Il cinema ha sempre fatto parte della carriera di Fabio de Luigi, anche agli inizi del suo successo sul piccolo schermo. Nasce come comico e si fa conoscere soprattutto grazie alla partecipazione alle varie edizioni di Mai dire... con la Gialappa's Band, interpretando tanti personaggi originali, esilaranti e sopra le righe, raggiungendo però la vera fama nei primi anni 2000. Nel mentre delle irriverenti invenzioni dell'Ingegner Cane ("mille mila"), dell'intellettuale Guastardo ("ah, la tauromachia!"), del Pagliaccio Baraldi ("ciao bambini!"), di Olmo, MedioMen o Bum Bum Picozza, tutte maschere dissacranti e fuori dagli schemi, De Luigi continua il suo percorso sul grande schermo già cominciato nel 1996, partecipando a numerose produzioni sempre in ruoli di supporto, da caratterista o corali.
È Dario Migliardi nel 2002 ad offrirgli la prima scrittura da protagonista con Un Aldo qualunque, e da lì l'attore non ha fatto altro che ritagliarsi sempre più spazio nel cinema italiano, diminuendo la sua presenza televisiva per perseguire anche il sogno della regia poi realizzatosi con Tiramisù nel 2016, per altro in forma totalmente autoriale. Con oltre 35 film all'attivo, un bagaglio di personaggi originali impressionante, numerose partecipazioni a diversi show tra streaming e tv e tre lungometraggi da lui interamente scritti e diretti, Fabio de Luigi è oggi uno dei talenti più amati, riconoscibili e versatili dell'intrattenimento nostrano, i cui migliori film sono sparsi lungo trent'anni di onorata carriera. Scopriamoli insieme.
1. Tutti gli uomini del deficiente (1999)
Scritto da Paolo Costella e ideato dalla Gialappa's Band al suo debutto cinematografico - come co-sceneggiatori -, Tutti gli uomini del deficiente è un concentrato dell'umorismo folle e derisorio dei programmi televisivi del gruppo con protagonisti tanti comici feticci, compreso ovviamente Fabio de Luigi. Si tratta di un film corale interamente commentato fuori campo dalla Gialappa's, dove un gruppo mal assortito di omonimi si ritrova a competere per ereditare fondi e multinazionale produttrice di videogiochi dell'eccentrico imprenditore Leone Stella (Maurizio Crozza), che per scegliere il suo successore inventa un'eccitante sfida tutti contro tutti. Sì, sembra l'antesignano italiano di Ready Player One di Ernest Cline, insieme cult e scult del nostro cinema, divertentissimo, inaspettatamente inventivo e ovviamente dissacrante.
2. È già ieri (2004)
Grande esempio di remake nostrano di un classico del cinema americano. Scritto, ri-adattato e diretto da Giulio Manfredonia con il benestare di Harold Ramis e Danny Rubin, È già ieri è il remake di Ricomincio da capo con Bill Murray, sostituito per l'occasione da Antonio Albanese. La storia è praticamente la stessa, solo ambientata a Tenerife, ugualmente divertente, intelligente e funzionale. Nel film De Luigi interpreta Enrico, timido cameramen al servizio del protagonista e grande spalla sia dal punto di vista comico che drammatico, soprattutto riflessivo. È forse qui che comincia a intravedersi concretamente il reale potenziale interpretativo dell'attore, capace di tante sfumature differenti al di fuori dei ruoli tipicamente più commediati ricoperti fino a quel momento, almeno quelli più importanti.
3. Come Dio comanda (2008)
Prima e importante collaborazione tra Fabio de Luigi e Gabriele Salvatores, che dopo il successo di critica e pubblico di Io non ho paura torna a distanza di cinque anni a trasporre sul grande schermo un romanzo di Niccolò Ammaniti. In Come Dio comanda la tematica genitoriale è sempre al centro del racconto, ma ambientazione e messinscena cambiano. Una storia di provincia e di ultimi che si muove all'interno del complesso rapporto tra un padre alcolizzato, razzista e disoccupato e del figlio sotto tutela dei servizi sociali. Un film che sfocia nel disagio e nel crimine ma anche nella redenzione e nell'amore, dove un convincente De Luigi interpreta un assistente sociale di nome Beppe Trecca in un ruolo tondo e ben cucito su di lui, insieme severo e confortante, caratterizzato al meglio dall'attore e ben diretto da Salvatores.
4. Happy Family (2010)
Dopo una serie di cinepanettoni, il primo film con Fausto Brizzi e la collaborazione con Pupi Avati, nel 2010 Fabio De Luigi torna a lavorare insieme a Gabriele Salvatores nel riuscito Happy Family. L'opera è tratta dall'omonima piece teatrale scritta da Alessandro Genovesi (di cui diventerà successivamente feticcio attoriale) e a sua volta ispirata dal classico pirandelliano Sei personaggi in cerca d'autore. De Luigi interpreta con piglio divertente, divertito ma anche drammaturgicamente solido lo sceneggiatore Ezio, autore in crisi creativa, un po' pigro e benestante. Quando partecipa a una movimenta cena in famiglia, poi, comincia improvvisamente a delinearsi il suo nuovo progetto, soprattutto guardando alla caratterizzazione e alle relazioni dei personaggi, curiosamente simili ai suoi parenti. Comincia così un gioco meta-cinematografico ma anche letterario che stuzzica l'attenzione dello spettatore e lo invita ad entrare nel mondo sospeso di Ezio tra ironia e riflessione, in un lungometraggio che guarda a 8 e mezzo di Fellini, ai Tenenbaum di Wes Anderson, ai Soliti Sospetti e al teatro di Berkoff e del già citato Pirandello.
Recensione Happy Family (2010)
5. La peggior settimana della mia vita (2011)
La prima sinergia cinematografica tra Fabio De Luigi e Alessandro Genovesi arriva appena un anno dopo Happy Family con La peggior settimana della mia vita. Il film ritrova alcuni temi caria all'autore, specie quelli famigliari e relazionali, ma va oltre la drammaturgia e il citazionismo cinematografico colto, più semplice e immediato, commediato a tutto tondo. Prende molto da Ti presento i miei ed è comunque un remake italiano dell'omonima sitcom britannica della BBC, ma Genovesi riesce a sfruttare al meglio il talento comico di De Luigi, che qui torna ad essere protagonista senza troppe sfumatura drammatiche. La storia è semplice: l'impiegato Paolo deve conoscere la ricca famiglia borghese di Margherita, che ha deciso di sposare. L'evento è motore di molti siparietti esilaranti e di eventi catastrofici e dissacranti per la credibilità del protagonista di fronte a una classa sociale elevata e giudicante, ma anche di equivoci divertenti. Un film leggero e funzionale che ha pure spalancato le porte a un sequel, seppure meno riuscito.
6. Gli uomini d'oro (2019)
Secondo film scritto e diretto dal talentuoso Vincenzo Alfieri, Gli uomini d'oro (leggi la recensione) è ispirato ai fatti realmente accaduti della Rapina alle poste di Torino, avvenuta nel 1996 e considerata ancora oggi una delle più sanguinose ed efferate della storia italiana. Alfieri divide il lungometraggio in capitoli, strizzando l'occhio al cinema di genere hollywoodiano, e sceglie alcuni dei volti maschili più conosciuti del nostro cinema, Fabio De Luigi compreso, mettendo in scena un heist movie teso e avvincente con una regia per nulla scontata. Ottima l'interpretazione di De Luigi, in un ruolo diverso dal solito, inquietante e controllato, severo e intelligente. Al di là dei richiami a Blindato di Nimrod Antal o The Town di Ben Affleck - comunque centrati e funzionali - Gli uomini d'oro è uno di quei film passati ingiustamente in sordina troppo velocemente. Davvero interessante.
7. 50km all'ora (2024)
Terzo film da regista (e autore) di Fabio De Luigi, 50km all'ora rappresenta l'attuale culmine dell'intera carriera del poliedrico talento della star, che unisce infatti in un lungometraggio on the road nostalgico, divertente ed emozionante più o meno tutte le cifre del suo stile comico, registico e interpretativo. Soprattutto, la forte e inaspettata chimica su schermo con Stefano Accorsi eleva il dettaglio relazionale del prodotto, generando un continuo confronto tra i due protagonisti che porta a volte alla commozione e altre alla risate. Un film davvero riuscito, 50km all'ora, che racconta la storia di due fratelli che decidono di spargere le ceneri del padre a Cervia imbarcandosi in un viaggio in Ciao lungo tutta l'Emilia-Romagna. Un percorso lungo il quale i due ricordano un legame ingiustamente sopito da tempo, ritrovandosi e riscoprendo un affetto quasi dimenticato tra scontri e rivelazioni. Come scritto nella nostra recensione di 50km all'ora: "Una commedia divertente e divertita che non nasconde i sentimenti (al maschile), bensì li sfrutta per creare un rapporto profondo tra la storia e il pubblico".