Nino Frassica deve essersi ormai affezionato alla divisa della Benemerita. Del resto i panni di Nino Cecchini, fedele compagno di Don Matteo, hanno donato all'interprete messinese una seconda giovinezza artistica, dopo la fama raggiunta negli anni Ottanta grazie alle trasmissioni surreali di Renzo Arbore. Adesso, dopo la comparsata sempre nel ruolo di brigadiere per la megaproduzione The Tourist (un cameo di cui va fiero nonostante le critiche della stampa nostrana), Frassica si tramuta di nuovo in un maresciallo sui generis per La scomparsa di Patò, adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Andrea Camilleri. Questa volta però l'ambientazione è d'epoca: siamo nella Vigata di fine Ottocento, e il maresciallo Giummarò deve cooperare di malavoglia con un delegato di polizia di origini napoletane (Maurizio Casagrande) per risolvere l'enigma della sparizione del ragioniere Patò (Neri Marcoré), dileguatosi misteriosamente durante la rappresentazione del Venerdì Santo. Il film, diretto da Rocco Mortelliti e sceneggiato da Maurizio Nichetti, dopo la presentazione di due anni fa al Festival di Roma esce finalmente nelle sale grazie all'etichetta indipendente Emme cinematografica. È l'occasione per chiacchierare con Frassica della genesi del progetto, della lavorazione svoltasi nei luoghi reali un cui è ambientato il racconto, e del suo contributo d'interprete in coppia con Casagrande; senza però dimenticare di accennare dei progetti futuri in cui è coinvolto l'incontenibile attore, che ama ormai dividersi tra fiction di successo, partecipazioni cinematografiche, conduzioni televisive e radiofoniche. Il tutto sempre con quella vena d'ironia surreale, al limite del grottesco e del demenziale, che è fin dagli esordi il marchio di fabbrica dell'inventiva e originale vis comica di Ninnì.
Cosa ti ha spinto ad accettare il ruolo del maresciallo dei carabinieri Giummarò, vero e proprio protagonista del film insieme al delegato della pubblica sicurezza Bellavia? Avevi già letto il libro di Camilleri?Appena mi hanno fatto il nome di Andrea Camilleri ho detto subito di sì. Avrei accettato di fare qualunque cosa - anche una cosa che non c'entrava col cinema - in cui fosse coinvolto geniale autore de il Commissario Montalbano. In più, avevo già letto La scomparsa di Patò, e l'avevo trovato straordinario per il modo in cui mescola una grande varietà di lingue e dialetti, ma al tempo stesso molto difficile da trasporre al cinema. Devo dire, però, che sono rimasto davvero impressionato quando ho letto la sceneggiatura e ho visto come Maurizio Nichetti e Rocco Mortelliti sono riusciti a trasformare le pagine letterarie in immagini.
Durante la lavorazione del film avete potuto contare anche sul supporto di Andrea Camilleri?
Decisamente, ed è stata una fortuna poter lavorare a stretto contatto con l'autore del testo, anche se Camilleri non era fisicamente presente sul set, ma veniva puntualmente interrogato al telefono dal regista. Dato che la storia è ambientata nella Vigata di fine Ottocento, il contributo dello scrittore è stato fondamentale soprattutto per riuscire a mantenersi fedeli alla ricostruzione di quel periodo storico. Insomma, Camilleri è stato un faro che ci ha costantemente "illuminato" con la sua presenza. Io però sono stato avvantaggiato anche dal fatto di provenire dalla provincia siciliana, e dunque di conoscere in senso lato quel tipo di ambiente...
Certo. Le riprese sono state effettuate prevalentemente tra Porto Empedocle, Canicattì e soprattutto il piccolo comune agrigentino di Naro, dove è stata praticamente coinvolta tutta la popolazione. In questo modo si è riuscito a creare un ottimo clima sul set, nonostante girare fosse molto faticoso, perché le riprese hanno richiesto molta azione, e inoltre io e il mio collega delegato Bellavia siamo dovuti persino salire in groppa a dei cavalli!
Sebbene il personaggio centrale della storia sia quello di Patò, in realtà al centro del film c'è l'insolita coppia formata dal maresciallo Giummarò e dal delegato Bellavia. Sul set come è stato il rapporto con Maurizio Casagrande? Sembrate una coppia molto affiatata...
Un aspetto determinante del film è dato proprio dal particolare rapporto che si instaura tra questi due co-protagonisti, all'inizio ostili e diffidenti l'uno dell'altro, ma in seguito divenuti grandi amici. Era fondamentale, dunque, che nascesse un feeling particolare tra noi. Pur non avendo mai lavorato insieme a Casagrande ho sempre ammirato il suo talento e l'abilità nell'improvvisare e nel gestire i tempi comici; inoltre entrambi possediamo un background recitativo molto simile, che deriva dal teatro e dalla Commedia dell'arte. È stato quindi molto piacevole lavorare con lui, e devo dire che - parallelamente alla storia di amicizia tra Giummarò e Bellavia che si sviluppa nel film - si è sviluppata anche una forte intesa personale tra noi, perché Casagrande è una persona molto aperta ed è facile legare con lui.
Come avete lavorato con il regista?
Ancora prima di essere un autore di cinema e teatro, Rocco Mortelliti è anche (e soprattutto) un attore molto in gamba, e quindi sa perfettamente come dirigere gli interpreti. Tuttavia questo film ha rappresentato per lui un'autentica sfida, perché ha dovuto gestire la ricostruzione di un intero paese dell'epoca. Inoltre, molte scene hanno richiesto centinaia di comparse, tanto che certe volte più che un direttore di scena mi sembrava un domatore! Il risultato finale è stato ottimo, anche perché questo è un progetto su cui Mortelliti ha lavorato da parecchi anni, e che ha realizzato non soltanto con competenza, ma anche con passione e con il cuore.
Sì, ma c'è improvvisazione e improvvisazione. In questo caso non si è trattato di inventare i dialoghi di sana pianta partendo da un canovaccio, ma anzi abbiamo seguito scrupolosamente la sceneggiatura, a sua volta molto fedele al testo e al linguaggio originale. Quindi l'obiettivo è stato quello di rendere fresco il copione, imprimendo per ogni ciak una nuova vivacità alle battute originali.
Quali sono i tuoi impegni futuri?
Io ho un impiego fisso, che è quello di Don Matteo, e che mi impegna per mesi e mesi ad alzarmi presto la mattina! Durante questo periodo non riesco praticamente a fare altro, tranne qualche piccola partecipazione al cinema e in tv. Ma per fortuna adesso, e per tutto il 2012, inizia il mio periodo di libertà: da poco ho condotto con Simone Cristicchi Meno male che c'è Radio 2 durante il Festival di Sanremo e posso sbizzarrirmi tra qualche spettacolo in giro per l'Italia, cinema (parteciperò a due film girati in Sicilia) e televisione (sto lavorando a un film tv con Renato Pozzetto)
E poi di nuovo Don Matteo?
Quello c'è sempre, anche perché non me la sento di abbandonare il personaggio del maresciallo Cecchini, del quale sarà approfondita sempre di più la vita privata nelle prossime stagioni. Per me è l'occasione per affinare il personaggio e renderlo più umano, ma anche per sviluppare nuove situazioni di comicità a partire dal vissuto quotidiano. In fin dei conti a me è affidato il compito di stemperare l'aplomb serioso del protagonista e di fornire sempre nuove occasioni e spunti di comicità.
La partecipazione al film di Sofia Coppola nel ruolo di presentatore dei Telegatti nasce probabilmente da un equivoco. Guardando un mio filmato su internet ha immaginato che io fossi un perfetto rappresentante della televisione pacchiana italiana, senza comprendere il mio intento ironico e comico. Anche quella di The Tourist è stata una bella esperienza, sebbene rovinata in parte dalle reazioni della stampa italiana (in particolare quella del web), colpevole di eccessivo provincialismo, che per puro pregiudizio si mette a criticare gli interpreti italiani coinvolti in un set internazionale. Vedrai che succederà la stessa cosa quando uscirà anche il nuovo film di Woody Allen ambientato a Roma. Comunque io posso dire di avere avuto l'onore di lavorare al fianco di registi pluripremiati, alcuni anche vincitori di premi Oscar, come Giuseppe Tornatore e Florian Henckel von Donnersmarck.
Non hai un po' nostalgia dei film demenziali interpretati all'inizio della tua carriera, tra cui l'esilarante Il Bi e il Ba?
Mi piacerebbe realizzare tanti progetti, anche di questo tipo. Il problema è che se entri in circuiti più nazional-popolari, come quelli della fiction, sembra che tu non possa fare altro. Ma riesco lo stesso a trovare ancora delle valvole di sfogo per la mia comicità più surreale, ad esempio interpretando degli sketch nel programma radiofonico di Lillo e Greg 610 su Radio 2 e nel nuovo show televisivo di Sabina Guzzanti su La7.