È un piacere ritrovare Viggo Mortensen, un attore eclettico e mai banale. E stavolta è un piacere doppio, Perché Falling - Storia di un padre, il suo primo film da regista, in uscita al cinema in Italia il 26 agosto, lo vede nella doppia veste di attore e autore, e permette di capire ancora meglio la sua sensibilità e il talento di un artista che ha lavorato con grandi registi, tanto da carpire da ognuno qualcosa e da rielaborare il tutto per dare vita a un grande film. Falling - Storia di un padre, è la storia di John (Viggo Mortensen), che incontriamo subito insieme al padre Willis (Lance Henriksenn), ormai anziano. I due stanno arrivando in California, dove John ha portato il padre per sistemarlo in una residenza vicino a lui, in modo da prendersene cura. Viaggiando tra scene del passato e quelle del presente, capiamo che Willis è stato, ed è, un uomo scomodo, scorbutico, difficile da prendere. E John dovrà tirare fuori tutta la sua forza interiore per relazionarsi con lui.
La storia di una famiglia immaginaria
Falling - Storia di un padre non è un film autobiografico, non racconta la storia della famiglia di Viggo Mortensen, ma quella di una famiglia ideale, immaginaria. È però un film personale perché, per scriverlo, l'attore e regista ha riletto una serie di appunti, scritti in diversi momenti, sulla propria famiglia, e da qui ha creato la struttura del film. Che vive appunto di frammenti, di ricordi, che prendono vita sullo schermo in un continuo avanti e indietro nel tempo. Falling - Storia di un padre, in questo senso, è anche un film sulla memoria, sulla soggettività e la mutevolezza dei ricordi, su come affiorano, e come siano, in fondo, guidati dai nostri sentimenti.
I migliori film di Viggo Mortensen
Il Signore degli Anelli: Aragorn, il figlio di Arathorn
È molto interessante vedere Falling - Storia di un padre alla luce della carriera di Viggo Mortensen, che oggi ritroviamo sullo schermo come un uomo maturo, naturalmente invecchiato, qualche capello bianco, qualche ruga, qualche chilo in più. È interessante vedere come sappia indossare su di sé - allo stesso tempo - il ruolo di padre (della giovane Monica) e di figlio dello scomodo padre Willis. Nella sua carriera d'attore Viggo Mortensen si è cimentato spesso con ruoli di figlio e di padre, a volte anche di padre putativo. Pensiamo al grande, indelebile ruolo con cui ha ottenuto la sua consacrazione, nella trilogia de Il Signore degli Anelli (La compagna dell'anello, Le due torri, Il ritorno del Re). Il suo personaggio, Aragorn, una volta rivelata la sua identità, viene caratterizzato proprio dalla sua natura di figlio, quello di Arathorn II. È proprio il suo essere figlio di un re che lo rende unico, che ne caratterizza il destino: quello di diventare il Re di Gondor. È un'eredità pesante, un fardello non facile da portare, è qualcosa da cui all'inizio sembra voler stare lontano, vivendo in esilio e presentandosi sotto mentite spoglie. Ma è qualcosa che alla fine decide di affrontare, accettando il suo destino e diventando re, proprio nel nome del padre. Un padre che non ha mai conosciuto, avendolo perso all'età di due anni. Essere il figlio di Arathorn, in questo caso, non comporta affetti, ricordi, legami, ma appunto una carica, un destino, una storia da continuare.
A History Of Violence e il buon padre di famiglia
Ma nella carriera di Viggo Mortensen ci sono anche ruoli da padre. E sono ruoli insoliti, peculiari, che prendono strade spesso impervie. Pensiamo a uno dei grandi ruoli che hanno caratterizzato la sua carriera, quello del protagonista di A History of Violence, il film del 2005 di David Cronenberg. Il suo personaggio, Tom Stall, è a prima vista quello che definiremmo il buon padre di famiglia: un uomo solido, tutto d'un pezzo, pacifico ma risoluto. Gestisce una tavola calda e si occupa dei suoi due figli in una piccola città dell'Indiana. La sua vera natura però sembra venire fuori quando sventa una rapina nel suo locale e uccide due malviventi. Diventa un eroe per caso. Ma, pian piano, appare evidente che, dietro alla facciata che ha dato la sua vita, c'è un passato di violenza. Viggo Mortensen, diretto in questo magistralmente da Cronenberg, è perfetto nel rappresentare la tensione che un padre può avere nel conciliare la sua vecchia vita con la nuova, il passato di criminale con il presente di padre, il bisogno di chiudere con un passato che non vuole farlo, proprio per proteggere la propria famiglia e i propri figli, quel provare ad essere un buon padre, proprio mentre la sua storia e le sue origini fanno di tutto per farlo essere un uomo diverso. In A History Of Violence è evidente anche come il padre sia un modello per i figli, nel momento in cui il figlio di Tom, dopo che la natura del padre è emersa in qualche modo, diventa a sua volta violento per difendersi da un bullo a scuola.
Falling: Viggo Mortensen svela i drammi personali alla base della storia
La promessa dell'assassino: difendere una bambina
Ma è ancora interessante il ruolo che Viggo Mortensen, sempre per David Cronenberg (a proposito, quando vedrete Falling fate bene attenzione e avrete una sorpresa...) ricopre nel film seguente, del 2007, La promessa dell'assassino. Quello che vediamo sullo schermo è quasi un percorso inverso a quello dei film precedente. Nikolai Luzhin, il personaggio di Mortensen, che conosciamo come autista, è dichiaratamente un assassino, un affiliato a una potente organizzazione criminale russa (Vori V Zakone). Il suo è un ruolo da cui in teoria non può scappare, da cui non si può nascondere, un ruolo raccontato in maniera inequivocabile dal suo corpo, ricoperto dai tatuaggi tipici da chi è affiliato all'organizzazione, ognuno con un significato, ognuno con la sua storia di morte. Essere un padre, in questo caso, non è neanche contemplato, in una vita vissuta così a stretto contatto per la morte. Eppure accade qualcosa. Nella vita di Nikolai entrano Anna Khitrova (Naomi Watts), un'ostetrica che vive e lavora a Londra e trova una bambina, data alla luce da una quattordicenne prima di morire. Nel ricostruire la vicenda incontrerà Nikolai. E lui, in qualche modo, si comporterà quasi da padre, un padre putativo. Non qualcuno che quella bambina la conoscerà e la farà crescere. Ma qualcuno che, attraverso scelte non facili, gli permetterà di continuare a vivere. Nikolai è a suo modo un padre speciale per quella piccola. Lo sa che un figlio e una famiglia non potrà mai averla, ma farà qualcosa per permettere a un'altra di vivere.
The Road: proteggere il proprio figlio ad ogni costo
Ci sono ancora padri molto speciali nella carriera di Viggo Mortensen. Quello di The Road, il film del 2009 di John Hillcoat, tratto dal romanzo di Cormac McCarthy, ci mostra un lato importante della paternità, quello della protezione del proprio figlio a ogni costo. In un mondo futuro, devastato da un'apocalisse di cui non sappiamo molto, Viggo Mortensen e il piccolo Kodi Smit-McPhee sono un padre e un figlio rimasti da soli, che non hanno più niente e nessuno, e che si fanno forza l'un l'altro per difendersi in un mondo desertico, freddo, inospitale. Bande di cannibali si aggirano per le lande desolate. E allora il personaggio di Viggo Mortensen mette in scena quella che è la funzione primaria, elementare di un padre: mantenere in vita il figlio, proteggerlo a ogni costo.
Viggo Mortensen parla del suo Captain Fantastic, un papà "imperfetto, forse troppo onesto"
Captain Fantastic: le scelte di un padre
E poi c'è un padre molto speciale, unico, quello del bellissimo Captain Fantastic, il film di Matt Ross del 2016. Il Ben Cash di Viggo Mortensen è un padre che ha fatto una scelta estrema, allo stesso tempo romantica e discutibile. Quella di tenere i propri figli lontano dalle brutture del mondo, dalla società e dal consumismo. Ben e i figli vivono nei boschi del Nord Ovest degli Stati Uniti, dove il padre li educa curando il loro fisico, con allenamenti a volte anche duri, e la loro anima, provando a dare loro una connessione forte con la natura circostante. Si occupa personalmente della loro educazione, leggendo loro libri e insegnando tutto quello che è necessario. Così, forse, saranno preparati ad affrontare la vita, se un giorno dovesse capitare. Un fatto doloroso fa sì che Ben e la sua famiglia in quella società ci debbano tornare, e allora i figli dovranno incontrare un mondo che non hanno mai conosciuto. La storia di Captain Fantastic, che regala a Mortensen un ruolo memorabile, è affascinante, dolce e dolorosa. Dentro c'è la passione e la cura di un padre per i propri figli, ma anche una scelta difficile che rischia di limitare la loro vita. Ben, dopo la sua esperienza, riconsidererà anche il suo punto di vista. Il padre di Viggo Mortensen ci mette anche di fronte a noi stessi, e ci ricorda che ogni scelta, piccola e grande che sia, che facciamo per i nostri figli, finirà per scandire comunque la loro vita.
Falling: storia di un padre, e di un figlio
E veniamo al recente, bellissimo Falling - Storia di un padre. È un cerchio che si chiude perché, in questo film, scritto diretto e interpretato da lui, Viggo Mortensen veste i panni del figlio e del padre allo stesso tempo. È un padre amorevole, corretto, sensibile. Vuole essere un uomo gentile, quello che il proprio padre non è stato. Ha una grande cura per i rapporti con il proprio compagno di vita e per la figlia. Ma allo stesso tempo quella cura la trova anche per occuparsi del padre, con cui non è facile relazionarsi. Willis è un uomo difficile, lo è sempre stato fin da giovane, lo è forse ancora di più ora che è nella sua terza età, ora che affiora un accenno di demenza senile accentuando un carattere già molto duro. Non è facile prendersi cura di un uomo a suo modo respingente, eppure John lo fa. C'è l'amore per un padre che, qualunque sia il carattere del genitore, non si può cancellare. C'è un senso del dovere, di correttezza, del fare la cosa giusta. C'è, in fondo, la consapevolezza che i ruoli si ribaltano e chi ti ha preso per mano, bene o male che lo abbia fatto, ora ha bisogno di essere preso per mano. Falling - Storia di un padre è un film che racchiude tutta le sensibilità e il talento di Viggo Mortensen, tutte le esperienze vissute nella sua carriera e le riunisce in un'opera che merita di essere vista, ma anche di restare nel tempo.