François Ozon è riuscito a chiudere un cerchio: da adolescente lesse il romanzo di Aidan Chambers "Danza sulla mia tomba" e decise che avrebbe voluto fare il regista esordendo proprio con questa storia. Le cose sono andate diversamente, ma, 35 anni dopo, c'è riuscito: Estate '85, dal primo giugno nelle sale italiane, è quel film.
Selezionato per il Festival di Cannes 2020, che non si è tenuto, Estate '85 è uscito in Francia lo scorso anno ed è stato accolto positivamente dal pubblico oltralpe. Racconta la storia, ambientata in Normandia, nell'estate del 1985, di Alexis (Félix Lefebvre), adolescente con talento per la scrittura che si innamora di David (Benjamin Voisin), ricambiato. Tutto precipita quando David comincia a corteggiare una ragazza: per Alexis è un dramma, i due litigano e poco dopo c'è un tragico incidente.
Nel cast c'è anche Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo della sig.ra Gorman, la mamma di David. Estate '85 è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2020, a cui François Ozon non potè più partecipare. Siamo riusciti a incontrare finalmente il regista francese via Zoom.
Estate '85: finalmente in sala
Il film, nonostante non sia più andato a Cannes, è stato un successo in Francia.
In Francia il film è uscito un anno fa, dopo la fine del primo lockdown. Ha funzionato molto bene proprio perché la gente aveva voglia di dimenticare il presente e buttarsi nel passato, anche se gli anni '80 non sono stati particolarmente allegri e spensierati. Non c'era il Covid ma c'era l'Aids.
La pandemia ha cambiato il modo di raccontare le storie al cinema?
Non ho idea se la pandemia cambierà il modo di raccontare le storie. So per certo che tutti i registi con cui ho parlato al momento stanno lavorando a progetti ambientati nel passato, come se nessuno di noi avesse voglia di raccontare il presente. Probabilmente nessuno di noi ha voglia di filmare dei volti con delle mascherine. Sono tutti film d'epoca o ambientati negli anni '90 e 2000.
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Ci sono degli elementi autobiografici?
L'elemento autobiografico è legato al fatto che ho letto il romanzo quando avevo 18 anni: all'epoca sognavo di diventare regista, era effettivamente un sogno. Immaginavo che avrei esordito con questo film. Invece l'ho realizzato 35 anni dopo! Anche perché non mi sentivo in grado di farlo prima, avevo bisogno di mettere della distanza. Avrei voluto essere lo spettatore di questo film.
Nel film c'è la scoperta della consapevolezza di sé, soprattutto attraverso il corpo. Il nostro corpo dice molta più verità delle nostre parole?
È sicuramente vero che il corpo è l'involucro che è in grado di rivelare un personaggio molto più di quanto possano fare i dialoghi e le parole. In fondo Alexis si innamora di un corpo, di un volto, la persona poi è diversa: quello che c'è dentro David è differente. La fisicità, il nostro corpo, è qualcosa che accompagna le illusioni dell'adolescenza. Durante l'adolescenza fantastichiamo di un mondo diverso da come è in realtà. Ci immaginiamo un principe azzurro, una principessa azzurra e poi invece ci confrontiamo con una realtà molto diversa. Sono due visioni differenti.
Il protagonista racconta l'accaduto attraverso la scrittura: la creatività può fare da terapia?
È sicuramente vero. Forse è questo che mi ha affascinato del romanzo di Aidan Chambers, il fatto che il protagonista è un creativo a sua insaputa. Il professore gli suggerisce di scrivere per riuscire a tradurre in parole quello che lui stesso non riesce a verbalizzare, a raccontare la sua storia in modo artistico, in modo anche da liberarsene. Credo sia proprio questo ad avermi affascinato: il fatto di trovare il proprio luogo in una manifestazione artistica e in un'espressione che è unica rispetto a quella degli altri. In un certo senso ha un aspetto terapeutico il processo creativo. Nel mio caso, ricordo quando ho capito che il mio posto di espressività artistica era dietro la macchina da presa. Ho capito che era quello e, a partire da quel momento, ho potuto esprimermi liberamente.
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Estate '85: la colonna sonora e la mescolanza dei generi
La colonna sonora è fondamentale: come sono stati scelti i brani?
La musica ha sicuramente una radice autobiografica: la colonna sonora contiene tutti i brani che amavo e ascoltavo quando avevo 17 anni. A partire da "In between days" dei Cure, un brano che ho adorato, come adoravo tutta la musica della New Wave. Avrei voluto intitolare il film con la data di quando io avevo 17 anni (1984 n.d.r.), ma quando ho chiesto i diritti di questo brano ho scoperto che era del 1985. Quindi ho deciso di chiamarlo in questo modo.
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Quanto è stato divertente giocare con i generi?
Questa mescolanza di generi c'è già nel romanzo. Riflettono molto bene l'estremizzazione delle emozioni che proviamo nell'adolescenza, quando hai voglia di ridere e scherzare un giorno e quello dopo invece hai la tendenza a drammatizzare pesantemente. Mi sono divertito anche io a giocare con i generi, anche con l'aspetto noir poliziesco di questa indagine, che porta il pubblico a scoprire cosa effettivamente fa Alex.