Sarà uno dei protagonisti del Natale con la sua storia emozionante per tutta la famiglia il Ferdinand di Fox, ma un primo assaggio del nuovo film d'animazione targato Blue Sky Studios è in sala già il 16 e 17 Dicembre per un'anteprima in sale selezionate che darà un primo assaggio e permetterà il passaparola da parte di chi avrà modo di vederlo, rischiando di innamorarsi del suo protagonista. Il toro Ferdinand è infatti adorabile, a dispetto della sua stazza e di quello che vorrebbero gli altri da lui, un animo sensibile intrappolato nel corpo di un toro che le gabbie della società vorrebbero rendere un killer da mettere faccia a faccia con un torero per una sfida all'ultimo sangue.
Il buon Ferdinand non ci sta, non è quello che ha dentro e sente di volere dalla vita, ed è costretto a lottare contro le convenzioni sociali per affermare sé stesso ed il diritto di essere diverso dagli altri. Il regista Carlos Saldanha, lo stesso dei due Rio e di alcuni capitolo de L'era glaciale, ce lo racconta nel suo nuovo lavoro partendo dal celebre romanzo di Munro Leaf "La storia del toro Ferdinando", per un lavoro di adattamento che è stato al centro della nostra chiacchierata.
Il messaggio positivo
Che domande si fa un regista di fronte al lungo processo che richiede un film d'animazione?
Ovviamente la prima domanda che un regista si pone è cosa vuol fare. Il processo di un film d'animazione è estremamente lungo e anche quando tutto è pronto ci vogliono almeno quattro anni. E non è mai tutto veramente pronto. Sapevo di voler raccontare questa storia, per il suo messaggio positivo.
Il messaggio è chiaro, il vincitore non è chi sconfigge il nemico, ma chi evita di combattere.
È stato intenzionale, per me il vero messaggio è che è possibile risolvere i problemi senza la violenza, dando l'esempio. In questo film ho fatto qualcosa di diverso dal solito, sono partito dal terzo atto, perché sapevo che volevo arrivare lì e volevo che quel momento fosse molto forte e potente, che fosse chiaro per lo spettatore che il toro avrebbe potuto uccidere il torero se avesse voluto farlo, ma sceglie di non farlo perché è quello che è, per la sua nobiltà. Poi ho costruito quello che viene prima per supportare questo momento.
C'è anche un messaggio vegetariano nel film?
In realtà il film è sul non giudicare dalle apparenze e non è neanche una storia contro la corrida, è un film con protagonista un toro che non vuole combattere. Tutto il resto è secondario. Se le persone non vogliono mangiare Ferdinand va bene, ma non è quello il cuore del film. È una storia raccontata dal punto di vista di un toro che messo nell'arena non vuole combattere.
Adattare Ferdinand
Il toro Ferdinando è un libro molto popolare, ma anche molto importante, che è stato anche vietato in Spagna. Com'è stato l'approccio all'adattamento?
La prima cosa che ho provato leggendo il libro è l'amore per il messaggio. Non ero sicuro di fare il film subito dopo averlo letto, perché non avevo mai realizzato film tratti da libri. Dopodiché ho parlato con la famiglia e ho chiesto perché volevano che facessi questo adattamento, cosa avrei potuto fare per rendergli giustizia. Mi hanno detto che volevano che mettessi nel film tutte le sensazioni provate nel corso della lettura, tenendomi la libertà di fare quello che volevo, anche perché la storia di base è molto breve ed andava espansa e questa disponibilità mi ha dato la sensazione di poter fare quello che potevo. Ho chiesto perché il libro fosse stato bandito, se perché parlasse di pacifismo, per la spinta alla libertà o se per la sua posizione nei confronti della corrida, ma mi hanno detto che è stato per tutte queste ragioni, per le reazioni della gente alla lettura del libro, perché ci sono state persone che si sono identificate con la possibilità di reagire all'oppressione, perché identificavano il toro con la società e il torero con l'oppressore, perché dava l'idea che fosse possibile essere sé stessi. La cosa interessante è che il libro può essere interpretato in modo diverso a seconda della cultura in cui viene letto. Per esempio è stato bandito in Italia, Spagna e Germania al tempo dell'oppressione, mentre in Cina è stato visto come un messaggio alla Gandhi, quindi ho aggiunto vari personaggi per rappresentare i diversi atteggiamenti nei confronti del messaggio. Il motivo per cui il libro è ancora oggi uno dei più popolari negli Stati Uniti è che viene letto e riletto in continuazione, che i genitori o i nonni lo leggono ai figli, attraversando varie generazioni, ma rispetto a qualche anno fa la situazione è cambiata tantissimo. Quando ho fatto il primo disegno per questo film era il 2011 e il mondo da allora è cambiato, per questo il concetto espresso da Ferdinand di tolleranza, di accettare qualcuno per quello che è e non per come appare, è ancora più importante. Io vivo negli Stati UNiti e capirete cosa voglio dire, ma è un concetto importante ovunque.
Come lo immagina questo film proiettato alla Casa Bianca?
Spero che il Presidente abbia letto il libro ai suoi figli o che qualcuno l'abbia fatto per lui. Non sarebbe male come idea, ma temo che ne trarrebbero il messaggio che vorrebbero interpretare dal film.
Un aspetto più tecnico: c'è una parentesi in acquerello nella parte iniziale del film, come ci avete lavorato?
Una delle sfide maggiori del film è quello stilistico. Un mio film precedente è stato Rio, che è tutto basato sull'uso di colori primari, forti, che hanno un forte impatto sull'occhio. Qui volevo rappresentare tonalità che potessero toccare il cuore e rappresentassero la tavolozza tipica del paese. Nel caso della Spagna servono i colori della terra, gli arancioni, i rossi e i gialli. Volevo che i colori rendessero il senso del paese in cui la storia è ambientata. Abbiamo usato l'acquerello nella sequenza di flashback in cui si sogna il toro nell'arena e ci siamo ispirati ai vecchi poster delle corride realizzati a mano. Abbiamo sviluppato una tecnica proprio per questa scena, realizzandola in 3D, ma lavorandoci in rendering come se fosse disegnata a mano.
Hai cercato di farne un film politico?
No, ho voluto fare un buon film. Ho chiesto se l'autore ne volesse fare un film politico e mi hanno detto che aveva voluto raccontare una bella storia e che un suo amico ne facesse i disegni. E ho seguito questo stesso spirito.