Con una scelta ben più coraggiosa di quanto ci saremmo potuti aspettare a inizio stagione, si conclude anche il settimo (e penultimo) anno di Entourage, con la serie di Doug Ellin che si scurisce nei toni e nei contenuti e finisce col trasformarsi una discesa improvvisa e inarrestabile verso l'autodistruzione da parte di una star da poco ritornata alla ribalta.
Colpisce più che mai a questo punto il contrasto tra la sigla iniziale - rimasta invariata da sette anni or sono - che in un certo senso ci ricorda le origini della serie, un viaggio in macchina attraverso la notte losangelina da parte di un giovane dal viso pulito e dalle belle speranze e i suoi inseparabili e fidati amici, e l'immagine che chiude l'episodio 'Lose Yourself' in cui è la stessa star ad ammettere di aver perso completamente il controllo, di aver perso la fiducia degli amici e di aver perso perfino il suo biglietto da visita più importante, quel viso che gli aveva aperto tante porte.
E nello stesso episodio era già riscontrabile l'analogia tra la parabola discendente di Vince e qualla del suo agente Ari Gold: un parallelismo tra le due carriere che, d'altronde, aveva già caratterizzato diversi momenti dello show. Entrambi avevano iniziato questa settima stagione al top: Vince in procinto di firmare il suo contratto più proficuo per il probabile franchise di Airwalker, Ari senza più rivali in qualità di agente più potente, temuto e rispettato di Hollywood, a un passo dal realizzare il suo sogno, portare una squadra di football a Los Angeles. Al termine del loro percorso, il primo è nei guai fino al collo, bruciato dalla coca, da una relazione sentimentale degenerata nell'ossessione, preda di un'incontrollabile pulsione autodistruttiva; il secondo ha perso - forse definitivamente - le cose per lui più preziose, la famiglia e la reputazione, con la tegola finale della debacle di Vince, il cliente a cui è più legato, a completare un quadro davvero desolante. E' in uno dei momenti chiave dell'episodio che questo parallelismo giunge al suo climax, quando, nel medesimo ristorante del titolo, Ari brutalizza verbalmente Amanda Daniels di fronte alla moglie e ai numerosi notabili presenti nel locale, e subito dopo realizza di aver dato il colpo di grazia al suo matrimonio e di essersi trasformato in uno zimbello, o peggio, in un caso da compatire per il resto della Hollywood royalty, e Vince litiga violentemente per la prima volta con l'indomita Sasha, scoprendo le conseguenze infauste di una morbosa gelosia. Atmosfere e temi davvero insoliti per la serie di Doug Ellin, che tuttavia è uno show sulla vita a Hollywood prima ancora che una comedy, ed è giusto che non manchi di ritrarre quel death wish che a tante giovani stelle affermate ha stroncato la carriera e, in non pochi casi, la vita. In particolare uno show intitolato Entourage dimostra il ruolo fondamentale di coloro che circondano le star fragili e viziate, in questo caso gli amici di sempre che hanno per Vince un affetto sincero, ma sono talmente abituati a dare per scontata la sua invulnerabilità, a ricevere soltanto da Vince, che si ritrovano miopi di fronte agli inequivocabili segnali di crisi, e intervengono quando ormai è troppo tardi. Lo stesso Vince, quando volta loro le spalle lasciando la propria magione per rintanarsi in una camera di hotel, dice "So che voi avete bisogno di me, sarò a chiamarvi quando avrò bisogno di voi", quasi a indicare una consapevolezza della loro defaillance. Lasciarsi assorbire dai propri affari, in ogni caso, non sembra aver giovato troppo né a Eric né a Turtle: il primo, affrontato dal padre della fidanzata Sloan che gli chiede di firmare un accordo prematrimoniale perché teme che "la ricchezza di Sloan lo induca a non dare il meglio sul lavoro", si rende conto che, nonostante i suoi sforzi per ottenere autonomamente il successo, tutti continuano a giudicarlo in base alle persone che ha vicino - prima Vince, e poi Sloan; il secondo, dopo aver sfiorato la "svolta" grazie alla scoperta della tequila Avion, si ritrova a fare quello che ha sempre fatto, "elemosinare" finanziamenti, per Carlos Avion, per la sua fidanzata, ma di fatto anche per sé. Drama, in un ruolo abbastanza marginale in questi due episodi che lo vedono per lo più flirtare con la graziosa assistente inglese di E. e organizzare una disastrosa intervention per il fratello, sembra uscire meglio degli altri personaggi da questo finale di stagione, in procinto com'è, nonostante le sue frustrazioni, di lavorare finalmente al suo nuovo show personale, anche se questo, Johnny's Bananas, non è esattamente ciò che ha sempre sognato. Nei precedenti articoli dedicato allo show di Doug Ellin, avevamo più volte espresso la nostra consapevolezza di non avere più a che fare con il prodotto brillante degli esordi, e in effetti anche questa Stagione 7 non è esente da difetti: la freschezza e l'originalità dei primi episodi sono un ricordo, e anche la sequela di prestigiose guest star che caratterizza questi conclusivi Porn Scenes e Lose Yourself (Peter Berg, Eminem, Christina Aguilera, John Cleese, Malcolm McDowell...) ha perso l'impatto sorprendente e autoironico di un tempo. D'altro canto questa inedita amarezza, questa drammatica virata nelle dinamiche tra i protagonisti, sembrano dare alla serie un nuovo spolvero, una profondità e uno spessore che le sono spesso mancati, e in questa ottica dunque non sorprende la volontà di chiudere l'arco seriale di Entourage con un'ultima ministagione dai toni più adulti e maturi e poi ripartire da lì verso il grande schermo e un pubblico più vasto e esigente. Verso un'avventura ancor più coraggiosa, perché una cosa è prendere in giro i vezzi e i capricci di Hollywood sul piccolo schermo, un'altra è affrontarli "nella tana del leone".