Si chiude oggi questa prima edizione del Festival Internazionale di Roma, una prima edizione che ha scatenato moltissime polemiche prima della sua partenza a causa del presunto contrasto con Venezia, ma che in realtà è stata in grado di far puntare più volte su di sé i riflettori della stampa internazionale grazie alla cospicua parata di stelle, al vasto successo di pubblico e ad una selezione filmica, spesso, di qualità e interesse.
Considerato che ci troviamo alla prima uscita di un Festival di spessore internazionale, il risultato è notevole e sicuramente superiore alle aspettative (forse troppo basse) di chi questa festa l'ha seguita fin dai primi annunci, tra polemiche e contraddizioni. Gli organizzatori sono riusciti nel loro scopo di creare un'alternativa al classico festival cinematografico, proponendo un qualcosa di sicuramente più vicino ai gusti del pubblico e per questo anche più facilmente accessibile a chi non è abituato a questo mondo.
La risposta del pubblico non si è fatta attendere ed è stato grazie a questo che il sogno di Veltroni e Bettini si è potuto realizzare: la città ha partecipato con interesse ed entusiasmo a questo evento ed è forse questo l'aspetto che più influisce sulla valutazione finale.
Ma nessun festival è perfetto, tantomeno un festival italiano per di più alla sua prima edizione, e di certo non sono mancati i disagi e i problemi organizzativi: delle famigerate proiezioni stampa serali al Metropolitan (con presenze sproporzionate all'esigua capacità delle sale) si è già detto tanto, così come della scelta, imbarazzante e molto poco professionale, di preferire delle traduzioni consecutive e non simultanee durante le conferenze stampa ufficiali, che ha causato inutili ritardi e ha appesantito inutilmente i botta e riposta.
Si potrebbe aggiungere anche che dei 2.426 giornalisti ufficialmente accreditati non c'era molta traccia: anche durante le ore di "punta" (mattina e tardo pomeriggio) e le proiezioni più attese raramente si superava l'ordine di un paio di centinaia di presenti: sicuramente una notevole differenza rispetto agli festival europei dove a fatica si riesce ad entrare anche in sale molto capienti. D'altronde il calendario stampa non aiutava, visto che si alternavano momenti di "vuoto" a fastidiose sovrapposizioni, spesso a discapito dei film in concorso che non sono stati agevolati quanto dovuto.
D'altronde, come già detto, l'impostazione non è da festival tradizionale, ed è per questo che la maggiore visibilità è andata alle anteprime e agli eventi speciali, piuttosto che ai film in competizione; è nelle sezioni speciali infatti che abbiamo potuto apprezzare i nomi più celebri, e non è forse un caso che proprio in quelle sezioni si siano viste forse le cose più belle. Passando infatti a parlare dei film, non possiamo che partire dal maestro Martin Scorsese e il suo The Departed - Il bene e il male, che ha ricevuto senza dubbio l'accoglienza più calda da parte della critica, con una lunghissima standing ovation al momento della sua entrata in sala. Del film abbiamo già detto in altra sede, ma è indubbio che la presenza di The Departed alla Festa, nonostante si trattasse di un'anteprima di soli dieci giorni rispetto all'uscita ufficiale nelle sale, ha di gran lunga accresciuto l'attenzione dei media e anche la qualità media della selezione. Altrettanto interessante ed esaltante è il film The Prestige di Christopher Nolan, passato assolutamente in secondo piano a causa della mancanza di qualcuno del cast che lo promuovesse, e questo è stato sicuramente un peccato non solo per la grande qualità e interesse della pellicola, ma anche perché per questo film si trattava veramente di un'anteprima assoluta, perfino rispetto agli States. Poteva essere insomma un altro colpaccio per la Festa, se gestito diversamente.
Sul fronte italiano hanno ricevuto una discreta accoglienza il nuovo film di Paolo Virzì, N (Io e Napoleone) (uscito poi nelle sale italiane la sera stessa dell'anteprima) e La sconosciuta di Giuseppe Tornatore: per entrambi ci sono stati i meritati applausi, ma l'umore in sala alla fine della proiezione del film di Tornatore era decisamente poco unanime. C'è chi ha apprezzato questa incursione al thriller per il regista di Nuovo Cinema Paradiso e chi ne ha invece criticato l'essenzialità aspettandosi forse un'operazione più complessa. Molto apprezzato anche L'aria salata nella sezione competitiva, sicuramente il film italiano su cui i giudizi sono più concordi, ma di cinema italiano ce ne è stato tanto, dal simpatico Fascisti su marte di Corrado Guzzanti (quello che più ha risentito, vista la natura comico/satirica del film, del lutto conseguente al terribile incidente nella metropolitana) all'imperfetto ma comunque interessante Uno su due di Cappuccio, da Viaggio segreto di Andò a A casa nostra di Comencini, da La strada di Levi di Ferrario a Liscio di Claudio Antonini.
Insomma una vetrina importantissima per il cinema italiano di cui i produttori e i distributori non possono che essere felici: è forse quella di dare grande spazio alle pellicole di casa nostra una delle scelte più importanti effettuate dagli organizzatori del festival, una scelta che garantisce loro un forte appoggio da parte dei grandi nomi italiani (tutti presenti alla Festa, chi in un ruolo, chi in un altro) e di conseguenza una certezza per il futuro.