante capire com'è essere ipnotizzati. Così mi sono fatto ipnotizzare prima di compiere le mie ricerche!" E c'era stata anche l'idea di far seguire la pratica anche al cast, con un ipnotista presente sul set, ma per loro fortuna hanno desistito.