Il matrimonio turbolento tra Enrico VIII e la sesta e ultima moglie Catherine Parr al centro di Firebrand, film in Concorso a Cannes 2023 diretto dal brasiliano Karim Aїnouz. A interpretare la coppia reale due star del cinema europeo: la svedese Alicia Vikander e l'inglese Jude Law. Al di là dell'accurata ricostruzione storica, Firebrand si delinea come un film incentrato su una famiglia, una coppia in una relazione complicata e pericolosa visto che, a causa della crescente paranoia del sovrano inglese, la moglie dovrà attuare una strategia per evitare di incappare nella sorte delle precedenti consorti. "La sua intelligenza, la sua empatia è ciò che mi ha attirato del personaggio di Catherine" spiega Karim Aїnouz. "Mi sono posto delle domande, mi sono sentito vicino a questo personaggio. La natura dei personaggi è ciò che mi attira dei progetti".
"Il materiale per documentarsi non mancava" ammette Alicia Vikander, chiamata a misurarsi nuovamente con un personaggio realmente esistito. "Su questa coppia reale ci sono molte informazioni, abbiamo fatto tanta ricerca. Quando sono stata coinvolta, Jude Law faceva già parte progetto. Questo succedeva cinque anni fa, poi tutto si è fermato e ci è voluto un po' per ripartire. Ad attirarmi nel progetto è stato ciò che mi ha detto Karim Aїnouz, voleva fare un film su matrimonio ed è di questo che parla il film, di come due persone riescano a stare insieme".
Jude Law alle prese con un personaggio sgradevole
L'Enrico VIII di Firebrand non è più il sovrano aitante e vigoroso, ma viene ritratto nella fase calante della sua esistenza, obeso, afflitto da problemi di salute fisica e mentale, oppresso dalla gotta. Jude Law ribadisce di essersi approcciato al ruolo senza considerarlo "un mostro": "Il fatto che si tratti di fatti lontani nella storia ci ha permesso di avere lo spazio per creare una nostra interpretazione. Ho letto molto su di lui, ho cercato di capirlo, di capire la sua posizione. Da bambino ha subito un abuso, è stato sottratto alla sua famiglia e gli è stato fatto credere di essere un Dio. A ciò si sono aggiunte le malattie, le fragilità fisiche, la paranoia. Il mio lavoro non è giudicare il personaggio, ma interpretarlo. Mi sono trovato a lavorare in un ambiente coraggioso, ma anche protettivo e collaborativo. E Alicia è stata una partner fantastica, molto coraggiosa. Sul set abbiamo riso un sacco".
Per il personaggio di Enrico VIII, Jude Law ha dovuto sacrificare il suo bell'aspetto grazie a costumi e trucco prostetico. Ma la sua ricerca di realismo è andata perfino oltre, come spiega l'attore a Cannes: "Ho letto che potevi sentire il suo odore tre stanze più in là. Enrico VIII aveva una gamba ulcerosa e per nascondere la puzza si cospargeva di olio di rose. Così ho pensato che, se avessi avuto un cattivo odore, avrebbe funzionato meglio. Mi sono rivolto a una creatrice di essenze e le ho chiesto di creare un aroma che mescolasse sangue, feci e sudore. All'inizio l'ho usato con parsimonia, ma poi mi ha preso la mano. Sul set gli operatori erano sul punto di vomitare".
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Il fascino (mancato) della monarchia
Da buon inglese, interpretare un film sui Tudor fornisce a Jude Law l'occasione per dire la sua sulla famiglia reale fresca di incoronazione di Re Carlo. L'attore sorride imbarazzato, mentre confessa: "Io la monarchia la vedo come un teatro, ma non è che la segua molto. La dimensione storica è interessante, ma non amo il gossip. Trovo, però, incredibile scoprire come le cerimonie del passato si colleghino col presente". Gli fa eco Karim Ainouz: "In effetti quando smetti di credere che i nobili posseggano sangue blu e si distinguano per nascita dagli altri, ciò che resta è puro teatro. Mi interessava pensare a cosa sarebbe stata l'Inghilterra senza colonie e questo film ce lo mostra. Era un'isola incolta, chiusa in se stessa".
Un matrimonio horror
Karim Aїnouz confessa di non vedere Firebrand come un dramma, ma piuttosto come un "thriller in costume". E la fonte d'ispirazione nasce proprio dall'horror: "Prima di girare mi sono rivisto un sacco di film, ad esempio i russi 'Hard to be a God' e 'Faust', e ho rivisto tanti horror classici come 'Carrie', 'Shining', film che sono ambientati in una stanza. Volevo catturare questa energia, mi hanno ispirato soprattutto film russi e italiani". Parlando delle difficoltà riscontrate sul set, il regista non ha memoria di brutte esperienze: "Ciò che mi importava non era fare un film su una famiglia reale, ma su una famiglia. Volevo portare la vita in quel bellissimo palazzo".
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"Abbiamo cercato di scavare sotto la superficie dei personaggi" aggiunge Alicia Vikander. "Non credo che le emozioni siano mutate nei secoli. Comprendiamo la fragilità di questa donna quando capiamo che tutto ciò che fa di sbagliato può far impazzire il marito. Il patriarcato e la violenza sulle donne non sono concetti nuovi, Enrico VIII era un uomo violento e Catherine una moglie che resisteva. Già allora esistevano donne moderne e coraggiose come lei". Riflettendo sulle difficoltà insite nel personaggio che gli è stato affidato, Jude Law conclude: "Con un ruolo simile da una parte sei stimolato perché fai ciò che ami e lavori con persone. Ma al tempo stesso indaghi su realtà cupe, violente e drammatiche. Sai che le ombre del posto in cui stai andando che ti serviranno per il personaggio. Devi essere onesto o non funzionerà".