Fabbricante di lacrime, la recensione: uno young adult fin troppo enfatizzato

La recensione di Fabbricante di lacrime: Alessandro Genovesi adatta su Netflix il romanzo di Erin Doom (vero e proprio caso letterario) per un film che trascrive (in modo emotivamente artificiale) invece che re-interpretare. Protagonisti Caterina Ferioli e Simone Simone Baldasseroni.

Fabbricante di lacrime, la recensione: uno young adult fin troppo enfatizzato

Non possiamo fare un diretto paragone con il libro originale perché, ça va sans dire, non lo abbiamo letto. Tuttavia, rintracciando la storia editoriale, non possiamo non citare l'assoluto successo ottenuto: Fabbricante di lacrime (edito da Salani) nel 2022 ha venduto mezzo milione di copie, imponendosi come il romanzo più venduto in Italia (!). Traguardo clamoroso, se pensiamo che l'autrice, Erin Doom (nome d'arte e viso avvolto nel mistero, almeno fino al 2023, quando si è rivelata), si sia inizialmente auto-pubblicata, prima di venir "scoperta" da Salani. Il grande successo di Fabbricante di lacrime, secondo ciò che abbiamo rintracciato in rete, proviene dal passa parola, capace di viaggiare velocissimo su TikTok (e dove sennò?) tra i giovanissimi. Detto questo, e visti i numeri, ecco subito l'aggancio cinematografico: perché non farne un film? Detto fatto, ecco arrivare su Netflix l'adattamento diretto da Alessandro Genovesi e scritto insieme ad Eleonora Fiorini.

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Fabbricante di lacrime: Caterina Ferioli durante una scena del film

Un adattamento, lo diciamo subito, che si lega al filone anglosassone del classico young-adult-drama-gotico-romantico però rivisto in chiave italiana (con un altro però: l'epoca di Twilight è sfortunatamente lontana). Un bel cortocircuito, in quanto la cornice di Fabbricante di lacrime è appunto quella tipica del Nord America (così viene immaginata da Erin Doom) con tanto di High School e nomi anglofoni. Se la letteratura non ha confini (perché è l'immaginazione a non averne), la forma filmica, invece, si scontra inevitabilmente con alcuni pre-concetti legati alla realtà (e al budget...). Soggetto, copione, regia, interpreti. In questo senso Fabbricante di lacrime finisce per scricchiolare notevolmente sotto una costante enfatizzazione della scena, delle performance e della storia, risultando eccessivamente iperbolico anche rispetto al contesto teen/young di cui fa lecitamente parte.

Fabbricante di lacrime, la trama: l'amore tra Nica e Rigel

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Fabbricante di lacrime: Simone Baldassari in una scena del film

Ora, la trama: Fabbricante di lacrime ha per protagonista Nica (Caterina Ferioli, praticamente all'esordio), che fin da piccola è cresciuta nell'orfanotrofio Grave. In queste antiche mura, rigide, fredde, austere, Nica si è lasciata andare all'empatia (ama gli animali), nonostante le venga ripetuto quanto siano le regole le uniche cose importanti della vita. Dall'altra parte, all'interno del Grave, aleggia la leggenda del Fabbricante di Lacrime. Chi è? Una misterioso individuo che pare aver modellato la paura, avvicinandola ai sentimenti umani. Quella che sembra una favola, però, influenza tanto Nica quanto le altre ragazze dell'orfanotrofio. Almeno fin quando Nica viene adottata.

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Fabbricante di lacrime: una scena del film

Non sarà la sola, perché la famiglia che la ospita sceglie anche Rigel (Simone Simone Baldasseroni aka Biondo), tenebroso e fascinoso ragazzo (cliché a più non posso!) con cui Nica pare non aver nulla in comune. Figuriamoci una possibile convivenza famigliare. Però poi i loro sentimenti contrapposti finiranno per scontrarsi e, generando una tempesta (sì, c'è anche la solita scena sotto la pioggia), capiranno di essere parte integrante di un disegno passionale e rivelatorio.

Uno young adult eccessivamente caricato

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Fabbricante di lacrime: Caterina Ferioli in una scena del film

Ma a chi parla, Fabbricante di lacrime? Un dettaglio non da poco: senza dubbio si rivolge a chi ben conosce il romanzo di Erin Doom, tramutando in carne ed ossa l'amore travagliato tra Nica e Rigel (un amore derivativo, e lastricato dagli stessi cliché). Quindi, un panorama ben idealizzato dalla produzione, e chiaramente conscio del materiale originale. Ma se (teoricamente) c'è una comunicazione con i fan del libro, dall'altra parte l'intero approccio filmico risulta ben poco fluido oltre che approssimato, costruendo un climax mai davvero tormentato, e anzi frutto di una continua sottolineatura: dialoghi forzati, scambi esagerati (quasi da aforismi), ridondanza tanto nell'estetica quanto nelle interpretazioni (Caterina Ferioli ma in particolare Simone Simone Baldasseroni caricano eccessivamente ogni parola del copione, risultando più vicini al romanzo che alla fluidità che richiederebbe una messa in scena filmica), così come nel costante e incessante accompagnamento musicale, sia originale che ascoltabile da una soundtrack che ammicca senza mai essere veramente risolta all'interno della storia (si va da George Ezra ad Olivia Rodrigo e Billie Eilish, senza una naturale continuità).

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Fabbricante di lacrime: Simone Baldassari, Caterina Ferioli in un'immagine

E se Alessandro Genovesi è un regista di buone commedie (10 giorni senza mamma è un esempio), Fabbricante di lacrime non sembra avere la giusta attendibilità all'interno della sua (ottima) filmografia. Più in generale, sia nel tono che nell'umore questo adattamento sembra essere la diretta traduzione delle pagine del romanzo, senza la sacrosanta re-interpretazione frutto del miglior adattamento possibile. Non facciamo paragoni con le pagine di Erin Doom, lo abbiamo scritto all'inizio della recensione, tuttavia il discorso su Fabbricante di lacrime si può allargare ad un altro paragone, già affrontato per altri film: le piattaforme streaming, per i titoli originali, non sfidano quasi più il grande schermo, ma si affiancano alle produzioni del piccolo schermo, offrendo al pubblico lo stesso modus operandi tipico della televisione generalista: prodotto, prodotto, prodotto. E Fabbricante di lacrime è un altro lampante (e ahinoi poco riuscito) esempio.

Conclusioni

Come scritto nella recensione, Fabbricante di lacrime è un adattamento che ricalca il grande successo del romanzo, finendo però a sfiorare i toni meno riusciti del teen-movie dagli umori gotici e tormentati. Dialoghi esagerati e svolte approssimative poco aiutano, così come la performance altalenante del cast. In questo senso, il film è un ulteriore esempio di quanto alcune produzione streaming puntino a competere con la tv generalista più che con il grande schermo.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • Chiaramente ambizioso...

Cosa non va

  • ... Ma il risultato è sconnesso.
  • La regia, mai incisiva.
  • I dialoghi, incredibilmente enfatizzati...
  • ...e calcati da un cast non del tutto convincente.