Dal 10 ottobre il pubblico italiano avrà modo di scoprire Hole - L'Abisso, pellicola da brivido di stampo irlandese che nel corso dell'anno ha conquistato critica e pubblico in giro per i festival, a partire dal debutto al Sundance nel mese di gennaio. Questo è l'ennesimo esempio di un film horror che è riuscito a ritagliarsi un percorso di tutto rispetto cominciando con un grande festival internazionale di natura generalista, dove gli spettatori non appartengono per forza alla cerchia più ristretta ma molto appassionata dei fan di genere (basti pensare a Sitges, Neuchâtel o alla sezione After Hours del Torino Film Festival).
Per l'occasione, quindi, abbiamo voluto ripercorrere questo fenomeno ricordando 10 film horror acclamati ai festival negli ultimi quindici anni, a cominciare da The Descent, titolo che è stato lanciato, in parte, proprio nel nostro paese, per finire proprio con Hole - L'Abisso.
1. The Descent (Venezia 2005)
L'opera seconda di Neil Marshall, The Descent, ha terrorizzato gli avventori della Mostra del Cinema di Venezia nel 2005, imponendosi come un gioiello di suspense e brutalità, un concentrato di claustrofobia pura, tutta al femminile, con un gruppo di amiche intrappolate negli antri di una montagna e alle prese con fameliche creature sanguinarie. La tensione si fa quasi insostenibile, al punto che per l'uscita statunitense si decise di alterare parzialmente il finale per attenuarne la crudeltà (il che diede anche il via libera per il deludente sequel, uscito nel 2009), ma nel complesso l'intensità dell'esperienza è rimasta inalterata a quattordici anni dal debutto.
2. Rec (Venezia 2007)
Ancora Venezia, questa volta in salsa spagnola, con la selezione fuori concorso dello zombie movie di Jaume Balagueró e Paco Plaza, un found footage claustrofobico interamente ambientato all'interno di un unico edificio e incentrato per lo più sul volto terrorizzato di Angela Vidal, la giornalista alle prese con la misteriosa epidemia che mieterà numerose vittime nel corso di una notte da incubo. Il successo del Rec ha generato un franchise, con tanto di première veneziana anche per il secondo capitolo, ma la qualità viscerale del prototipo è difficile da replicare (ne sa qualcosa il malaugurato remake americano, il cui poster ufficiale è anche uno spoiler gigantesco).
3. Lasciami entrare (Rotterdam 2008)
Lasciami entrare, adattamento del romanzo di John Ajvide Lindqvist è un horror sottile, tenero, ad altezza bambino, che racconta il rapporto tra il giovane Oskar e la "coetanea" Eli, in una Svezia ancora più tenebrosa del solito. La trama rielabora a modo suo il concetto del Renfield (dal personaggio che aiuta Dracula nel romanzo di Bram Stoker), lavorando sul genere in modo filologico (il titolo stesso è tratto da una delle convenzioni tipicamente associate al vampirismo) ma comunque nuovo di zecca, regalandoci un vampire movie originale, il cui aspetto più inquietante è proprio la tenerezza di fondo.
4. Drag Me to Hell (Cannes 2009)
Sam Raimi e l'horror vanno sempre d'amore e d'accordo, come dimostra il suo ritorno al genere come regista dopo una lunga pausa durante la quale si è mosso soprattutto come produttore. Un ritorno beffardo, terrificante, ancora più attuale oggi di quanto lo fosse dieci anni fa quando debuttò sulla Croisette con Drag Me to Hell, spaventando tutti con la sua storia di maledizioni, rancori e crisi economica, intrisa di un sottotesto socio-politico che rende particolarmente soddisfacente la cattiveria di Raimi, che tormenta i suoi personaggi fino alla fine, senza pietà.
5. Survival of the Dead (Venezia 2009)
Raro esempio di horror ammesso nel concorso principale di uno dei grandi festival, il film di commiato di George A. Romero fu accolto ai tempi, prima ancora che iniziasse la proiezione, da una calorosa standing ovation di parecchi minuti in Sala Grande a Venezia, principalmente per la presenza del papà degli zombie in mezzo al pubblico.
E Survival of the Dead non fu da meno: parlando per la sesta e ultima volta dei morti viventi a lui tanto cari, Romero firma un western moderno dove la questione degli zombie si interseca con un conflitto sempiterno tra due famiglie, destinato a durare ben oltre la morte dei rispettivi patriarchi. Inquadratura finale da antologia, degno epilogo di una carriera da brivido che, come i cadaveri rianimati, rimane splendidamente immortale.
George Romero ci ha insegnato che i veri zombie siamo noi, ma quanto ci mancherà
6. Rare Exports: A Christmas Tale (Locarno 2010)
Un film natalizio ad agosto? Ebbene sì, è ciò che accadde a Locarno nel 2010, quando lo schermo gigante all'aperto della Piazza Grande fu dominato dal lungometraggio d'esordio di Jalmari Helander, una commedia nerissima e irriverente con una sana dose di spaventi, dove una comunità di allevatori in Lapponia deve fare i conti con inquietanti presenze legate a Babbo Natale. In Rare Exports: A Christmas Tale non si tratta però del personaggio che conosciamo tutti, bensì della variante nordica, il cui nome originale (Joulupukki, ossia il caprone di Natale) viene reinterpretato alla lettera e trasformato in qualcosa di simpaticamente terrificante. Come direbbero i personaggi del film: "Merry Christmas and a Happy Fucking New Year!".
7. It Follows (Cannes 2014)
L'opera seconda di David Robert Mitchell, presentata a Cannes all'interno della Semaine de la Critique, è un horror piacevolmente rétro, con echi apertamente carpenteriani nella terrificante storia di un'entità malefica e mutaforma che perseguita le proprie vittime per poterle uccidere, e l'unico modo per liberarsene è trasmettere la maledizione a qualcun altro tramite un rapporto sessuale. In It Follows l'allegoria è potente, ma a rimanere impressa è soprattutto la capacità del regista di rendere inquietante qualunque personaggio, che potrebbe essere il cattivo sotto mentite spoglie. Un film che, come l'entità malvagia, ti insegue e non ti dà tregua.
8. Under the Shadow (Sundance 2016)
Una madre e sua figlia sono alle prese con gli orrori quotidiani di Teheran dopo la guerra, negli anni Ottanta, e già quello basterebbe per rendere il film di Babak Anvari un contenitore di tensione magistrale. Ma al contenuto politico si associa anche quello puramente orrifico, tramite una presenza misteriosa e perfida che comincia a tormentare le due protagoniste, trasformando ogni angolo del loro appartamento in qualcosa di sottilmente terrificante, e il doppio brivido, reale e paranormale, rimane impresso a lungo. Da quel punto di vista, il fatto che Under the Shadow sia stato acquistato da Netflix, e quindi destinato a visioni soprattutto casalinghe, è una scelta di marketing involontario dotata di una perversità geniale.
9. Grave (Cannes 2016)
Ancora Cannes per Grave, un lungometraggio d'esordio forte e spietato, capace di mettere a dura prova anche gli stomaci più forti. L'opera prima di Julia Ducournau applica uno sguardo femminile al tema del cannibalismo, mescolandolo con il coming of age per regalarci una storia che dà un nuovo senso all'espressione body horror, qui dotata di connotazioni particolarmente disturbanti. Notevoli le due giovani protagoniste, anche se l'indelebile brivido finale lo assicura Laurent Lucas, volto noto dell'horror transalpino che trasforma un ruolo apparentemente esile nell'incarnazione perfetta dell'ambivalenza morale del film.
10. Hole - L'abisso (Sundance 2019)
Cosa può succedere nei boschi della campagna irlandese? È quello che si chiede il regista Lee Cronin mettendo in scena la storia di una madre che comincia a temere i comportamenti del figlio dopo un misterioso evento nel cuore della foresta. Le azioni del piccolo si fanno progressivamente più inquietanti, e il paesaggio bucolico dell'Irlanda accresce l'atmosfera surreale di un progetto che trasforma la vita di famiglia in un autentico incubo. Nota di merito per la partecipazione speciale dell'attrice finlandese Kati Outinen, musa di Aki Kaurismäki.