Dopo essere stato selezionato per il Festival di Cannes 2020, che non ha potuto svolgersi, Falling - Storia di un padre arriva finalmente in sala il 26 agosto grazie a BiM Distribuzione. Il suo autore Viggo Mortensen è dispiaciuto di non essere potuto andare sulla Croisette con i suoi attori, ma lo dice con calma zen. Un po' come il suo personaggio, John, che risponde alla violenza del padre cercando di mantenere la calma.
L'attore non è soltanto il protagonista insieme a Lance Henriksen, che ha il ruolo di suo padre, Willis: Viggo Mortensen qui è anche sceneggiatore, produttore, regista e compositore. Ha inseguito per anni questo film, volendo sottrarsi alle logiche degli Studios, che gli avrebbero chiesto di ammorbidire i dialoghi e la dinamica tra i due personaggi principali. Willis è un uomo che appartiene a un altro tempo: è razzista, misogino e omofobo. Il figlio John è dichiaratamente omosessuale, sta con un uomo di origini cinesi e con lui ha adottato una bambina. La loro convivenza forzata a Los Angeles, per via dello stato di salute dell'anziano, non è delle più felici.
Mortensen voleva fare un film onesto, in cui due persone che la pensano in modo opposto si scontrano perché non riescono a mettersi nei panni l'una dell'altra. Il tutto senza una risoluzione magica, un lieto fine forzato. Nella vita non succede così. Ne abbiamo parlato proprio con l'autore di Falling - Storia di un padre, raggiunto via Zoom.
La video intervista a Viggo Mortensen
Falling - Storia di un padre, la recensione: From Father to Son
Falling - Storia di un padre: Viggo Mortensen ha scritto la colonna sonora
Mi è piaciuta molto l'atmosfera del tuo film e la tua musica: perché hai scelto di comporre la tua colonna sonora?
Per un paio di ragioni: una è che ci ho messo diversi anni per poter fare il film, quindi ho avuto il tempo di pensare a molte cose. La sceneggiatura, il casting, le location e la musica. Ho cominciato a pensare alla musica e a comporne una parte prima di iniziare a girare. Un'altra parte l'ho scritta durante le riprese e il resto durante il montaggio. Ci è voluto tanto ed ero in cabina di montaggio ogni giorno. Ho vissuto con quelle immagini. Ho trovato il ritmo. Non l'avevo mai fatto prima, ma montare delle immagini è molto simile a qualcosa che invece conosco, ovvero produrre, montare e comporre musica. Cosa che ho fatto per anni. Mi è sembrato molto simile: devi guardare le immagini nello stesso modo in cui ascolti il suono e trovare il giusto tempismo, il giusto ritmo. È soprattutto una questione di tempo e ritmo. Quindi ho cominciato a farlo e immaginarlo. Sapevo che non volevo fosse troppo invadente: non mi piacciono i film che ti dicono cosa pensare e cosa provare. Amo quei film che, grazie alla qualità del racconto, ti invitano a scoprire delle cose. Film che non ti costringono a vedere e ascoltare cose.
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Quindi sapevo che la musica non doveva essere invadente e se avessi avuto un compositore probabilmente gli avrei detto in continuazione: 'meno, meno!' È stato più facile farlo e basta. Ed è stato anche meno costoso. Sarò onesto, adesso mi metto il cappello da produttore e dico che in questo modo non abbiamo dovuto pagare un compositore. Non abbiamo dovuto pagare l'attore che interpreta John, il produttore Mortensen, o lo sceneggiatore. Questi soldi sono andati al film. Era più facile per diversi aspetti. Sapevo cosa volevo. Magari per il prossimo film che farò si presenterà una situazione diversa: non scriverò la musica, vorrò comunque sentirla e manifesterò le mie opinioni, ma forse la farà qualcun altro. È stato per necessità: ho preparato il film per anni da solo, quindi ho dovuto fare molte cose. Per essere pronto.
Falling - Storia di un padre: l'importanza delle comunicazione
Visto che hai detto che sapevi cosa volevi, perché hai voluto prendere su di te tutto questo odio? Il protagonista del tuo film è un uomo anziano omofobo, odia le donne, è così volgare. Perché hai voluto confrontarti con tutte queste cose che oggi non siamo più disposti ad accettare?
Può essere che non le accettiamo, ma quando dici "noi" non dici tutti. Alcune persone non solo le accettano, ma sfortunatamente le esprimono apertamente. Non soltanto negli Stati Uniti, ma anche in Italia e in altri paesi. Volevo semplicemente esplorare i limiti della comunicazione. O chiedere a me stesso: la comunicazione ha dei limiti? Ci sono persone con cui non puoi parlare? O che non se lo meritano? Personalmente non la penso così, ma ognuno fa le sue scelte. Penso che la comunicazione sia un problema in questo momento, ovunque. È diventato un tale problema negli ultimi anni che direi che è un'altra pandemia. C'è la pandemia di Covid e la pandemia della mancanza di comunicazione. E dovremo lavorare duramente per risolvere questo problema. Sfortunatamente non c'è un proiettile magico o un vaccino per questo.
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La cura è ascoltare le altre persone, specialmente le persone che non ti piacciono e con cui non sei d'accordo, e accettare ciò che dicono, o almeno starle a sentire prima di cercare di far cambiare loro idea. E anche accettare chi sei e capire perché vuoi far cambiare loro idea, perché non sei d'accordo. Anche se non vogliono parlarti continua a provarci, ma senza usare i toni violenti che magari potrebbero adottare loro. Bisogna resistere alla tentazione, che in parte è ciò che succede in Falling: il protagonista fa lo sforzo consapevole di non rispondere, aspetta fino a che non ce la fa più. In termini di narrazione questo è intenzionale: volevo che fosse quasi fastidioso vedere questa persona che continua ad attaccare e il figlio che invece si fa da parte. Non è il classico conflitto di un dramma: di solito ci sono due persone sullo stesso livello che si scontrano. Non è la classica tensione: qui deriva dal fatto che una persona non reagisce. È quasi irritante. È fatto apposta: per meritarsi ciò che succede alla fine della storia, Willis deve esagerare. Deve essere ripetitivo e folle. È quello che succede nella vita reale.
Non è una storia che si risolve in modo magico: se questo fosse un film degli Studios, se avesse un altro tipo di regista, forse l'uomo anziano comincerebbe a piangere dicendo: mi sbagliavo, mi dispiace tanto. Ma non è così che funziona nella vita. Non è quello che vediamo nella società. Le persone non passano dalla tua parte perché il tuo ragionamento è eccellente. Non dicono: oh, smetterò di essere razzista, omofobo e misogino. Nella realtà non c'è questa magia. Bisogna incontrarsi a metà strada, essere empatici. È quello che racconta questa storia. Non diamo una risposta, mostriamo una situazione molto difficile, ma non senza speranza. Finché continui a provare a comunicare c'è sempre la possibilità, non la certezza, che si può avere un punto di contatto e un momento di empatia, anche se per breve tempo. Ma non è sicuro: potrebbe non succedere mai. L'unica cosa certa è che se smetti di comunicare non potranno esserci progressi. È la vita.
Falling - Storia di un padre: Viggo Mortensen dirige David Cronenberg
Com'è stato dirigere David Cronenberg? Vi volete bene, vi baciate molto, ma questa volta tu hai diretto lui. Che effetto fa?
Divertente, ci è piaciuto. Era molto preparato e professionale. Volevo che interpretasse il ruolo non come se fosse una parodia, o per farmi un favore. Ho pensato che fosse perfetto per la parte. Ho pensato che la combinazione di David e Lance Henriksen in quella scena sarebbe stata forte. E in un certo senso divertente. E così è stato: ha funzionato.