Il loro spettacolo dura all'incirca 90 minuti. Recupero più, recupero meno. Un tempo dura quanto una puntata di una serie TV, l'intera partita quanto un film, ma per loro lo show non finisce lì, su quel green carpet lungo oltre 100 metri, dentro quei teatri a forma di stadio dove echeggiano i loro nomi. Sistema criticato da molti ma di cui siamo tutti succubi, il calcio moderno ha forgiato personaggi che vanno oltre la prestazione sportiva, uomini ingombranti con un ego smisurato; un sistema dove le persone normali ci appaiono come rare e ammirevoli eccezioni in un panorama dominato da superuomini.
Il calciatore spesso viene prima della maglia, prima della squadra, è parte integrante dell'entertainment, icona pop così interessante da aver scatenato la recente moda dello storytelling sportivo. Di loro conosciamo tutto, ogni retroscena del passato, qualsiasi vezzo privato; sappiamo quali cereali mangiavano a 10 anni, il colore degli scarpini il giorno del loro primo gol in qualche malfamata periferia, il numero di zeri sul conto in banca, le targhe di tutto il loro parco auto. Roba da fare invidia a Bruce Wayne e Tony Stark.
E allora perché non immaginarli alle prese con le grandi storie del cinema, al servizio di mitiche saghe o protagonisti di serie scritte su misura per i loro addominali scolpiti? In occasione degli Europei di Francia, abbiamo deciso di giocare con il gioco più bello del mondo, immaginando assurde relazioni tra calciatori e realtà immaginarie, passione di cinefili e spettatori seriali. Finito il tempo in cui Keira Knightley sognava Beckham, in cui scambiavamo Michael Ballack per Matt Damon e in cui Eric Cantona appariva nei sogni di Ken Loach, è ora di entrare in campo, consapevoli che niente e nessuno potrà superare le parate a mani nude di Sylvester Stallone, mentre uno stadio intero urla all'unisono "vittoria".
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1. Il mercenario che venne dalla Svezia
Lo citiamo per primo, perché lui è convinto di esserlo sempre, da sempre. Difficile dargli torto, considerando che a 34 anni il suo strapotere fisico e il suo genio tecnico non vogliono saperne di ritirarsi tra le foreste svedesi. Diversamente umile e spirito nomade del calcio europeo, Zlatan Ibrahimovic ha un volto più che cinematografico: sguardo tagliente, naso di grande presenza scenica, e sorriso beffardo a portata di mano. Il fisico è asciutto ma muscoloso, il corpo una mappa di tatuaggi che lo portano a vagabondare di continuo per le terre del Vecchio Continente. La squadra per cui tifava da piccolo è più cangiante di un arcobaleno, mentre il taekwondo non lo abbonda mai. E allora come non sognarlo tra i Mercenari reclutati da Stallone. Ibra sarebbe un ottimo villain, di quelli vecchio stampo che non muoiono mai, pronto ad una scazzottata con Jason Statham, sogno proibito di tutti noi. Lo slogan del film lo offre sempre Zlatan, direttamente dalla sua autobiografia: "Puoi togliere il ragazzo dal ghetto, ma non il ghetto dal ragazzo". Ibrahimovic: cinema prestato al pallone.
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2. Veloce come Antoine
Irrequieto talento francese, unica scheggia impazzita nel gioco metodico e ragionato imposto da Simeone nel suo Atletico Madrid. Soprannominato le petit diable, Antoine Griezman è un piccolo concentrato di velocità che alterna guizzi imprevedibili a instancabili sgroppate palla al piede. Viso da bravo ragazzo dall'occhio vispo, il rapido Antoine sarebbe un perfetto Barry Allen. Con i suoi capelli biondi e il suo sguardo chiaro sarebbe un Flash sicuramente molto fedele all'originale, con buona pace di Grant Gustin e di Ezra Miller. Per adesso, in questo Europeo, i suoi lampi sono stati fugaci, ma in Francia confidano in un imminente temporale transalpino.
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3. Questa è Turchia
"Questa è pazzia, questa è blasfemia". Ci fermiamo qui, poco prima della celebre battuta di 300, consapevoli che quella che stiamo per fare è una provocazione che non piacerebbe affatto al buon Leonida, re di Sparta. La sua amata Grecia si è fermata alla vecchia e inaspettata gloria di Euro 2004 e in Francia non è approdata, per cui il testimone di grande eroe epico lo dobbiamo dare ad un turco. D'altronde la storia ci suggerisce che i Persiani ebbero qualche divergenza anche con loro, per questo non facciamo fatica ad affidare scudo e lancia nelle mani del prode Arda Turan, condottiero di una nazionale temibile soprattutto grazie ad un coriaceo spirito di squadra.
4. Dispetto belga
Dall'alto di un inspiegabile secondo posto nel ranking UEFA, il buon Belgio si è presentato agli europei con la strafottenza del peggior youtuber da un milione di iscritti. Il talento potenziale è innegabile, ma essere una squadra è altro affare. Lungi da noi darli per sconfitti e stare qui a fare gli sbruffoni dopo la vittoria dell'Italia, ma questa spavalderia da adolescenti ci ha fatto intravedere tra i Diavoli Rossi un volto assai familiare, il ricordo di uno sbruffone memorabile. Sarà forse per quelle gote arrossate da eterno ragazzino, ma nel bravo De Bruyne abbiamo rivisto Buzz, il fratello maggiore del protagonista di Mamma, ho perso l'aereo. Peccato che si chiami proprio Kevin e che abbia "perso 2 a 0". Ok, adesso la smettiamo di fare i gradassi.
5. L'incredibile Wayne
Ci sembra un attempato veterano, ma di anni ne ha solo 30. Lo percepiamo più vecchio di quel che è principalmente per due motivi: il suo enorme talento è esploso ai tempi dell'Everton, quando di anni ne aveva solo 16; il suo cuoio capelluto non è stato benevolo. Il buon Wayne Rooney, ricorso al trapianto dei capelli, ha molti tratti in comune con Syndrome, il cattivo de Gli incredibili. La mascella pronunciata, le orecchie a sventola e un'innaturale ricrescita della chioma in età adulta. E di "sindrome" la sua Inghilterra sembra soffrirne davvero, incapace di vincere un titolo da quel lontano mondiale 1966. No, Wayne Rooney non era ancora nato.
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6. Tu sai chi
La rete si gonfia e il vip trema. Aaron Ramsey segna e una croce si materializza da qualche parte nel mondo. Il suo cognome richiama una maledizione dell'antico Egitto, ma il terrore viene dai piedi di un centrocampista gallese. Infatti, ogni volta che il talento dell'Arsenal segna, qualche celebrità viene puntualmente a mancare. Nel suo personale e segreto libro nero sono appuntati i nomi di Bin Laden, Steve Jobs, Paul Walker, Robin Williams, sino ai recenti addii a David Bowie e ad Alan Rickman. Questo assurdo incantesimo mortifero fa di Ramsey il degno erede di sua maleficenza Lord Voldermort. Per cui ecco un consiglio ai fanta-allenatori di questo Euro 2016: quando lo chiamerete durante la vostra asta di riparazione, dite pure "tu sai chi
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7. Più a nord del nord
Oltre la barriera di Westeros ci sono i Bruti e gli Estranei. Più a Nord dei Bruti e degli Estranei ci sono loro: gli islandesi. Qualche anno fa l'eruzione di un loro impronunciabile vulcano paralizzò mezza Europa, ma oggi l'Islanda, dopo aver costruito campi riscaldati nella loro sperduta isola, fa parlare di sé per le sue imprese sul campo di calcio. Gli algidi e barbuti giganti hanno annullato il focoso talento portoghese e si preparano a nuove conquiste verso sud. Facile, quindi, immaginarli in una serie dedicata alle loro eroiche gesta, ambientata in un antico Medioevo dove raccontare usanze e miti di questo affascinante popolo. Il regista della puntata pilota ce l'hanno in casa: si chiama Halldorsson ed è il portiere. Sino a due anni fa lavorava come cameraman.
8. Il Trono di Spagna
Rimaniamo nelle terre del fantasy per dedicarci alla vicenda di Alvaro Morata, figlio mai dimenticato di Madrid, cacciato nel nord di Torino per diventare uomo e trovare la sua strada. I tratti somatici ricordano non poco quelli del prode Jon Snow. Il volto è quello dei ragazzi più puri e sinceri, ma nello sguardo di entrambi permane un luce vagamente malinconica, di chi ha soltanto voglia di tornare a casa. Visto il talento di Alvaro, i tifosi della Juventus sarebbero capaci di gufare anche con corvi a tre occhi. Intanto mentre Morata guida l'attacco della sua Spagna, Jon si appresta ad affrontare quel "bastardo" di un Bolton. Ad ognuno la sua battaglia.
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9. Laggiù, nella Conte(a)
Mentre gli altri fanno colazione con pane e Nutella, lui lo immaginiamo un po' in disparte a gustarsi un tocco di pan di via. Il piccolo Giaccherini è una persona discreta, un animo umile dallo spirito nobile, ma risoluto. Insomma, è Lo Hobbit della nostra compagnia azzurra. Laddove i prodi cavalieri da copertina sono altri, lui lavora e corre a testa bassa, e come il buon Sam ha fatto con Frodo prima di lui, arriva il momento inaspettato in cui è proprio lui a caricarsi l'impresa sulle spalle. E da fidato giardiniere della Contea, nel tempo libero, sicuramente si prenderà cura della cresta di El Shaarawy e della riga a lato impomatata di Pellè.
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10. Da Cristiano a Christian
Finora abbiamo parlato di calciatori che sarebbero adatti a dei ruoli, ma lui è diverso. Lui fa eccezione. Lui è Cristiano Ronaldo, per cui, al massimo, è qualcun altro che avrà l'onore di vestirne i panni. Chiudiamo la nostra folle programmazione con un biopic su un personaggio dall'ego stratosferico, perché al campione portoghese non basta essere forte, ricco, temuto. No, lui deve farlo sapere, mostrare a tutti i suoi muscoli, il che lo rende più temuto che stimato. Una persona controversa, più ingombrante dei simboli e degli scudetti cuciti sulle sue maglie. Per chi si chiama Ronaldo (un omaggio del padre a Ronald Reagan), non è facile accettare casi di omonimia con il Fenomeno brasiliano, per cui alla pellicola daremo un titolo semplice ed evocatico: CR7. Il protagonista? Avrebbe un volto spigoloso e carismatico, sarebbe un attore che di ricchezze, petti scolpiti e icone ne sa qualcosa: Christian Bale. E forse, davanti all'immacolata maglia del Real Madrid, verrebbe persino voglia chiedere: "Nera si può avere?".
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