Hitler, Mussolini, Stalin, Churchill si aggirano in un paesaggio purgatoriale davanti alle porte del cielo in attesa di accedere al Paradiso. Il maestro russo Aleksandr Sokurov torna in sala con un film, Fairytale (in sala dal 22 dicembre per Academy Two), che è una spietata allegoria del potere: niente deepfake, ma immagini provenienti direttamente dai cinegiornali dell'epoca, frutto di un lavoro di setaccio durato anni sui materiali d'archivio di mezzo mondo. I protagonisti di questa favola nera vagano come anime inquiete, si parlano addosso, si prendono in giro ciascuno nel proprio idioma, in una babele di lingue, tra folle urlanti e fondali di villaggi in rovina. Un'opera monumentale con evidenti richiami all'attualità: "La mia lingua è il russo e la mia patria è lì dove la mia lingua è parlata e dove oggi accadono cose tremende", dice amaramente Sokurov durante la presentazione del film alla stampa.
Il lavoro sul materiale d'archivio
Nessuna delle immagini di questo film è stata realizzata tramite l'uso di deepfake. Cosa significa?
Se fosse stato possibile usare il digitale sarebbe stato proprio facile, nel mondo non ci sono attori capaci di recitare a quel livello o vivere direttamente la vita che hanno vissuto i protagonisti del mio film né in Europa né negli Stati Uniti o in Russia. Quindi l'opzione del deepfake non l'ho neanche considerata in partenza. Ho cominciato a lavorare e a occuparmi di cinema da quando ho diciassette anni e mi sono sempre interessato alla Storia, ho lavorato per tanti anni negli archivi russi e in quelli all'estero, in Giappone e Germania. Quello di mettere le mani tra i immagini di repertorio è sempre stata la passione della mia vita, e studiandoli a volte mi accorgevo che per qualche secondo, per un brevissimo istante il personaggio appariva sullo schermo così com'era nella vita, tradendo e scoprendo quei lati del suo carattere che non erano normalmente esposti al pubblico durante le registrazioni dei cinegiornali. Quel carattere, che ci permetteva di capire meglio Mussolini o Stalin o Hitler, traspariva per un secondo e mezzo sullo schermo. La programmazione politica di una statista non mi è mai interessata, trovo invece interessante ciò che accade nell'anima di un uomo che è capace di dare l'ordine di annientare migliaia di persone o di iniziare una guerra. In fondo è quello che insegnava Shakespeare: indagare il carattere dell'essere umano.
Che tipo di lavoro avete fatto?
Con i miei colleghi abbiamo setacciato tutto quello che esiste negli archivi di tutto il mondo dall'Europa agli Stati Uniti studiando ore e ore di materiale nel tentativo di capire cosa ci serviva, per esempio per Stalin abbiamo analizzato tutto quello che è stato girato e ho scelto quei momenti in cui traspariva la vera indole, il vero carattere del mio personaggio, quelli in cui diventava più autentico. Di solito erano momenti brevissimi e quindi ritagliavo lì dove il carattere di Mussolini, Hitler o Stalin era più evidente e da quello componevo un mosaico. Ho scritto la sceneggiatura prima di fare il film, e poi ho cominciato a comporre uno ad uno i personaggi che seguivano questa storia come pezzettini di un'enorme mosaico. Mi interessavano molto le sfumature dello stato d'animo, i momenti in cui il personaggio ride o è triste e che tradiscono la loro indole. Pensiamo alla faccia di Churchill alla fine del film quando crede di parlare con Dio, a quante sfumature di stati d'animo ci siano su quel volto: di furbizia, di stupore, di grande intelligenza. Era un momento molto difficile della sua carriera politica e della sua vita personale, durava pochissimo e l'ho trovato molto interessante al punto da volerlo inserire nel film.
È stato un lavoro di squadra...
Ho lavorato con cinque giovani colleghi; seguendo le mie indicazioni estraevano quello che io trovavo interessante e poi componevamo dei file e li mettevamo tutti insieme creando dei segmenti visivi dei personaggi. Se dovessi affrontare adesso tutto questo lavoro certosino di ritagliare manualmente e incollare le figure sullo sfondo che desideravo, forse direi di no, ma all'epoca non mi rendevo conto di quanta mole di lavoro mi aspettasse. Ci sono voluti due anni di lavoro ininterrotto.
Quanto è stato invece ripreso dal vero? O è stato quasi tutto fatto con materiale tratto da immagini esistenti?
A creare i fondali mi ha aiutato l'Italia, tutti i grandi pittori e disegnatori italiani che hanno disegnato sulla carta dei mondi veramente incredibili, forse ispirati al paese in cui vivevano o forse scaturiti dalla loro mente, da quei mondi ho attinto a piene mani. Molti di loro, compreso i francesi, amavano ritrarre le rovine come se cercassero di cogliere i rimasugli di un mondo che sta sparendo. Alcune cose invece le abbiamo create noi procedendo da disegni che avevamo, come nel caso del bosco in cui vagano i protagonisti. Ho usato alcuni quadri di Hubert Robert, ma mi sono ispirato anche alle immagini delle cave di marmo italiane e ad alcuni artisti tedeschi di fine '800 per creare un mondo in cui questi personaggi avrebbero potuto coesiste. Perché in fondo questo film è una fiaba ed era importante immergere questi uomini con le loro mille colpe in un ambiente che potesse ricordare allo spettatore le rovine della cultura e di un mondo creato su base umanistiche.
Fairytale, la recensione: la fiaba di Sokurov sulla follia del potere
La censura in Russia e la preoccupazione per il futuro delle nuove generazioni
Il suo film, come dichiara lo stesso titolo, è una favola sul potere...
Non sono né giudice né procuratore, ma non sono neanche difensore. Sono uno che ha la responsabilità di ciò che accade attorno a me, sono responsabile quanto gli altri, sono uno di quella folla, di quel mare umane umano che si staglia su quei fondali, uno di quelle tantissime persone che inneggiano a quei personaggi. Sono responsabile di tutto ciò che hanno fatto nel mio paese e altrove, perché la responsabilità di una singola persona, di chi ha seminato morte dichiarando guerra è pari a quella di tante altre persone che lo hanno portato al potere. Possiamo far fucilare o impiccare un dittatore colpevole di tanti crimini, ma cosa possiamo fare di milioni di persone che l'hanno portato al potere? Finché esisteranno questi milioni di persone esisteranno le guerre e i crimini contro l'umanità.
Ha sempre difeso il ruolo della cultura come strumento di salvezza. Come sta vivendo questo momento storico in Russia, un paese che lei ha deciso di non abbandonare?
Ho molte difficoltà, ma è altrettanto difficile immaginare quello che ci aspetta. Più che preoccuparmi per me e le mie difficoltà, mi sto struggendo per le difficoltà che vivono i miei giovani connazionali. La situazione politica in Russia è molto pesante.
La scuola di cinema che ha diretto per diversi anni nel Caucaso del Nord è ancora in piedi?
Non so dire quale futuro aspetti questi ragazzi. La censura in Russia c'è ed è un'arma fredda contro la gioventù. Pochi giorni fa ho finito il corso di regia all'Università di Cinema e Televisione a San Pietroburgo; diciassette ragazzi e ragazze di varie etnie hanno fatto vedere i loro lavori di diploma, ma non saprei proprio dire se qualcuno di loro, ammesso che riesca ad evitare di essere arruolato per combattere al fronte, riuscirà a fare qualcosa nel futuro. Quello che vedo davanti a loro è più che buio, e abbiamo il dovere di capire che ogni generazione ha le proprie responsabilità, la mia risponderà del futuro di questi giovani. Il cinema è un'arte collettiva, che richiede molti investimenti finanziari e la partecipazione di tante persone: è questo che dobbiamo assicurare ai nostri giovani. Non voglio che questa nuova generazione di studenti venga privata della possibilità di realizzarsi. E penso che anche in Italia i giovani cineasti vivano una situazione non facile, e anche peggiore rispetto alla Francia e alla Germania. Aiutate i vostri giovani, solo così si riuscirà a mantenere vivo il cinema italiano, dobbiamo essere fieri di tutto quello che ci ha dato; probabilmente il cinema non sarebbe quello che è oggi se non ci fossero stati i grandi maestri italiani.
Gli intellettuali riescono in questo momento a far sentire la propria voce?
Come cittadino posso solo scrivere una lettera al Presidente protestando per la situazione del paese, anche per l'ambiente politico che si è creato in Russia adesso. E ho sempre fatto così, ho sempre scritto, ma non ricevo più risposte. I media di Stato evitano accuratamente di pubblicarmi o di intervistarmi, perché sono "personaggio non grato". Tutti i media dell'opposizione hanno lasciato il paese, e ne sono enormemente dispiaciuto perché uno Stato non può essere veramente libero senza opposizione.