"Penso che fin dall'inizio non amassi David, ma l'idea che avevi di lui." "Credi che ci inventiamo le persone che amiamo?"
Nella domanda del sedicenne Alex Robin è racchiuso l'eterno interrogativo di ogni relazione: l'amore esiste davvero o è un'illusione a cui scegliamo di abbandonarci? Un quesito che, in parallelo, si potrebbe estendere a gran parte del cinema di François Ozon: un cinema che si sviluppa lungo il confine fra la realtà e l'immaginazione, addentrandosi spesso nell'ambigua zona grigia in cui questi due piani si intrecciano e si confondono. È quanto accade anche nella nuova fatica del regista parigino, Estate '85, premiato come miglior film alla Festa di Roma 2020: un progetto nato dalla lettura del romanzo Danza sulla mia tomba, pubblicato dallo scrittore inglese Aidan Chambers nel 1982, e coltivato da Ozon per tanti anni. Ma in questo coming of age ambientato sul litorale della Normandia nel 1985 il cineasta francese ha riversato molti temi e ossessioni ricorrenti della propria filmografia, incluso il corto circuito fra la realtà di una vicenda e le modalità della sua narrazione.
Il cinema di Ozon fra realtà e postmodernismo
Del resto il cinema di François Ozon, come ben sanno i suoi estimatori, non è mai stato interessato a una realtà prettamente oggettiva. Con la parziale eccezione dei drammi Giovane e bella e Grazie a Dio, dedicati rispettivamente alla prostituzione minorile e alla pedofilia nella Chiesa cattolica, perfino nelle pellicole più 'sobrie' di Ozon il punto di vista risulta contaminato da una dimensione più intima e personale: una dimensione da cui deriva la sommessa intensità di film quali Sotto la sabbia, Il tempo che resta, Il rifugio, Una nuova amica e Frantz , dedicati al lutto, alla perdita e alla speranza di rinascita. Ma poi c'è tutto un altro versante della filmografia ozoniana in cui, al contrario, il realismo viene messo da parte per giocare invece con regole e convenzioni dei generi del cinema classico o per mescolarne le componenti con piglio sfrontatamente almodóvariano (e dunque postmoderno).
È il caso dei lungometraggi d'esordio di Ozon, la black comedy Sitcom - La famiglia è simpatica e il thriller Amanti criminali; del maggior successo della sua carriera, il cult 8 donne e un mistero, in cui una vecchia pièce teatrale offre l'occasione per rivisitare i canoni del musical e del giallo alla Agatha Christie; di melodrammi tout court come Gocce d'acqua su pietre roventi e Angel - La vita, il romanzo, tra Max Ophüls e Rainer Werner Fassbinder; e di uno fra i suoi titoli più popolari, la commedia iper-stilizzata Potiche - La bella statuina, corredata da canzoni e toni pastello alla Jacques Demy. Insomma, nella maggior parte dei film di Ozon il concetto di realtà non va preso troppo sul serio, poiché la storia è piuttosto lo spunto da cui partire per riflettere sul cinema ed esplorarne le potenzialità e il linguaggio, talvolta rielaborando il modello dei grandi del passato: Fassbinder, ovviamente, e poi ancora Alfred Hitchcock, Douglas Sirk, Eric Rohmer e Roman Polanski.
Frantz: una storia d'amore e di fantasmi nel nuovo melodramma di François Ozon
Brividi caldi di un racconto d'estate
Estate '85 non si colloca del tutto nel campo del postmodernismo, pur riprendendone alcuni elementi, ma compie un'operazione più sottile: raccontare una storia d'amore, quella fra il giovanissimo Alex Robin di Félix Lefebvre e un ragazzo poco più grande, David Gorman (Benjamin Voisin), adottando e alternando i codici distinti di un tipico coming of age adolescenziale (un riferimento immediato nell'immaginario del pubblico sarà senz'altro Chiamami col tuo nome) e del filone dei neo-noir a sfondo erotico che ha uno dei suoi capostipiti in Brivido caldo di Lawrence Kasdan. Dunque, pur senza includere alcun elemento esplicitamente surreale, Estate '85 non può essere definito un film realistico al cento percento; al contrario, considerarlo come tale - e pertanto rimproverargli le necessarie sospensioni dell'incredulità - significherebbe non coglierne l'essenza più autentica e rifiutare di farsi irretire dal suo sensualissimo incanto.
Anzi, c'è un presupposto fondamentale che non bisogna dimenticare davanti al nuovo film di Ozon: ciò che stiamo guardando, nel corso di un lungo flashback, è il frutto della memoria e della voce narrante di Alex. E al di là del noto espediente dell'analessi, è uno degli aspetti più interessanti dell'opera: indagare i meccanismi della narrazione e come questi siano inesorabilmente influenzati dalla prospettiva interna di chi tiene in mano le redini del racconto. Estate '85, in sostanza, non è tanto la storia di Alex e David, quanto la storia di Alex, ed è lui a scegliere come mostrarcela: di conseguenza l'episodio più banale può caricarsi di una tensione da thriller, una corsa in motorino si ammanta di note e colori di un perfetto idillio romantico, mentre una serata in discoteca può trasformarsi in una rievocazione della scena più famosa de Il tempo delle mele (anche perché il film, a partire dal titolo, è immerso nell'immaginario degli anni Ottanta).
Estate '85, la recensione: della morte, dell'amore nel capolavoro di François Ozon
Da Swimming Pool a Nella casa: la vita è un romanzo?
Da tale prospettiva, Estate '85 porta avanti un discorso da sempre alla radice del cinema di François Ozon e relativo appunto al modo in cui narrare una storia: non a caso ben tre dei suoi film, Swimming Pool, Angel e Nella casa, sono incentrati sull'atto della scrittura. Se la Angel Deverell di Romola Garai tenta di vivere la propria vita come se fosse la protagonista di uno dei suoi libri, in Swimming Pool il blocco creativo della giallista Sarah Morton, interpretata da Charlotte Rampling, era interrotto dalla comparsa della giovane e provocante Julie di Ludivine Sagnier, oggetto del desiderio attorno al quale costruire quell'intreccio noir che Sarah non sembra in grado di partorire per il suo prossimo romanzo. La fantasia, insomma, si nutre della realtà e viceversa: un assunto che Ozon aveva portato all'estremo in uno dei suoi migliori film, Nella casa, fondato sul rapporto fra un 'maestro', il professor Germain di Fabrice Luchini, e l'allievo Claude Garcia (Ernst Umhauer), con un talento in erba come scrittore.
Se l'epilogo di Swimming Pool ci suggerisce che l'intera vicende potrebbe esistere solo nella mente di Sarah, Nella casa ci trasporta su un terreno ancora più scivoloso: l'inquietante intromissione di Claude nella routine della famiglia Artole, inclusa l'attrazione nei confronti della signora Esther (Emmanuelle Seigner), è solo una prova del fervore creativo del ragazzo oppure nasconde un fondo di realtà? Il dubbio del professor Germain è lo stesso dubbio che proviamo noi spettatori mentre, con suspense crescente, assistiamo all'evoluzione della storia di Claude. Ed è lo stesso dubbio che ci induce a mettere in discussione le angosciose simmetrie della relazione di Chloé (Marine Vacth) con i gemelli psicologi Paul e Louis (Jérémie Renier) in Doppio amore: un altro film che, come Estate '85, viene messo in scena alla stregua di un sogno erotico (con un paio fra le sequenze più spinte mai girate da Ozon), per poi farci addentrare in un senso di caos e di minaccia alla Brian De Palma.
François Ozon e il doppio: attrazione e dualità nel cinema del regista francese
Una crudele estate d'amore
È anche per questo che il cinema di François Ozon, spesso così provocatorio e sbilanciato, può prestare il fianco a perplessità e critiche; ma sono i medesimi motivi che lo rendono un cinema tanto ardito e conturbante, disposto a sfidare il suo pubblico, a sorprenderlo e ad ammaliarlo. A maggior ragione se, come nel caso di Estate '85, la focalizzazione appartiene a un adolescente al primo, grande amore della sua vita, e il connubio tra verità e fantasia riguarda la cronaca di un sentimento così totalizzante. In Estate '85 Ozon abbandona qualunque forma di cinismo da autore-demiurgo, così come ogni distacco di matrice postmoderna, per abbracciare in toto la visione di Alex: una visione dominata dalla potenza delle emozioni e dall'ebrezza dei sensi, e in cui ogni minuto di esistenza si tramuta in fuoco, musica e tragedia. Perché il primo amore, ci ricorda Ozon, è esattamente questo: una passione divorante e assoluta, che non teme il ridicolo e non conosce limiti... men che meno, quelli della realtà.
Un'estate d'amore: 8 grandi film su vacanze, sentimenti e malinconia