Francesca Archibugi gira Romanzo famigliare: "Le serie tv? In Italia siamo indietro"

In un incontro col pubblico livornese la regista ha parlato a ruota libera di serialità, futuro del cinema e metodi di regia nella città in cui sta ultimando le riprese della fiction Rai con Giancarlo Giannini, Vittoria Puccini e Guido Caprino.

A 12 anni dalla miniserie Renzo e Lucia, Francesca Archibugi torna a lavorare per la televisione. Un'eccezione nella sua carriera, ma il momento è fecondo. Da qualche anno l'onda lunga delle produzione seriali internazionali ha stimolato l'Italia a darsi da fare per mettersi al passo coi tempi. Il fatto che show americani, inglesi o francesi siano più innovativi e stimolanti di tanto cinema è ormai un fatto assodato. Le serie veramente innovative prodotte in Italia si contano ancora sulla punta delle dita, ma il fatto che la stessa Rai, baluardo della tradizione, abbia voluto Francesca Archibugi al timone di una sua fiction indica una chiara volontà di cambiamento.

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E parlare di timone, in questo caso, è particolarmente corretto visto che Romanzo famigliare (con la g, in omaggio a Lessico famigliare di Natalia Ginzburg) si svolge in gran parte a Livorno, all'interno dell'Accademia Navale. "Dopo aver girato 5 mesi di interni a Roma e in parte a Torino, Livorno ci sta dando tantissimo. È una città diversa dalle altre, non è ieratica e monumentale come Lucca o Siena, è piena di vita. E l'Accademia Navale è unica, è un ambiente chiuso, fuori dal tempo. Abbiamo scelto Livorno proprio per la presenza dell'Accademia, visto che uno dei personaggi (a giudicare dalle poche foto circolate finora dovrebbe trattarsi di Guido Caprino, ndr) è un Comandante che insegna lì dentro. C'è solo una cosa che non capisco. Ogni volta che la gente vede un proiettore per la strada comincia a sbuffare e a lamentarsi 'Basta con Virzì'. Perché? Povero Virzì, che vi ha fatto?".

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Una fiction al passo coi tempi

Romanzo famigliare: una Guido Caprino gira in Accademia Navale
Romanzo famigliare: una Guido Caprino gira in Accademia Navale

Francesca Archibugi e Paolo Virzì sono amici di vecchia data, visto che sono stati compagni di studi al Centro Sperimentale, allievi entrambi di Furio Scarpelli. "È stato Paolo a farmi conoscere Livorno più di vent'anni fa, quando la signora Franca, sua madre, aveva l'ombrellone ai Bagni Pancaldi. Se sono qui è anche colpa sua". Di recente Paolo Virzì ha coinvolto Francesca nella scrittura de La pazza gioia, collaborazione che ha fruttato un Nastro d'Argento per la sceneggiatura. "È raro che due registi scrivano assieme, ma noi ci siamo divertiti. Abbiamo fatto tanta ricerca e ci siamo trovati talmente bene che ho scritto insieme a Paolo anche il suo nuovo film, The Leisure Seeker, ambientato negli Stati Uniti".

Romanzo famigliare: Francesca Archibugi sul set con Giancarlo Giannini e Marius Bizau
Romanzo famigliare: Francesca Archibugi sul set con Giancarlo Giannini e Marius Bizau

Se Paolo Virzì ha trasmesso a Francesca Archibugi il suo amore per Livorno, è la Rai ad averla chiamata per affidarle la sua nuova fiction livornese, ancora avvolta nel mistero. Da quanto si sa Romanzo famigliare racconterà la storia di una madre trentaduenne alle prese con una figlia sedicenne che rimane incinta, esattamente come la madre alla sua età. Nel cast della serie, in sei puntate, ci saranno Vittoria Puccini, Guido Caprino, Andrea Bosca, Marius Bizau, Pamela Villoresi e Giancarlo Giannini oltre a molti interpreti livornesi. Tra le location cittadine in cui la troupe è stata avvistata, oltre all'Accademia, ci sono il porto, l'ospedale e il Quartiere La Venezia, ma si parla anche di riprese marittime su una versione dell'Amerigo Vespucci ricostruita dentro l'Accademia. In più la fiction promette una componente multimediale, visto che il sito Rai dovrebbe ospitare una storia parallela in cui si ricostruisce la gravidanza della madre avvenuta 16 anni prima degli eventi mostrati in tv. "D'altronde oggi internet e i social fanno parte della nostra vita e bisogna accettare il cambiamento" spiega la Archibugi, rivelando un punto di vista sul cinema assai diverso da quello dei colleghi. "La sala cinematografica è un luogo d'incontro. Certe sale buie e vecchie fanno passare la voglia, invece in Francia o in Inghilterra i cineplex sono diventati un luogo d'incontro in cui ci si riunisce, si mangia qualcosa. Occorre intercettare i desideri del pubblico. Io non demonizzo chi guarda i film a casa propria al pc con le cuffie. È un modo bellissimo anche quello".

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Una regista "invisibile"? Tutt'altro!

Romanzo famigliare: Francesca Archibugi sul set
Romanzo famigliare: Francesca Archibugi sul set

Cordiale e diretta, Francesca Archibugi non teme di esprimere le proprie opinioni, neppure quando risultato scomode. Commentando il record di audience ottenuto la scorsa settimana da I Medici, fiction su cui la Rai ha puntato molto, la regista confessa: "Non ci vedo niente di nuovo. È un prodotto in linea con quello che la Rai ha fatto finora. Anche la scelta di far parlare gli attori in inglese senza motivo, visto che i personaggi sono tutti fiorentini, non è una novità. Sulla serialità in Italia siamo un po' indietro, anche se Sky ha fatto vedere belle cose. The Young Pope di Paolo Sorrentino è un'eccezione. Paolo a modo suo è geniale, non lo ferma nessuno e ha fatto una cosa originalissima. In pochi se lo possono permettere". Anche per Romanzo famigliare, però, la Rai ha lasciato carta bianca alla Archibugi: "Mi sono venuti a cercare e mi hanno dato grande libertà. Ci sono molte parolacce, nessuno mi ha posto limiti. Casomai sono io che ho cercato di creare un linguaggio più adatto a un pubblico popolare".

Romanzo famigliare: Francesca Archibugi con Pamela Villoresi e la direttrice della fotografia Kika Ungaro
Romanzo famigliare: Francesca Archibugi con Pamela Villoresi e la direttrice della fotografia Kika Ungaro

A chi minimizza o critica lo stile registico di Francesca Archibugi ritenendolo troppo semplice, lei risponde: "In realtà sono una regista molto tecnica. La complessità del mio metodo sta nel far sparire la macchina da presa per creare l'illusione che la storia si racconti da sola. Uso focali lunghe e il diaframma basso per ottenere questo effetto, mettendo alla prova ogni volta la troupe. La semplicità, per me, è un punto di arrivo, non di partenza". Tra i temi affrontati dalla Archibugi vi è anche quello, delicato, della disparità di trattamento tra uomini e donne nell'industria cinematografica: "Io sono stata fortunata perché non ho avuto difficoltà. Il mio primo corto ha ricevuto molti premi e i produttori hanno iniziato a cercarmi. Però a parità di incassi e di premi con i colleghi maschi, è come se giocassimo un altro campionato. Sono sempre un passo indietro rispetto a loro".