_"Da dove nasce questo titolo? Sicuramente dalla natura stessa della vita in cui i momenti di turbolenza sono previsti anche se non prevedibili. Ma, alla fine di tutto, quello che da senso alle nostre esistenze sono l'amore e l'amicizia." _Queste sono dichiarazioni naturali per un regista come Ferzan Ozpetek che, da Il bagno turco, si è fatto portavoce di un cinema emotivo e sentimentale. Per lui l'amore, l'amicizia, i segni del destino e il modo in cui si reagisce agli eventi inaspettati sono elementi irrinunciabili che, dalla vita al cinema, continuano a mostrare la loro essenzialità per l'uomo. E non poteva essere diverso nemmeno per il suo ultimo lavoro Allacciate le cinture con cui, dopo quattro pellicole, torna a lavorare in fase di scrittura con Gianni Romoli. Distribuito da 01 Distribution dal 6 marzo in 350 copie, il film narra l'amore improvviso e passionale tra Antonio e Elena, due creature profondamente diverse e, a prima vista, poco affini. Ma si sa che gli opposti si attraggano e, forse per questo, dopi tredici anni e due bambini, sono ancora insieme. L'imprevisto della malattia, però, arriva a mettere alla prova un matrimonio basato troppo sul senso di responsabilità di Elena. Ad accompagnare il regista durante la presentazione del film è il cast formato dai protagonisti Kasia Smutniak e Francesco Arca e dall'immancabile famiglia allargata di cui questa volta fanno parte Filippo Scicchitano, nel ruolo dell'amico fraterno Fabio, Carolina Crescentini nei panni della vivace Silvia, la malata affetta d'ironia Paola Minaccioni e Carla Signoris nelle vesti di una madre pronta a tutto, perfino a sopportare Elena Sofia Ricci chiamata nuovamente ad interpretare una "zia", questa volta con problemi di personalità multipla.
Dalla vita al cinema
Dopo Saturno Contro le strade del regista e del suo storico sceneggiatore/produttore si erano divise, almeno dal punto di vista professionale. Questo film, invece, segna il ritorno ad una collaborazione in fase di scrittura per un copione che si è rivelato piuttosto impegnativo. Almeno secondo l'esperienza di Gianni Romoli. " Durante questi quattro anni io e Ferzan non ci siamo mai persi di vista, anzi lui mi ha parlato di questa storia mentre stava girando Mine Veganti. Da quel momento ho cominciato a pensarci ed ho iniziato a scrivere un lungo soggetto più o meno di quaranta pagine. Dopo le riprese di Magnifica presenza abbiamo iniziato a lavorarci su e non è stato facile. La storia non aveva un plot preciso basato sull'accadimento di eventi ma era tutta incentrata sul manifestarsi delle emozioni. Questo ha richiesto un lavoro di editing serrato che ha portato dopo sette mesi ad un copione blindatissimo." Raccontare il dolore con un sorriso
La malattia non sarà il tema centrale del film ma caratterizza il ritmo di tutta la seconda parte. Inevitabile, dunque, che Ozpetek e il suo team si siano concentrati sulle gestione del dolore e sulla migliore resa cinematografica." Siamo stati seguiti da un consulente che, vedendo il copione, si è meravigliato di come fossimo riusciti ad individuare degli elementi emozionali reali e possibili. Ad esempio, la scena d'amore in ospedale tra Antonio e Elena, consumata dalla malattia, non è assurda come verrebbe da pensare ad un primo sguardo. Anzi, il nostro consulente sul set ci ha assicurato che in ospedale si è soliti lasciare per oltre un'ora le coppie da soli nella stanza per permettere alla loro intimità di esprimersi." Ma a mitigare la minaccia della morte ci sono anche dei momenti di grande ilarità perché nel cinema come nella vita spesso dolore e gioia si alternano e si sovrappongono. "Il mio personaggio insieme a quello di Elena Sofia Ricci ha il compito di alleggerire l'atmosfera - spiega Carla Signoris chiamata a vestire i panni di una madre un po' speciale - Perché in fondo piangere e ridere sono la stessa cosa, ossia l'espressione di un sentimento." Il mestiere dell'attore
Per un regista "emotivo" la scelta degli interpreti non è mai semplice e scontata. Infatti, oltre a dare corpo ai personaggi, i suoi attori hanno il compito di farsi amare da un artista che in fatto di sentimenti pretende molto. Questo, però, non ha preoccupato Kasia Smutniak, scelta dallo stessoo Ferzan ancor prima che venisse scritta la sceneggiatura. " Questa storia è arrivata in un momento particolare della mia vita. E per questo l'ho sentita subito presente ed importante. Per me voleva dire dare importanza al tempo, alle piccole cose che solitamente ci infastidiscono ma che, una volta perse, hanno la capacità di mostraci come nella quotidianità si celi la felicità . E c'era quel titolo a parlare di un momento importante in grado di scuotere tutta una vita. Per Elena i terremoti emotivi sono due, il nascere dell'amore per Antonio e il confronto con la morte. Si tratta di elementi che ti riportano a te stesso dando senso al tempo." Quasi come tradizione vuole, però, anche per questo film Ozpetek ha deciso d'inserire un interprete inusuale per il cinema scegliendo Francesco Arca per il ruolo di coprotagonista accanto alla Smutniak. Secondo il regista Arca aveva negli occhi l'essenza stessa del personaggio, motivo per cui è riuscito a primeggiare su colleghi più quotati nonostante le polemiche nate sui alcuni social network. Ma come è arrivato l'ex tronista di Maria De Filippi e nuovo compagno televisivo di Rex nel mondo di Ozpetek? "Il provino è stato infinito. E' durato un mese in cui Ferzan sembrava cambiare idea ogni giorno. Mi ha tenuto sui carboni ardenti ma, alla fine, mi ha premiato. Per quanto mi riguarda ho cercato di essere un buon soldato e di farmi guidare completamente da lui. In questo senso è stata un'esperienza molto facile. E' bastato lasciarsi trainare. "