La Festa di Roma quest'anno ha riservato diversi appuntamenti in grado di richiamare l'attenzione del pubblico. Uno dei titoli più attesi è stato il film di Downton Abbey, sequel cinematografico dell'omonima serie tv britannica, che ha tutte le carte in regola per essere uno dei film in costume più belli e da vedere, come quelli di cui parleremo di seguito in questo articolo. La serie creata da da Julian Fellowes, è ambientata nei primi anni del Novecento alla corte del re Giorgio V, nello Yorkshire. Downton Abbey ha riscosso un enorme successo in tutto il mondo grazie anche al responso della critica, che ne ha lodato la scrittura e l'interpretazione di attori eccellenti del panorama internazionale.
Motivo del grande fascino che circonda il mondo di Downton Abbey è anche la cornice sfarzosa e i costumi dei protagonisti, curati nei minimi particolari, imprescindibili per raccontare un'epoca specifica e un contesto sociale del passato. Per celebrare il debutto di Downton Abbey sul grande schermo, ricordiamo 10 tra i più grandi film in costume più belli che hanno raccontato, anche attraverso gli abiti della borghesia e della nobiltà, un'epoca e un contesto sociale ben definito.
Via col vento (1939)
Il kolossal più famoso della storia del cinema, il melodramma per antonomasia. Via col vento è questo e molto di più. Simbolo calzante della mastodontica capacità produttiva degli studios hollywoodiani nell'epoca d'oro dell'industria cinematografica californiana, l'opera di Victor Fleming è ambientata nella Georgia di metà Ottocento ed è uno dei film in costume più belli e da vedere che maggiormente riesce a connotare un contesto storico complicato e spaccato in due tra nordisti e sudisti e la piaga della schiavitù. Battute impossibili da dimenticare, tra cui spicca "Frankly, my dear. I don't give a damn" (Francamente me ne infischio) di Rhett Butler (Clark Gable) a Rossella O'Hara (Vivien Leigh). Eccessivo e retorico, Via col vento è soprattutto un grande dramma sentimentale raccontato anche attraverso i costumi dei ricchi latifondisti e l'agiata borghesia dell'epoca secessionista americana.
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Il Gattopardo (1963)
Tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo è uno dei più grandi capolavori del cinema italiano, titolo imprescindibile nella filmografia di Luchino Visconti e manifesto significativo di un periodo ben preciso della storia italiana, quel Risorgimento che porterà all'unità nazionale nel 1861. Vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes nel 1963, questo film è un'opera crepuscolare, spartiacque tra due epoche differenti, dove il Gattopardo protagonista, il principe di Salina (Burt Lancaster), è colui che lascerà il passo a "leoni, sciacalli e pecore". Impressionante la ricostruzione delle ambientazioni e degli abiti per i personaggi, tanto da ricevere una nomination ai Premi Oscar nel 1964 per i migliori costumi, curati da Piero Tosi.
La presa del potere da parte di Luigi XIV (1966)
Uno dei primi grandi lungometraggi creati per il mezzo televisivo e passati anche dal grande schermo, si tratta di un'opera con la quale Roberto Rossellini tenta di mescolare uno stile misurato ad un contesto straboccante e sfarzoso come la reggia di Versailles. Il risultato ottenuto con La presa del potere da parte di Luigi XIV è ottimo, con la storia del sovrano (Jean-Marie Patte) che non si limita ad uno sguardo sul tessuto sociale della Francia dell'epoca ma approfondisce anche il microcosmo che circonda il Re Sole.
Barry Lyndon (1975)
Una delle opere più faticose di Stanley Kubrick, tratta dal romanzo di William Makepeace Thackeray, Barry Lyndon è un meraviglioso affresco della società irlandese del diciottesimo secolo che narra l'epopea di Redmond Barry (Ryan O'Neal) divisa in due parti da un lungo stacco sul nero. Le musiche arrangiate di Händel, la decisione d'utilizzare l'illuminazione naturale e una costruzione visiva della scena impeccabile, contribuiscono a rendere il film di Kubrick una pietra miliare nell'ambito dei film in costume e non solo. Il regista di Shining è meticoloso nella ricostruzione dei dettagli storici, che riguardano inevitabilmente anche i magnifici costumi, giustamente premiati con uno dei quattro Oscar che il film si è aggiudicato.
Amadeus (1984)
Peter Schaffer scrive la sceneggiatura del film tratto dalla sua stessa pièce teatrale. Amadeus è il racconto fiume dell'esistenza di Wolfgang Amadeus Mozart (Tom Hulce) e della sua celebre (e accentuata) rivalità con Antonio Salieri F. Murray Abraham, premiato con l'Oscar al miglior attore non protagonista. Il film di Miloš Forman è un magnetico spartito delle straordinarie opere musicali di Mozart che arricchisce magistralmente il climax drammatico della narrazione, sospesa fra risate e tormenti di due talenti come Mozart e Salieri. Ambientato negli anni '20 dell'Ottocento, Amadeus si avvale di un reparto costumisti di difficile comparazione nell'ambito dei film in costume più belli e da vedere, tanto da veder assegnato a Theodore Pistek un sacrosanto Premio Oscar.
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Le relazioni pericolose (1988)
Uno dei film più significativi nell'interessante filmografia di Stephen Frears, ambientato nella Francia del XVIII secolo oltre che uno dei film in costume più intriganti, Le relazioni pericolose è un'opera seducente che racchiude dinamiche dolorose e intense. Cast in forma straordinaria, con un'inquietante Glenn Close che domina la scena, magnificamente assistita da John Malkovich e Michelle Pfeiffer. Tutti e tre coinvolti in un vortice di meschinità e sotterfugi. Vero e proprio attore co-protagonista è il reparto costumi, minuziosamente curato e ricco di finezze che contribuiscono ad aggiungere ad un contenuto già ricco di sottotesti anche una confezione impeccabile. Sette nomination agli Oscar e tra le statuette conquistate anche il premio per i migliori costumi a James Acheson, che l'anno precedente vinse per L'ultimo imperatore.
L'età dell'innocenza (1993)
Martin Scorsese l'ha ricordato in questi giorni alla Festa del Cinema, rispondendo ad una domanda che chiedeva spiegazioni sulla scarsa presenza di protagoniste femminili nei suoi film. Il regista di The Irishman ha citato proprio L'età dell'innocenza. Al centro del triangolo che coinvolge l'avvocato Newland Archer (Daniel Day-Lewis) nella New York della seconda metà dell'Ottocento, ci sono due figure femminili intorno alle quali si costruisce il desiderio, la gelosia e la passione del film; la viziata fidanzata di Archer, May Welland (Winona Ryder) e la ribelle Ellen Olenska (Michelle Pfeiffer). Martin Scorsese dimostra la sua eclettica grandezza, sperimentando con efficacia un cinema in costume all'americana, misurando enfasi e rigore. Raffinato lavoro su costumi e scenografie da parte di Gabriella Pescucci - premiata con l'Oscar - e Dante Ferretti.
Ritratto di signora (1996)
Già con Lezioni di piano due anni prima Jane Campion aveva dimostrato una cura maniacale nei dettagli sull'abbigliamento dei suoi personaggi, per una storia ambientata nel cuore dell'Ottocento. Con Ritratto di signora il lavoro sui costumi è altrettanto accurato. Campion si sposta di qualche anno rispetto a Lezioni di piano e approfondisce le vicende dell'americana Isabel (Nicole Kidman) in Inghilterra, fortunata ereditiera di una considerevole fortuna economica.
Jane Campion trae il suo film dall'omonimo romanzo di Henry James, e pone al centro della sua narrazione un altro personaggio femminile di notevole spessore drammaturgico. Ottimo il lavoro sui costumi dell'Ottocento anglosassone di Janet Patterson, che replica la candidatura all'Oscar ottenuta anche per il film precedente diretto dalla Campion.
Ragione e sentimento (1995)
Ragione e sentimento, tratto da uno dei romanzi più noti di Jane Austen, crea un immaginario personale ma allo stesso tempo fedele allo spirito dell'opera originale. Emma Thompson è la riflessiva Elinor. Una giovane Kate Winslet ancora spoglia del successo globale che riceverà con Titanic due anni più tardi, è l'impulsiva Marianne. Suggestivo e immancabile lavoro sui particolari nell'abbigliamento, soprattutto quello femminile, dei personaggi, con una nomination agli Oscar - a Jenny Beavan e John Bright - a suggellare un impegno minuzioso nell'apparato estetico del film in costume, già pregno di contenuti letterari di enorme valenza.
Marie Antoinette (2006)
Una delle registe contemporanee più concentrate sull'universo femminile è senza dubbio Sofia Coppola. L'inganno, uscito nel 2017, ne è un'ulteriore conferma, quella più recente. Nel 2006, al suo terzo lungometraggio, Coppola decide di approfondire la vita della giovane regina di Francia Marie Antoinette, dal suo arrivo a Versailles fino allo scoppio della Rivoluzione. Rilettura pop di un personaggio iconico nella storia monarchica europea, Marie Antoinette è rappresentata meravigliosamente da Kirsten Dunst, in una delle sue migliori performance in carriera, con un personaggio fuori da ogni cliché e perfettamente contestualizzato nell'immaginario dalla regista. Straordinarie le scelte cromatiche e la ricostruzione estetica che si avvale del lavoro di Milena Canonero, premiata con l'Oscar, unica statuetta conquistata dal film.
Cleopatra (1963)
Passato alla storia come il titolo che pose fine all'Età dell'Oro di Hollywood e di fatto al crollo della 20th Century Fox, Cleopatra di Joseph L. Mankiewicz è soprattutto significativo per la pomposa scenografia che ben rappresenta l'epoca egizia e che attira l'attenzione dello spettatore, distraendolo dalle numerose complicanze che comportarono la lavorazione del film, tormentato dal cambio di regista e dall'amore burrascoso tra Elizabeth Taylor, magnetica protagonista nel ruolo della regina d'Egitto e Richard Burton. Quattro Oscar, tra cui quelli ai migliori costumi e alla miglior scenografia.
Dracula di Bram Stoker (1992)
Il ritorno al successo di Francis Ford Coppola dopo un decennio, gli anni '80, caratterizzato soprattutto da progetti meno roboanti del passato, è un'affascinante fiaba che mescola l'horror al romanticismo, costruendo un immaginario lugubre e fascinoso, nel quale si muo-ve il personaggio demoniaco del Conte Dracula, meravigliosamente interpretato da Gary Oldman, diretto a Londra per conquistare Mina (Winona Ryder) ma ostacolato dalla presen-za di Van Helsing (Anthony Hopkins). Accompagnato da una delle soundtrack più iconiche degli anni '90 cinematografici, Dracula di Bram Stoker stupisce anche grazie a costumi curati minuziosamente, meritevoli di un Oscar. Il successo del film contribuì a salvare la compagnia di produzione di Coppola.
Intervista col vampiro (1994)
Cult di grande successo al botteghino, nonostante una costruzione drammaturgica patinata scelta dal regista irlandese Neil Jordan, Intervista col vampiro trova proprio la sua forza più grande nella rappresentazione scenografica, grazie al fondamentale apporto di Dante Ferret-ti e allo splendido risultato della fotografia, curata da Philippe Rousselot. Star indiscusse della pellicola, Tom Cruise e Brad Pitt, divi in ascesa di Hollywood, affiancati da Christian Slater, Antonio Banderas e una giovanissima Kirsten Dunst che stupisce per il suo precoce talento.
L'inganno (2017)
Adattando il romanzo The Beguiled, Sofia Coppola porta sullo schermo L'inganno, un remake di Don Siegel, confezionando un'opera gotica di grande impatto, dimostrando per l'ennesima volta la sua incredibile bravura nel valorizzare i personaggi femminili, in questo caso lavorando anche in maniera egregia sulla forma e su costumi d'impressionante fascino. Nell'America del 1864, un soldato (Colin Farrell) finisce nella rete di un collegio femminile, dominato dalla figura di Martha (Nicole Kidman). Splendido il connubio tra la parte visiva e il gioco ad incastri tra i vari protagonisti, tra cui spicca il personaggio di Elle Fanning.
La favorita (2018)
Yorgos Lanthimos conquista il pubblico lagunare alla Mostra del Cinema di Venezia, con La favorita, una storia nobiliare che naviga tra giochi di potere e ambiguità, nella Francia XVIII secolo. Alla corte della regina Anna (Olivia Colman), si contendono le sue attenzioni le cugine Abigail (Emma Stone) e Sarah (Rachel Weisz). Meravigliosa la costruzione scenografica settecentesca e l'accuratezza dei costumi, dai quali traspare l'ossessione e l'arrivismo stesso dei protagonisti, disposti a tutto pur di raggiungere la supremazia sul resto della corte.