In una giornata altalenante per qualità, il film giapponese vincitore dell'Academy Awards ha conquistato il pubblico di Udine, mettendo una seria ipoteca sulla vittoria del premio finale.
Era forse il film più atteso di questa undicesima edizione del Far East Film Festival: vincitore un po' a sorpresa dell'Oscar per il miglior film straniero, e presentato a Udine in anteprima europea, il giapponese Departures ha conquistato il pubblico della manifestazione friulana, che gli ha tributato un lunghissimo applauso mettendo così una seria ipoteca sulla vittoria del premio finale. Presentato nella prima proiezione della fascia serale, Departures è in effetti un film molto bello, emotivamente potente, narrativamente e visivamente rigorosissimo. Gli si potrebbe forse imputare qualche eccessiva concessione al melò più facile nel finale, ma è un peccato veniale: questa storia incentrata sulla morte che vuole, e riesce, a parlare soprattutto di amore e vita, è probabilmente il film migliore e più intenso finora visto a Udine.
La giornata era iniziata un po' in sordina con l'indonesiano Baler, dramma storico inficiato da un eccessivo didascalismo, per poi proseguire meglio con il sudcoreano My Dear Enemy, commedia sentimentale sussurrata, visivamente molto ricercata, registicamente matura. Una gradevole sorpresa in un panorame e in un genere ultimamente un po' in debito d'ossigeno.
Il primo film della fascia pomeridiana è un'altra commedia sentimentale, il cinese Desires Of The Heart: gli ammiccamenti al pubblico e la narrazione squilibrata, incapace di mantenere un ritmo costante nelle tante linee narrative seguite, lo rendono un prodotto non del tutto riuscito. Si torna su livelli alti con l'ultimo lavoro di uno dei nomi più importanti del cinema di Hong Kong: The Way We Are di Ann Hui, proiettato alla presenza della regista, è un dramma familiare quasi neorealista, girato in un digitale documentaristico, che colpisce per compattezza, pudore nella messa in scena e sincerità d'intenti.
Dopo il grande riscontro ottenuto da Departures, la serata prosegue con Rough Cut, "gioco" metacinematografico proveniente dalla Corea, duro e interessante, scritto da un nome noto come Kim Ki-duk. Il film di mezzanotte, che chiude la giornata, è l'hongkonghese The Forbidden Legend: Sex & Chopsticks, commedia erotica che riporta in auge un filone (quello dei vari Sex and Zen) che ha rappresentato, a prescindere dalla qualità artistica, una parte non trascurabile nel cinema della ex-colonia degli ultimi decenni.