Stati Uniti d'America. Anni Cinquanta. Ogni cosa è illuminata da un accecante ottimismo, va tutto benissimo, i sorrisi dominano le vite di brave mogli e mariti provetti. In questo clima di smielata felicità, il boom economico incoraggia tutti a vivere sereni, circondati da automobili lucide, elettrodomestici rivoluzionari, case perfette. Non fa eccezione Mrs. Fairytale, casalinga solare e spensierata, sempre pronta ad agghindare con qualche addobbo il suo idillio domestico. Lei è amata, innamorata, appassionata, curatissima nell'aspetto ed elegante nelle movenze. Peccato che il suo barboncino sia finto, che suo marito la picchi, e che lei sia un lui. Messa in scena nella messa in scena, Favola costruisce il suo teatrino di finto perbenismo esasperando le illusioni di un'epoca in cui l'apparire dominava l'essere, anni in cui i generi sessuali e i ruoli sociali erano chiari e definiti con rigore. Una rigidità che Mrs. Fairytale vuole ribaltare. Tratta dal quasi omonimo spettacolo teatrale del 2011 diretto da Filippo Timi, Favola è una commedia agrodolce in cui il palco emigra sul grande schermo senza snaturare lo spirito ironico e vagamente malinconico della sua storia di maschere.
Diretto da Sebastiano Mauri, il film arriverà nei cinema soltanto per tre giorni (dal 25 al 27 giugno), e siamo certi che non lascerà indifferenti gli spettatori che busseranno alla porta di un Timi mattatore, istrionico e dirompente. In occasione dell'anteprima di questa piccola perla cinematografica, abbiamo avuto l'opportunità di incontrare autori e protagonisti per capire meglio questo accurato trasloco dal teatro al cinema. O dal maschile al femminile, se preferite.
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Come equilibristi
L'affiatamento è quello delle compagnie teatrali. Sorrisi, complicità, la soddisfazione comune per aver lavorato a qualcosa di bello, ma soprattutto significativo. Il cast di Favola si presenta consapevole di aver preso parte a un film coraggioso e audace, capace di ragionare sul tema dell'identità attraverso un tono irriverente e una scrittura ficcante. Un lavoro reso ancor più complicato dal delicato passaggio dal palco al grande schermo. Un'operazione che Mauri commenta così: "Possiamo dire che è stato davvero un parto, perché tutti noi abbiamo sentito la responsabilità e la pressione nel tradurre un'opera così ben riuscita in un altro medium. È stato un gioco da equilibristi in cui abbiamo voluto cambiare qualcosa senza stravolgere troppo la natura del progetto. Personalmente avevo lavorato allo spettacolo teatrale come consulente artistico, perché avendo vissuto dodici anni negli Stati Uniti mi ha aiutato a ricreare quell'immaginario americano tipico degli anni Cinquanta. In generale abbiamo scremato molte cose rispetto al lavoro svolto sul palco. Ad esempio abbiamo eliminato ogni forma di improvvisazione e i monologhi". Quello che colpisce in Favola è la sua capacità di cambiare registro, passando dal comico al tragico nell'arco di poche battute. Una peculiarità camaleontica che il regista ci tiene ad approfondire: "Credo che Favola sia un film bizzarro che sfugge alle definizioni, proprio fa Mrs. Fairytale. Per questo ci ho tenuto a rievocare questa natura instabile anche attraverso le musiche. Passiamo da sonorità classiche, tipiche delle Hollywood hitchcokiana, al metal, passando per brani moderni. Tutto questo mi serviva per far capire al pubblico quanto fosse rivoluzionaria la vita di Mrs. Fairtytale. E poi ci tengo a dire una cosa importante, ma attenzione agli spoiler. Fateci caso: è molto difficile trovare un film dedicato a coppie omosessuali in cui ci sia un lieto fine. Ecco, a me piaceva l'idea di provare a ribaltare questa abitudine attraverso un finale felice spesso negato".
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Donna Filippo
Lo ha ideato, diretto sul palco, sentito addosso e dentro. Filippo Timi non recita in Favola: Filippo Timi è Favola, un film in cui l'attore umbro ha riversato anima e corpo per dare forma a un personaggio in bilico tra spensieratezza e disgrazia, difficile da dimenticare. Non passa inosservata la sua Mrs. Fairytale, con i suoi tic, i suoi sogni, le sue contraddizioni. Un lavoro di trasformazione fisica e di predisposizione emotiva che Timi racconta così: "Prima di tutto devo assolutamente ringraziare i truccatori e i costumisti che, dopo quattro ore di lavoro lungo cinque settimane di riprese, mi hanno trasformato in Mrs. Fairytale. Ammetto che ho provato fatica nel portare un busto in grado di spostare i tuoi organi interni, nel vestire abiti pieni di ingombri e nel camminare sui tacchi. Sapete, è un esperimento che proporrei a qualsiasi uomo: rimanere in casa tutto il giorno a fare faccende domestiche, essere sempre perfetta per il proprio partner e non lamentarsi mai. Ecco, questo film mi ha fatto provare l'orgoglio di essere femmina". Il grande salto dal teatro al cinema stuzzica la curiosità dei giornalisti e concede a Timi la possibilità di un'interessante riflessione: "Sapete? Il passaggio è stato molto brusco, quasi disorientante, direi. Favola ha una sceneggiatura molto brillante, divertente, che spinge alla risata. Tutte cose che sul palco avverti perché la risposta del pubblico è immediata. In teatro si crea un'osmosi tra attori e spettatori.
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È come nutrirsi insieme della stessa energia. Invece, quando abbiamo iniziato a girare, i primi ciak erano davvero stranissimi. Dopo una battuta non c'erano feedback: solo un silenzio straniante. Sulle differenze tra cinema e teatro, concordo con Stefano. Abbiamo dovuto lavorare di sottrazione perché la macchina da prese coglie tutti. Sullo schermo devi farti guardare senza sottolineare troppo. Ma è anche vero che abbiamo anche aggiunto molte cose: ci sono due personaggi in più e vediamo degli ambienti casalinghi che non erano visibili in scena". Però, il colpo di scena arriva alla fine, quando Timi svela quando e come è nata la scintilla da cui poi è nata Mrs. Fairytale: "Stavo guardando la televisione, quando a un certo punto mi trovo davanti al programma Filippine's Got Talent. Sono stato letteralmente rapito da un concorrente che cantava, era un uomo, ma sembrava una donna in tutto e per tutto. Aveva un'incredibile fluidità nei movimenti, e mi ha stupito soprattutto il modo in cui muoveva le mani. Un aspetto che ho curato tantissimo anche io nel film. Chi dovrebbe vedere Favola? Lo dovrebbero vedere tutti, perché è un'opera che prova sfuggire a un'idea di identificazione ben precisa. È un film che parla di identità, di donne e di emancipazione. Non ci sono argini per certe storie". Figuriamoci per le favole.