E' una commedia del tutto immersa nei colori, odori e sapori cubani, Faccio un salto all'Avana. Un film, esordio alla regia per il giovane Dario Baldi, in cui la simpatia dei due protagonisti Enrico Brignano e Francesco Pannofino (che interpretano due fratelli che sono l'uno l'opposto dell'altro) trova un teatro ideale in una terra da sempre meta del turismo europeo, ricca di contraddizioni ma anche di una straordinaria vitalità. Parliamo naturalmente di Cuba. Del film, e del suo rapporto con la Isla Grande, hanno parlato il regista, i protagonisti e la bella attrice colombiana Aurora Cossio, nella conferenza stampa tenutasi stamattina a Roma.
C'è una certa cura formale nel film, specie nella resa delle scenografie. Come avete lavorato su questo aspetto?
Dario Baldi: Volevamo evitare di trattare Cuba come una sorta di cartolina di viaggio: volevamo al contrario renderla vera, anche nelle sue povertà. C'è stato un grosso lavoro anche nel casting e nella scelta delle comparse, che ho voluto selezionare personalmente; la produzione mi ha dato comunque una grossa libertà.
Perché una commedia con quest'ambientazione?
Dario Baldi: Lo scopo principale era fare una commedia che si distanziasse dai film vacanzieri e balneari, cinepanettoni o cinecocomeri che siano. In questo senso, un attore come Pannofino accanto a Brignano era la scelta ideale, così come quella di Aurora Cossio, che rappresenta una bellezza diversa da quella classica, e puntualmente svestita, dell'immaginario sudamericano.
Com'è nata la complicità tra i due attori?
Enrico Brignano: Io conoscevo già Francesco dal teatro, quando la produzione l'ha proposto ho subito detto "_perché no?" _ E' un attore molto bravo ed eclettico, uno che la sua fama se l'è meritata sul campo. E poi è anche un compagnone, una persona divertentissima. L'amicizia e la stima reciproca che ci sono tra noi hanno influenzato molto il risultato finale.
Francesco Pannofino: Enrico è uno che fa ridere pure le pietre, andavamo a cena tutte le sere, era divertentissimo. Ci siamo trovati a lavorare insieme in quello che è un paese strano, caratterizzato da un tempo sospeso, con queste automobili che sono rimaste le stesse degli anni '50, e con l'allegria della gente che stride con la difficile situazione sociale. L'atmosfera del film ha tratto vantaggio dallo spirito positivo dei cubani, sulla pellicola sono stati impressi tutti i colori dell'isola.
Enrico Brignano: Io faccio l'attore, quindi non è detto che i miei personaggi mi corrispondano in tutto. A volte vengo scelto per ciò che sono, a volte perché certe mie caratteristiche si rispecchiano in quelle del personaggio. Certo, nella mia recitazione c'è sempre farina del mio sacco; e comunque va detto che Dario lasciava molto spazio alla creatività di ognuno.
Questa è una commedia più "pulita" di ciò che potrebbe far presumere l'ambientazione cubana.
Enrico Brignano: Sì, noi avevamo dell'Avana un'idea un po' stereotipata, traslata. Ci siamo resi conto, invece, che ci sono in atto dei cambiamenti, gli ultimi dei quali rappresentati dalle riforme economiche di questi giorni; certo, il turismo sessuale c'è ancora, ma anche da quel lato le cose stanno lentamente cambiando.
Dario Baldi: Partivamo da una sceneggiatura ben congegnata, che in teoria poteva anche prestare il fianco a un film più esplicito. Ma fin dall'inizio la nostra scelta è stata diversa, abbiamo optato per una commedia più "pulita", che tuttavia non significa puritana.
Brignano, questo è uno dei film in cui c'è di più del suo repertorio di attore teatrale, oltre che della sua capacità di improvvisare.
Enrico Brignano: Io mi reputo fortunato, visto che lavorando in teatro non è detto che si diventi famosi a livello nazionale. Spero che film come questo possano rappresentare un nuovo inizio per la mia carriera cinematografica, sono molto contento che ora mi si lasci più spazio, più libertà.
Pannofino, il film esce in un periodo caratterizzato da una grande incertezza per le produzioni italiane. La "ferita" di Boris il film, che non ha ottenuto al botteghini i risultati sperati, ha lasciato il segno?
Francesco Pannofino: L'uscita dei film nel periodo in cui "scoppia il sole" purtroppo penalizza, da sempre. I risultati di Boris sono stati compromessi da un week-end negativo e da una promozione sbagliata: quel manifesto con il pesce non è stato capito, sarebbe stato molto meglio mostrare gli attori. Comunque non c'è nessuna ferita, io ritengo Boris un film molto riuscito, e credo che col tempo verrà maggiormente apprezzato.
Aurora Cossio: Ero un po' preoccupata dal dover interpretare una donna cubana, visto che sono nata in Colombia e non conoscevo Cuba. Era necessario che andassi lì, prima, che parlassi coi cubani, per approfondire le loro storie e capire. Non è stato facile ma era necessario. Parlare con gli abitanti mi ha aiutato a sentire la realtà dell'isola, una realtà che poi ho trasferito nel mio personaggio. La chiave di tutto è la dolcezza, per un personaggio che all'inizio appare molto diverso da quello che in realtà è.
Avete seguito la sceneggiatura alla lettera o strada facendo avete modificato qualcosa?
Dario Baldi: La sceneggiatura nella sua struttura di base è rimasta intatta, ma nel corso delle riprese abbiamo stravolto mille cose: non per il gusto di stravolgere, ma perché era giusto affidarsi anche alla creatività degli attori.