È il 1945, l'Italia è un cumulo di macerie, la seconda Guerra Mondiale è appena finita e uomini, donne, imprenditori, operai, ingegneri si danno da fare per ricostruire un paese segnato dalle ferite belliche. Enrico Piaggio è uno di loro e il sogno di riconvertire la sua fabbrica di aeroplani distrutta dai bombardamenti in un progetto nuovo, gli consentirà di realizzare uno dei prodotti simbolo dell'italianità: la Vespa. Oggi quella storia ce la racconta Enrico Piaggio - Un sogno italiano di Umberto Marino, fiction in onda stasera su Rai 1 con Alessio Boni nei panni dell'imprenditore visionario, che decise di ripartire nonostante tutto salvando dodicimila operai e inventando insieme al progettista Corradino D'Ascanio lo scooter che da Vacanze romane in poi diventò l'immagine del miracolo italiano.
Il miracolo italiano e il ricordo di un'epoca
Enrico Piaggio - Un sogno italiano "fa parte di quell'ideale collana di racconti sugli imprenditori visionari che hanno ricostruito il nostro paese, come Olivetti o Luisa Spagnoli, spiega Tinni Andreatta, direttrice di Rai Fiction per la quale "Piaggio è il simbolo del passaggio dell'Italia dalla guerra alla rinascita degli anni successivi, della riconversione industriale bellica nell'idea che avrebbe rimesso in moto l'Italia intera facendo diventare la vespa l'immagine della dolce vita italiana nel mondo". La storia è però anche il racconto di un'epoca, come dice il regista stesso, Umberto Marino: "Quegli anni mi sono sembrati un momento aurorale in cui il popolo contadino si è rimboccato le maniche e ha ricominciato a lavorare e a studiare. È stato come un'onda", che Piaggio ha saputo cavalcare come "un abile surfer".
Alessio Boni, un Piaggio visionario e sognatore
A interpretarlo è Alessio Boni, ormai volto di punta della fiction Rai. Piaggio per lui è stato un pioniere, "in un momento in cui non c'era nulla ha avuto una semplice intuizione che ha rilanciato la vita economica del paese, ha pensato alle donne e al popolo e ha creato un oggetto del marchio italiano riconoscibile nel mondo. Dovremmo prendere esempio da lui e pensare a un 'noi' e non a un 'io', solo così l'Italia potrà cambiare".
Lo ha colpito molto la grande adesione sul set, dagli attori ai macchinisti: "Tutti mi chiedevano come era nata la Vespa, tutti volevano sapere. C'è stata una grande partecipazione", racconta. E rivela di essere un vespista da quando era poco più che un adolescente: "Ho avuto la prima vespa a 14 anni, è stato il primo segno di indipendenza totale. Ho una 200 ristrutturata in Toscana che mi ha portato fortuna, ci ho fatto i primi provini a Roma".
Rispetto alla crisi del made in Italy è dell'idea che "dovremmo crederci di più ed essere più orgogliosi dei marchi che ci rappresentano nel mondo. Dovremmo essere in grado di difenderli, ma davanti al denaro tutti si inchinano e l'etica si va a far benedire. Piaggio è uno dei pochi marchi italiani a essersi salvato".
Dell'Italia di allora sembra essere rimasto ben poco: "C'è nostalgia di questi italiani, basti pensare che trent'anni chi falliva lasciando a casa centinaia di operai finiva per suicidarsi, oggi chi fallisce, come è successo per il caso Parmalat, se ne va in giro tranquillo come se nulla fosse - dice - Il pensiero italico è cambiato per l'eccessiva quantità denaro, è necessario ripensare a un 'noi'. L'uomo è un animale sociale e ha bisogno dell'altro, ultimamente invece ci si eclissa dietro agli schermi dei nostri computer e smartphone. Rispetto a chi si avvicina bulimicamente al denaro, preferisco la ricchezza di un insegnante".
Le donne di Enrico Piaggio
Nel film le figure femminili che lo accompagnano avranno spesso un ruolo determinante; su tutte le donne spicca l'immagine di Suso, la segretaria a cui affidò il compito di convincere William Wyler a inserire la Vespa in Vacanze romane. Il nome è un omaggio a Suso Cecchi D'Amico che collaborò con Ennio Flaiano alla sceneggiatura del film del 1952.
Tocca a Violante Placido il ruolo della dark lady, l'amica di famiglia Livia Rivelli: "Mi piace la sua modernità, è una donna molto emancipata per l'epoca: beve whisky, gioca a poker e si muove in un ambiente prevalentemente maschile, forse un po' troppo avanti per i tempi". Enrica Pintore invece incarna il suo esatto contrario Paola, "una donna riservata e modesta, in linea con le donne dell'epoca", della quale Enrico si innamorerà perdutamente. Lei non è proprio una vespista, anzi non aveva mai guidato un motorino prima di questo film, "ho avuto la prima lezione di guida da Alessio Boni sul set".