"L'arte è l'unica possibilità di salvezza che abbiamo". Fernanda Wittgens, prima direttrice della Pinacoteca di Brera, ne era così convinta che alla fine della guerra tra sacchi di sabbia e imbracature di fortuna riuscì a salvare non solo tutti i capolavori della Pinacoteca, ma anche centinaia di ebrei altrimenti destinati ai campi di concentramento dopo la promulgazione delle leggi razziali. Oggi la Rai riporta in vita il suo fervore civile, la passione per l'arte, il coraggio e il suo contributo al cammino verso l'emancipazione femminile con il film tv Fernanda, in onda nella prima serata di Rai 1 il 31 gennaio. Dirige Maurizio Zaccaro, a interpretarla ci pensa invece Matilde Gioli, qui nel suo primo ruolo di protagonista assoluta.
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"Un'eroina in tutti i sensi, il simbolo della Rai per ricordare il Giorno della Memoria", così l'ha definita Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, "abbiamo il dovere di ricordare sempre, perché il mondo non cada nuovamente nel buio". Fernanda è solo il primo di quattro appuntamenti con cui la Rai ha deciso di celebrare alcune figure femminili, "per ricordare alle giovani generazioni cosa sono state". Fanno parte infatti del catalogo altre tre protagoniste: Alda Merini, Tina Anselmi e Margherita Hack. "Matilde ha portato freschezza, novità e gioventù, perché la storia non è solo qualcosa di museale ma è anche qualcosa da interpretare", ha aggiunto. Un film nel solco della tradizione Rai, che fa luce su una figura e una storia poco conosciuta al grande pubblico. Il regista la racconta sin da quando bambina trascorreva le domeniche ai musei di Milano in compagnia del padre, poi prosegue fino all'incontro con Ettore Modigliani nel 1928 e alla sua destituzione dall'incarico di direttore della Pinacoteca, che passerà nelle mani di Fernanda. Fino agli anni in cui l'Italia entra in guerra al fianco della Germania nazista: da quel momento l'imperativo per Fernanda sarà salvaguardare le opere d'arte dai bombardamenti e salvare intere famiglie di ebrei offrendo loro una via di fuga verso la Svizzera.
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Fernanda Wittgens secondo Maurizio Zaccaro
Il film tv è stato girato a Brera, e molte scene sono state realizzate all'interno della Pinacoteca: "L'abbiamo ricostruita così come era all'epoca, ma sarebbe stato impossibile farlo lontano da lì", quasi un omaggio alla milanesità di Fernanda. Mentre il lavoro di avvicinamento al personaggio è avvenuto soprattutto attraverso la scrittura "sostenendo la storia anche dal punto di vista di situazioni che non conoscevamo, nessuno ad esempio conosce l'intimità o i sentimenti di fondo di Fernanda. Sappiamo tutto di lei per quanto riguarda il suo lavoro alla Pinacoteca e cosa è successo dopo aver aiutato diverse famiglie ebree a oltrepassare il confine con la Svizzera. Ma non sappiamo cos'era successo prima di tutto questo, nemmeno i suoi storiografi lo hanno mai raccontato. Sappiamo però che fin da bambina il padre la portava a vedere appunto le opere d'arte a Brera", ha spiegato Maurizio Zaccaro, al quale questo episodio della sua infanzia deve essere sembrato quasi una premonizione: "C'è un padre che porta una bambina di otto anni a vedere il Cristo morto di Mantegna nella Pinacoteca, e poi quella bambina ne diventerà addirittura direttrice. Non solo: sarà anche la prima donna a ricoprire un ruolo così importante". È il motivo per cui il film si apre mostrando quel momento e raccontando uno spaccato familiare sconosciuto a molti: "Fernanda non veniva da una famiglia molto benestante, erano sette fratelli e nella vita subì anche perdite importanti come quella del padre e del fratello".
L'arte e il bello come antidoto alla follia del mondo
Un'occasione per raccontare il cuore impavido di una donna, ma anche per riflettere sul ruolo dell'arte e delle bellezza come strumento di resistenza alle barbarie umane. "L'arte è una delle più alte forme di difesa dell'umano", dice Fernanda in una delle battute del film, che riportano alla mente del regista le parole di un altro grande artista, Giorgio Strehler, rivolte agli attori del Piccolo il giorno dopo la strage di Piazza Fontana: "Che cosa possiamo fare noi gente di teatro? [...] Di fronte alla follia, l'artista può solo sforzarsi di continuare a fare bene il proprio lavoro", ha ricordato Zaccaro. "È una frase molto attuale, in un momento storico in cui sembra di giocare a Risiko spostando carri armati a destra e a manca. Forse la bellezza e l'arte ci possono salvare da quei novanta secondi dall'Apocalisse".
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Matilde Gioli: essere Fernanda
Per Matilde Gioli che la interpreta è stato un lavoro impegnativo: abituata da sempre a partecipare a storie più corali, questa volta si è invece ritrovata a caricarsi sulle spalle la responsabilità di un ruolo da protagonista: "In questo caso l'ho sentita tanto. Quello che mi ha molto impegnata all'inizio è stata la l'idea di dover dare vita, volto, voce e corpo a una donna che è davvero esistita - ha rivelato - anche questa per me era una prima volta, avendo sempre interpretato personaggi fittizi". L'ha aiutata una sorta di "dialogo immaginario con Fernanda, in cui le promettevo di rimanerle il più possibile fedele, aderente alla realtà, di non offenderla in nessun modo e di rispettare quello che era stata", merito anche di una delle biografie su cui si è basato il film, L'allodola di Giovanna Ginex, una profonda conoscitrice di Wittgens, presente sul set durante le riprese "per controllare che Fernanda fosse Fernanda".
Ma al di là degli eventi realmente accaduti, rispetto ai quali il film si prende qualche libertà narrativa (come ad esempio inventare il personaggio di Giovanni interpretato da Eduardo Valdarnini), è stato indispensabile il lavoro insieme al regista: "Mi ha dato delle informazioni fondamentali su chi fosse Fernanda: come parlava Fernanda? Con quale tono di voce? Che espressioni faceva quando era delusa o felice? Quanto alzava la voce quando era arrabbiata? Come camminava? Come si pettinava?", ha spiegato l'attrice che proprio nel suo altruismo, dice di essersi ritrovata. Una storia di resistenza e impegno civile che spesso la porterà a rischiare di mettere in pericolo la vita dei suoi famigliari: "Al posto suo probabilmente mi sarei fermata, lei no, è andata avanti anche di fronte a un rischio simile, non si è fermata e ha fatto qualcosa di straordinario per tutti noi", ed è per questo che va raccontata e forse è anche il motivo per cui Gioli se la porterà sempre dentro "come ispirazione e esempio".