È con la consapevolezza che la soap opera mascherata da serie TV Pàlpito è tuttora tra le più seguite su Netflix che attestiamo una nostra indisposizione per questo tipo di operazioni seriali che elaboreremo nella recensione di un'altra conseguenza di questa rivoluzione dei gusti: Fascino fatale. Ci siamo presi il tempo dovuto per processare i 7 episodi da 30' con cui si presenta questo thriller erotico tra adulterio, stalking e omicidi-suicidi, perché questa serie, su Netflix dal 7 luglio e diretta da Steven Pillemer, ci mette un po' a smascherarsi del tutto e di genuino e nuovo ha solo un cast sconosciuto e un'ambientazione diversa, che permette la famosa boccata d'aria fresca. Il primo episodio, quasi ce ne fosse bisogno, chiarisce che sono sesso, indovinate un po', seduzione (come il titolo originale Fatal Seduction) e adulterio i temi portanti e che per scelte sbagliate guidate dalla lussuria, il mondo apparentemente perfetto della protagonista, Nandi, andrà in frantumi.
Venuta a conoscenza, per caso, della relazione di suo marito Leonard (Thapelo Mokoena), uno stimato giudice, con la sua assistente, la professoressa di legge Nandi (Kgomotso Christopher), decide di concedersi un weekend con la spregiudicata migliore amica Brenda e lasciarsi andare alle possibilità. Queste prontamente si manifestano nelle fattezze del giovane (potrebbe avere la stessa età della ventenne figlia di Nandi, Zinhle (Ngele Ramulondi) Jacob (Prince Grootboom) incontrato sulla spiaggia e poi ad una festa e irresistibile notte di passione per la professoressa, ancora in elaborazione del trauma per l'aborto di pochi mesi prima, di cui Leonard l'ha incolpata. Dopo quella notte tutto cambia, Jacob si scopre essere uno studente di Nandi e poco a poco sempre meno ingenuo di come si era presentato e Brenda viene trovata morta nel suo appartamento, per quello che viene inizialmente archiviato come suicidio. Da quel punto in poi Fascino fatale si trasforma definitivamente in un semi-thriller dove l'evoluzione dei misteri che si nascondono nelle vite di tutti i componenti la serie, scorre via troppo lenta fino a non risolversi, poiché, questi 7 episodi sono la prima parte di Fascino fatale e la seconda non è stata neanche annunciata.
Con la serie sudafricana ci lasciamo dunque sospesi ed i visi, le ambientazioni e situazioni diverse da quelle a cui siamo abituati non bastano a distrarre, a lungo andare, da una recitazione da soap, dei personaggi troppo patinati e monodimensionali e delle scene di sesso da pubblicità. Ciò nonostante, Fascino fatale supera comunque le ovvietà di Pàlpito, le macchinazioni di Beautiful e la povertà emotiva di 365 giorni e può, effettivamente, rispettare la promessa con cui si è presentato in promozione: "un nuovo tipo di guilty pleasure"
Attrazione fatale
Non si facciano troppe illusioni coloro che potrebbero essersi fatti ingannare da pubblicità, poster e promozione: nonostante metta il sesso in primo piano e per certi versi, al centro di tutto, Fascino fatale non esce dal seminato dei cliché su come la sessualità venga vissuta diversamente da uomini e donne. Quest'ultime, Nandi in primis, sono mogli e madri esemplari fino a che non vengono tradite, deluse, trascurate, allora si concedono una libertà sessuale, una scappatella, un risveglio dei sensi che, attenzione, non sarebbe accaduto altrimenti: persino il personaggio di Brenda, presentata come una che si "godeva la vita" in realtà può giustificare il suo comportamento con una depressione scatenata da un trauma di 10 anni prima. E gli uomini? Anche qui, salvo eccezioni rare, rispondono alle tipiche classificazioni: c'è l'uomo di potere traditore, quello invece di più sani principi e poi l'impetuoso giovane imprevedibile ma rampante sessualmente. Il risultato è che, come il fatale del titolo suggerisce, ci viene in mente il famoso film con Glenn Close e Michael Douglas e la novità non è certo data da una rivoluzione nei personaggi ma semplicemente dal cambiare le pedine di questa attrazione pericolosa: è l'uomo questa volta a tormentare e la donna a cercare di liberarsi dalla morsa della passione ossessiva.
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Tra Beautiful e Pàlpito
Ad inizio recensione, non è stato un caso l'aver chiamato in causa la serie colombiana Pàlpito, amatissima dal pubblico di Netflix. Nonostante il suo successo tra il pubblico della piattaforma, l'abbiamo da subito classificata per quel che è, una soap opera mascherata da serie TV che è tanto un guilty pleasure quanto lo è Beautiful. Mentre però Pàlpito la sparava grossa quasi subito e si faceva smascherare a dovere, Fascino fatale, per quanto il titolo sia un indizio importante, trae in inganno perseguendo un ritmo lento, quasi un po' noir, che fa abbassare la guardia. È però il reiterare di sesso patinato, outfit impeccabili, flashback costruiti a tavolino che, sottolineando la finzione, provoca il distacco di chi guarda. È all'ennesimo slip di seta e pizzo che viene sensualmente (per il regista Steven Pillemer) sfilato via a Nandi da Jacob che ci ricordiamo che non stiamo guardando uno spot di lingerie ma una serie e che in più, le scene più piccanti devono essere state scritte da chi ha consultato la categoria "preferiti dalle donne" su Pornhub (controllare per credere). Eccezione a questo dominio di già visto, una scena che riabilita parzialmente il personaggio di Nandi come un essere oltre lo stereotipo, quella di un litigio in auto con suo cognato Vuyo (Nathaniel Ramabulana) in cui rivendica il suo diritto al piacere fisico, senza se e senza ma.
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Recitazione televisiva
C'è un altro trabocchetto messo in pratica da Fascino fatale: si è così distratti dai nuovi visi, dalla gioia di non vedere sempre le stesse facce, che ci si rende conto definitivamente solo dopo qualche episodio che quella freschezza ha offuscato la capacità di giudizio sulla recitazione che, purtroppo, è televisiva e senza alcun guizzo. I peggiori sono proprio i due principali interlocutori della serie, Nandi (Kgomotso Christopher) e l'attore, musicista e ballerino che interpreta Jacob, Prince Grootboom. Quest'ultimo viene inquadrato spesso di fianco o in primo piano nel tentativo della macchina da presa di ricreare visivamente un'inquietudine nel suo personaggio che non è evidentemente messo in scena dall'attore. Peccato invece per la mancanza di approfondimento di un personaggio (che speriamo di vedere di più nella seconda parte), quello di Zinhle (Ngele Ramulondi), figlia di Nandi e Leonard e l'unica che quando è presente, sembra avere molto ancora da dire e fare.
Conclusioni
A fine recensione della prima parte di Fascino fatale, serie TV di produzione sudafricana su Netflix, constatiamo che è sicuramente un nuovo guilty pleasure ma solo per coloro che si erano già fatti abbindolare dall’effetto soap opera di precedenti simili show, vedi la colombiana Palpito. Fascino Fatale ha dalla sua tanto sesso patinato e dei visi e ambientazioni nuove che lo rendono attraente ma il ritmo lento e una trama thriller non originalissima stancano nel lungo periodo.
Perché ci piace
- Ha nuovi visi e nuove ambientazioni.
- È ricco di sesso e gioca con l’aspetto erotico-thriller.
Cosa non va
- La recitazione è molto televisiva.
- Il ritmo è lento e non supporta una trama noir da incastri con pochi colpi di scena.
- I personaggi sono spesso monodimensionali.