Paul Schrader non è mai stato un autore accomodante. Il suo cinema, poco avvezzo ai compromessi, riflette una visione della realtà oscura e pessimistica. Visione che, col passare degli anni, si va ulteriormente incupendo. Quattro anni fa il regista presentò a Venezia The Canyons, cronaca della dissoluzione di una coppia che vedeva protagonisti la controversa Lindsay Lohan e il pornodivo James Deen. Adesso Schrader torna al Lido, stavolta in concorso, con il lacerante First Reformed, pellicola che mescola riflessioni sulla fede, sul senso della vita e visione ecologico-apocalittica.
Ethan Hawke interpreta un prete in crisi, esistenziale e fisica, chiamato ad aiutare una giovane moglie che non riesce a far accettare al compagno la gravidanza in corso. Il film riflette il pensiero pessimistico di Schrader, ma è anche un omaggio esplicito a Il diario di un curato di campagna di Robert Bresson, come ammette lo stesso regista. "Prima di diventare uno sceneggiatore, ho letto il libro di Bernanos, ma non pensavo che avrei mai fatto un film di questo tipo. Nella mia carriera mi sono occupato di sesso, violenza, crimine. Però ho sempre rispettato i lavori che indagano l'animo umano. Adesso ho sentito che era il momento di fare questo film".
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Ethan Hawke, Amanda Seyfred e le macerie di un secolo
La fede e la sua assenza fungono da leitmotiv di un'opera che riflette, come uno specchio deformante, una crisi personale e globale. Grande l'impegno richiesto a Ethan Hawke, chiamato a calarsi nei panni di un personaggio complesso, avvinto nella sua personale discesa negli inferi mentre prova a essere utile ai suoi parrocchiani. Hawke, a Venezia insieme a Schrader e alla costar Amanda Seyfried, racconta la sua esperienza nell'abito talare: "Leggere lo script mi ha reso subito chiaro il compito che mi aspettava. Anche io conoscevo il libro di Bernanos, ma la religione è un tema che appartiene alla mia famiglia. Quando sono nato mia nonna era convinta che sarei diventato prete e mi diceva di aspettare la chiamata. Io speravo che questa chiamata non arrivasse mai, ma sono stato circondato dalla religione tutta la vita quindi per me è stato molto importante interpretare un prete. Non è stato affatto difficile entrare in questo personaggio, sentivo di avere molto da offrire. Trascendentale è una delle mie parole preferite. Mi sento benedetto a essere stato invitato a far parte del processo creativo del film proprio perché affronta un tema così contemporaneo".
Il set di First Reformed ha rappresentato un'esperienza molto forte anche per Amanda Seyfried che nel film interpreta una donna incinta proprio come lei, in attesa della prima figlia all'epoca delle riprese. A differenza dell'entusiasta Hawke, Amanda ammette di aver avuto dei timori di fronte alla chiamata di Schrader: "La sceneggiatura mi ha spaventato, cerco sempre di esplorare me stessa, ma non sempre mi pongo domande così ardue. Mi sono sentita fortunata a essere una delle prime a poter leggere questa storia. Ho cercato di sintonizzarmi sui sentimenti impressi da Paul nella storia e la cosa mi ha turbato".
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Il futuro? Potrebbe non esserci
First Reformed tratta un tema molto caro a Schrader, il riuscire ad affrontare i propri demoni. Discorso inaugurato dal regista e sceneggiatore nel 1976, quando scrisse per Martin Scorsese Taxi Driver. "Quello è stato il mio primo film, non si dimentica facilmente. In montaggio mi sono state fatte notare le somiglianze con Taxi Driver, e a un certo punto c'è un omaggio esplicito a Martin Scorsese. Il processo lavorativo è stato breve perché non dovevo fare ricerca, è un film sulle emozioni e mi sono concentrato sull'interiorità dei personaggi. La dimensione religiosa è qualcosa che ha sempre fatto parte del cinema di Scorsese, ma io ho un approccio diverso". Il regista nega di essere stato influenzato da Silence, ultimo complesso lavoro dell'amico Scorsese. "A un certo punto Martin mi ha telefonato, era arrabbiato perché credeva che non sarebbe mai riuscito a fare il film. Invece si sbagliava, ma non trovo punto di contatto col mio lavoro".
Riflettendo sulla perdita di valori e sulla visione presente e futura espressa dai suoi film, Paul Schrader dimostra di non temere gli eccessi. Il regista ammette di accettare ogni lettura del finale mozzafiato del suo film, lasciando libero il pubblico, ma non per questo decide di indorare la pillola e ci saluta con un messaggio apocalittico: "Se hai speranza nell'umanità e nel pianeta, non sei stato molto attento. L'umanità sembra essere il problema. Non esiste più l'ottimismo del baby boom, la mia generazione ha distrutto il pianeta lasciando solo devastazione per i figli. Questo è quello che penso. Non credo che l'umanità sopravviverà a questo secolo".