Fantasmi in crociera
In tempi di rinascita del genere horror, dovuta anche alla ventata di idee e mezzi freschi portati da Oriente, vedere un film come questo Nave Fantasma - Ghost Ship è una pugnalata al cuore.
L'idea di partenza, quella di una nave da crociera che finisce in un vortice infernale e che sarà ritrovata 40 anni dopo, per quanto poco originale poteva essere sviluppata con più mordente e soprattutto arricchita di personaggi più carismatici o degni di qualunque attenzione. Cosa che non è accaduta.
Il film si apre con un imbarazzante incipit nel passato, ambientato su una nave da crociera italiana che sa di Love Boat, con una cantante che interpreta Senza Fine con una improbabile pronuncia italiana e gli ospiti che danzano sulla pista da ballo. Ci vengono presentati dei personaggi, ma talmente in fretta e superficialmente da non riuscire a focalizzare il ruolo che avranno poi nella storia.
Pochi istanti e qualcosa accade, trasformando la festa in un macello e uccidendo tutti i presenti.
L'azione si sposta quindi ai giorni nostri, per seguire una spedizione intenzionata a recuperare la nave dispersa quaranta anni prima. Da qui in poi, il film ha la struttura della tipica ghost story, con un complesso e interessante intreccio alla base, arricchito da una storia di avidità legata all'oro presente sulla nave.
Sebbene il film sembri funzionare nella creazione della tensione e nel destare curiosità, per quanto distante da qualunque forma di originalità, crolla definitivamente quando i fantasmi si concretizzano e vengono mostrati al pubblico.
Nel suo complesso, il film si presenta convenzionale e insignificante in ogni suo aspetto, tanto che trovarne dei veri difetti è difficile. Il problema principale di Ghost Ship è la mancanza di creatività alla base, l'uso trito e ritrito di idee e stereotipi del genere, il sapore di già visto che hanno i vari effetti.
Dopo il deludente esordio alla regia de I 13 spettri, questo Nave Fantasma - Ghost Ship conferma la scarsa profondità di Steve Beck come regista. Non si tratta di mancanza di tecnica, ma forse del suo opposto: tanta tecnica, ma senza la maturità necessaria per gestirla, bilanciarla e saperla usare al servizio della storia che si sta raccontando.
La cosa che più colpisce di questo film, come del precedente di Beck, è il pessimo uso dei tanti mezzi economici a sua disposizione (non dimentichiamo che la produzione è di Robert Zemeckis: il trucco, gli effetti, le scenografie, per quanto curati, stonano per l'uso che ne viene fatto nell'economia della storia, riuscendo ad essere sempre sopra le righe, ingiustificati e falsi).
Il cast è per lo più formato da attori semisconosciuti, arricchito, però, dalla presenza di Gabriel Byrne e Julianna Margulies, conosciuta per la sua militanza in E.R. Medici in prima linea in qualità di capo infermiera. Ma nemmeno i due nomi noti riescono a focalizzare su di sé l'attenzione, troppo penalizzati dai ruoli che vengono loro affidati, che non lasciano nessuno spiraglio agli sforzi interpretativi e di caratterizzazione, risultando, quindi, al pari degli altri intrappolati in una banale carrellata di personaggi stereotipati e piatti.
Un film da dimenticare insomma, buono solo per la classica serata pop corn sul divano di casa con brividi controllati e rassicuranti.
Se invece siete appassionati del genere horror, meglio aspettare qualche settimana e puntare sul cinese The Eye: tutt'altro stile.
Movieplayer.it
2.0/5