Dalle pagine di Wattpad al successo su TikTok fino al film su Netflix, in streaming dal 4 aprile: Erin Doom e il suo libro Fabbricante di lacrime sono diventati un caso editoriale. Il nome sembra quello di un'americana, invece Doom è italianissima: il suo vero nome è Matilde (il cognome ancora non l'ha rivelato ufficialmente), come ha annunciato lo scorso anno da Fabio Fazio nello studio di Che tempo che fa.
Fabbricante di lacrime, pubblicato da Salani, con quasi 600mila copie, è stato il libro più venduto in Italia nel 2022 e ora l'autrice è anche stata scelta dal Salone del libro di Torino come curatrice della neonata sezione Romance, genere che è stato spesso considerato di "serie B" dagli "autori seri" ma che ora, visto l'enorme successo, è stato ufficialmente riconosciuto dalla più importante manifestazione italiana nel campo dell'editoria.
La storia ricorda quella di un'altra fortunata saga letteraria prestata al cinema, Twilight. Le atmosfere sono quelle: siamo in America, in una piccola città del Minnesota. I protagonisti, Nica e Rigel, hanno vissuto un'infanzia traumatica. Entrambi senza genitori, sono cresciuti in un istituto, il Grave (un nome che è tutto un programma), in cui hanno subito violenze fisiche e psicologiche da parte della direttrice, Margaret (Sabrina Paravicini). I due non si sopportano, ma, quando vengono scelti da una coppia per essere adottati, si ritrovano costretti a vivere sotto lo stesso tetto. Ed è qui che il loro rapporto si complica. A interpretarli gli attori Caterina Ferioli e Simone Baldasseroni, noto come Biondo, cantante ora prestato al cinema. Nella nostra intervista ci spiegano il significato della rosa nera in Fabbricante di lacrime.
Fabbricante di Lacrime: intervista a Erin Doom, Caterina Ferioli e Simone Baldasseroni
Abbiamo incontrato la scrittrice e gli attori a Milano, dove abbiamo potuto omaggiarli di una rosa ciascuno. Colori a disposizione: bianco, rosso e nero. Nel film c'è una tradizione: nel liceo che frequentano i ragazzi chiunque può lasciare nell'armadietto di chi vuole una rosa. A seconda del colore il significato cambia. La rosa nera significa amore tormentato. E Rigel ne regala una a Nica. Erin Doom e gli interpreti avrebbero piacere a riceverne una?
Fabbricante di lacrime, la recensione: uno young adult fin troppo enfatizzato
Caterina Ferioli: "Io sì. Le rose sono belle tutte, però, se c'è un significato dietro, la rosa nera va bene. Io sarei contenta. Però vorrei sapere chi me la manda! E non tirare a indovinare". Simone Baldasseroni è d'accordo: "A me il nero piace. Il nero è un colore che sta bene con tutto. Ha molto significato, mi rappresenta. Sia il nero che il bianco. Quindi sì, mi piacerebbe riceverla".
Per Erin Doom: "La rosa nera ha un significato controverso. Ed è il motivo per cui effettivamente Rigel la regala a Nica. Sicuramente sarebbe qualcosa di raro e particolare".
Fabbricante di lacrime e l'importanza di avere delle passioni
Una cosa che distingue i protagonisti di Fabbricante di lacrime dagli altri compagni di scuola è l'avere delle passioni che coltivano fin da piccoli con impegno e costanza. Rigel ama la musica e suona il pianoforte, Nica invece gli animali: li studia e cerca sempre di aiutarli. Avere delle passioni ci fa capire che l'altro ha una scintilla e quindi si può creare un legame forte?
Per Simone Baldasseroni è un aspetto importante: "A me in una ragazza piace tanto il fatto che, oltre ad avere un lavoro ed essere emancipata, abbia delle passioni. Perché alla fine la vita è fatta anche di momenti in cui non hai niente da fare e si riempiono con le passioni. Per esempio io sono appassionato di scacchi in una maniera incredibile. Quando c'è un buco lo riempio di passioni: a me stare fermo non piace".
Caterina Ferioli concorda: "Per me è fondamentale avere passioni: soprattutto quando si parla di rapporti. Instaurare un rapporto con qualcuno che non ha passioni, non ha hobby, diventa difficile. Sono fondamentali anche per formarsi. Poi non è importante quale: può essere il giardinaggio come l'uncinetto".
Per Erin Doom: "Le ho sempre reputate un tratto molto importante, anche caratterizzante della personalità di ciascuno di noi. In un certo senso è un po' quel fuoco che ci tiene vivi. Possiamo fare qualsiasi cosa, qualsiasi tipo di lavoro, magari la nostra passione è anche il nostro lavoro, però poter tornare a casa e dire: adesso coltivo qualcosa che è per me stessa è diverso. Se tutto il resto dobbiamo farlo, quello vogliamo farlo. Quindi, secondo me, c'è una differenza importante".