Il mondo si divide in bianco e nero. In bene e male. E lo si capisce dagli occhi degli uomini, dalla vita che decidono di vivere, dalle scelte che hanno compiuto. Fino all'ultimo indizio è uno dei quei thriller investigativi dove l'indagine di un omicidio è solo uno specchio esteriore di quanto avviene all'interno dei protagonisti. Il lavoro che diventa un tormento, un'ossessione lunga anni e che rischia di cambiare per sempre la personalità di chi, fino a poco tempo prima, era considerato un uomo buono. E forse, proprio quel temperamento positivo sarà macchiato per sempre. Il film di John Lee Hancock, disponibile su Infinity, vede nel cast un trio d'eccezione, una triade di premi Oscar che si sono messi al servizio della trama: Denzel Washington, nei panni di un vice-sceriffo prossimo alla pensione; Rami Malek, un detective che sembra impeccabile e infallibile; infine Jared Leto, nei panni del sospettato per omicidio Albert Sparma. Le loro vite si intrecceranno e verranno cambiate per sempre. Questo poliziesco vecchio stampo, non solo per essere ambientato nel 1990, ma per accomodarsi in un ritmo sospeso e portare avanti la storia alla vecchia maniera (senza smartphone, senza connessione internet, senza tecnologie) mantiene inalterato il fascino della lotta tra bene e male, scavando nell'animo umano. Chiudendosi proprio con un conflitto tra ragione e fede, anch'esso sospeso. Per questo motivo il film necessita un approfondimento, in particolare attraverso l'analisi del finale.
Finire il lavoro
Joe Deacon (Denzel Washington) è un vice-sceriffo, ex investigatore con un passato traumatico alle spalle: ossessionato dal risolvere un caso di omicidio, il nostro ha rinunciato a tutto. Le possibilità di proseguire una carriera di successo, come prima cosa, ma anche la salute (un attacco di cuore) e soprattutto la famiglia, divorziando dalla moglie. È un uomo solo, con due figlie ormai cresciute che - da quanto viene raccontato- non sono così legate al padre, che accetta mestamente gli incarichi più noiosi, come quello di viaggiare dalla contea di Kern a Los Angeles. Proprio lì incontrerà alcuni suoi vecchi colleghi e il nuovo detective di nome Jimmy Baxter. Il personaggio interpretato da Rami Malek lo coinvolge in un caso di omicidio, quasi per sfida tra vecchio e nuovo modo di indagare. Non può immaginare che questo omicidio ricorda fin troppo bene il caso rimasto irrisolto che ha tormentato Deacon per tutta la vita. Stesso modus operandi, stesse piste inconcludenti: i due detective inizieranno a collaborare per trovare insieme la soluzione all'enigma. Ma se per Baxter è solo un ennesimo caso, importante per la sua carriera, per Deacon è l'occasione di finire il lavoro e, forse, trovare una qualche redenzione. Perché la fine della sua carriera coincide con un errore irreparabile che non smette di tormentarlo. Passato e presente iniziano a parlarsi, a confrontarsi, non solo nelle figure dei due detective che piano piano troveranno sempre più punti in comune, ma anche nella maniera in cui le indagini proseguiranno. Forse la parola "fine" è destinata a non essere pronunciata. Forse tutto rimarrà sospeso come è sempre stato.
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Le piccole cose
Cosa distingue il bene dal male? Cosa rende diverse le persone che, in fondo all'anima, sembrano tutte uguali? Il titolo originale del film, ben più azzeccato rispetto alla canonica e meno potente traduzione italiana, ne evidenzia la risposta: le piccole cose. Sono i dettagli che possono incastrare un assassino, sono le minime differenze che distinguono l'animo umano, tra chi cede all'oscurità e chi, invece, sa ritrovare un po' di luce. Un conflitto tra bene e male che viene esplicitato durante un dialogo tra Baxter e Sparma, il principale sospettato degli omicidi delle giovani ragazze. Non ci sono indizi certi contro di lui, ma i due detective sono quasi del tutto convinti della colpevolezza di quest'uomo straniante, enigmatico, anche folle. Perché provoca, si prende gioco di loro, non riesce a darsi un limite e un confine da non oltrepassare: Sparma è una persona fisica eppure sembra un fantasma, come quelli che tormentano Deacon. Forse per questo è così sfuggente e imperscrutabile. Sparma provoca Baxter, ormai sul punto di esplodere, sofferente verso l'inevitabile sconfitta del suo operato, qualcosa che non voleva accadesse e che non solo scalfisce le sue consapevolezze professionali ma mette in discussione l'intera sua personalità. Si sente dire che lui, un bravo detective e un amorevole padre di famiglia (nonostante la figura della moglie faccia intendere che non tutto sia rose e fiori all'interno della dimensione domestica), non è poi tanto diverso da un probabile omicida seriale che passa le notti con le prostitute. "In una vita passata forse eravamo amici" gli dice Sparma. Ed è proprio questa piccola ennesima provocazione che fa montare la rabbia a Baxter: impulsivamente uccide il sospettato con un colpo alla testa, similmente a quanto, per non aver mantenuto i nervi saldi, aveva fatto Deacon in passato.
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Solo un fermaglio rosso
La storia sembra ripetersi, ancora una volta senza soluzione. L'errore di Deacon, aver ucciso una delle sopravvissute per errore, l'aveva portato in una spirale autodistruttiva. Baxter compie lo stesso errore e vive le stesse conseguenze (nelle ultime scene è sovrappensiero e dissociato dalla realtà). Inoltre, come successo precedentemente al vecchio detective, anche lui avrà un collega che coprirà le tracce dello sbaglio. Deacon ebbe l'aiuto del coroner che modificò, mentendo, le cause della morte della ragazza; Baxter avrà lo stesso Deacon che libererà la casa di Sparma di qualsiasi oggetto e inventerà un alibi per entrambi. Il vice-sceriffo sa bene cosa si prova e quanto queste ossessioni possano trascinare qualcuno all'inferno. "Le piccole cose ti distruggono" si diranno i due, poco prima di salutarsi e lasciarsi andare ai propri tormenti interiori. Tormenti che, però, a differenza del caso che rimarrà irrisolto, sono destinati a trovare pace, almeno a prima vista. Baxter cercava un fermaglio rosso in casa di Sparma, appartenuto alla ragazza uccisa e mancante sulla scena del crimine. Quel piccolo oggetto poteva essere la prova definitiva della colpevolezza del sospettato. E nel finale del film gli viene recapitata una busta da parte di Deacon: al suo interno un fermaglio rosso. Conscio che sia la dimostrazione che cercava, Baxter sembra rilassarsi: dopotutto deve aver ucciso il colpevole. Qualche minuto più tardi, però, seguendo le vicende di Deacon, lo spettatore viene a conoscere la verità: non è il fermaglio rosso della ragazza che il detective cercava, ma un generico fermaglio comprato appositamente dal vice-sceriffo, spacciato come tale. Un ultimo gesto, piccolo, di gentilezza per evitare alla nuova generazione la sofferenza che quella vecchia ha già patito. In questa decisione finale, Deacon sembra venire a pace con la sua stessa storia tormentata. Se gli è impossibile riportare in vita la ragazza uccisa, almeno ha evitato a un'altra persona una tragica fine (potremmo immaginare che Baxter avrebbe affrontato un divorzio e avrebbe perso la carriera come Deacon prima di lui, una storia che si ripete). Che poi il tutto sia basato su una bugia è solo l'ennesima cinica dimostrazione di come funziona il mondo.