Altro giro, altra corsa. La Rai, dopo Franco Califano e Margherita Hack, mette a segno uno altro film tv incentrato su una figura fondamentale del nostro paese. Il risultato? Non dissimile, purtroppo, dai suddetti titoli (e se volete approfondire il discorso, qui la recensione di Califano, qui la recensione di Margherita delle stelle). Questa volta, però, il paradigma è più profondo, perché la storia focalizzata è tendenzialmente più lunga, ma il tempo a disposizione è ancora più ristretto. Novantacinque minuti a disposizione, per raccontare (o almeno provare a) la vita di una poetessa incredibile, e che tutt'ora dovrebbe essere inserita nel programma scolastico, tanto quanto trovano spazio Montale o Quasimodo.
Ecco dunque Folle d'amore - Alda Merini, diretto da Roberto Faenza (che mancava in televisione dal 2011) e liberamente tratto dal libro Perché ti ho perduto di Vincenzo Alfano, in onda su Rai1 e disponibile su RaiPlay. Il risultato? Come approfondiremo nella recensione, il film di Faenza, supportato da un cast che definiremo notevole, pur riflettendo il viaggio della poetessa, non riesce a superare i tipici schemi (spesso patinati) di opere similari, puntando al riassunto invece che sulle sfumature di un personaggio archetipo nella sua accecante bellezza, e nella sua potente carica artistica.
Folle d'amore - Alda Merini, la trama: alla scoperta della poetessa
Allora, per volere della stessa produzione, Folle d'amore - Alda Merini si struttura attraverso "i momenti salienti salienti della sua vita". Questa, va da sé, è una base di partenza obbligata rispetto a prodotti rivolti ad un pubblico trasversale (o così dovrebbe essere, essendo un'opera da prima tv Rai). Dunque, il film di Roberto Faenza, parte da Milano: troviamo Alda Merini, interpretata da Laura Morante, all'età di 70 anni, già poetessa. I suoi scritti colpiscono Arnoldo (Federico Cesari), un ragazzo a cui la poetessa finirà per raccontare tutta la sua storia. Lo stesso Arnoldo che fa di cognome Mondadori, e che pubblicherà molte delle sue opere. Folle d'amore - Alda Merini va avanti e indietro nel tempo, presentandoci la poetessa in diverse linea narrative: da bambina, già propendente alla scrittura, e poi da adolescente, quando non viene accettata al licelo classico (da adolescente è interpretata da Sofia D'Elia).
Intanto, le prime poesie, le prime pubblicazioni, l'amore per Giorgio Manganelli (Alessandro Fella), più grande e sposato, e l'amore per Ettore Carniti (Luca Cesa), che diventerà suo marito. Ma Alda è diversa (da giovane è interpretata da Rosa Diletta Rossi), e mentre l'attenzione editoriale si affievolisce, finisce ricoverata in un manicomio. Per dieci anni. In qualche modo, sarà riscoperta dal dottor Enzo Gabrici (Giorgio Marchesi). E poi? Poi, Folle d'amore - Alda Merini scorre veloce (troppo veloce) verso l'epilogo: un nuovo matrimonio, quello con Michele Pierri (Mariano Rigillo), e il trasferimento a Taranto. Rimasta di nuovo vedova, torna nella sua Milano nella sua casa meravigliosamente disordinata. Le sue poesie cominciano a fluire, libere come lei.
Una storia importante per un film tv troppo canonico
Se il cast ci prova - con una Laura Morante che occupa gli spazi più rarefatti, lasciando molto spazio alla brava Rosa Diletta Rossi -, ci prova anche lo spirito registico di Faenza a cercare il giusto abbrivio per un film tv che, come detto, si allinea ad una sconfinata sequela di sceneggiati senza dubbio importanti (nel senso più stretto del termine) ma che, però, non hanno la forza di cambiare il paradigma della prima serata, rendendo ogni personaggio storico (culturalmente, socialmente, politicamente) un tassello di una collana di prodotti a volte troppo teneri, a volte troppo facili, a volte troppo agiografici. Di riflesso, non restiamo indifferenti alla dolcezza con cui il regista ricompone la poetessa e, più in generale, come ricompone la complessità di una femminilità tormenta ma vogliosa di vivere.
Perché è vero: raccontare la Merini è una sfida complicatissima, perché la poetessa, che ha vissuto una vita da film (nel bene e nel male), potrebbe essere impossibile da riassumere seguendo il filo troppo logico del prodotto televisivo da prime-time. Alda Merini, con le sue parole, le sue sigarette, i suoi versi, la sua intemperanza allo status quo, ha rotto le regole comuni dell'esistenza personale quanto artistica. Tuttavia, pur strutturato in un crescendo nella sua suddivisione in tre atti (finendo quando effettivamente stava prendendo la giusta piega), il film di Faenza cede quindi sotto il peso del biopic canonico, dalla lettura sicuramente facile ma con un pathos che latita, e che anzi non si allontana dal tipico bignami dei prodotti da prime-time.
Conclusioni
La potenza umana e artistica di Alda Merini nel biopic di Roberto Faenza. Come scritto nella nostra recensione, Folle d'amore – Alda Merini, legato ad una dolcezza tonale, non riesce però ad incidere, ad approfondire, a sostenere una figura eccezionale come quella della poetessa. Un tratto comune con altri biopic Rai, che non si allontanano dai canoni tipici dei film tv, rendendo il tutto fin troppo omologato.
Perché ci piace
- La figura di Alda Merini.
- Laura Morante e Rosa Diletta Rossi.
Cosa non va
- La staticità della messa in scena.
- Troppi anni, troppo poco tempo a disposizione.
- Lo schema è quello del biopic televisivo classico.