Con I predatori, la sua opera prima da regista, Pietro Castellitto ha raccontato il contrasto tra due classi sociali diverse. Il confronto tra alto e basso prosegue in Enea, pellicola eccentrica e ricca di contraddizioni che è uno dei numerosi film italiani presenti in Concorso a Venezia 2023. Per Castellitto il film, che racconta le insofferenze di alcuni giovani appartenenti alla ricca borghesia romana, "è una riflessione sul desiderio di sentirsi vivi. Il bisogno che muove le scelte di Enea è sentire dentro di se il movimento della vita. Tutti i personaggi provano a sentirsi vivi ed è da qui che nasce il conflitto. Ho scelto di raccontare il conflitto borghese, ma questo sentimento è trasversale, coinvolge tutti".
Pietro Castellitto rifiuta l'idea che dalla borghesia romana nascano figli nichilisti e definisce il suo Enea un "eroe romantico carico di umanità. Il suo disagio nasce dal suo tentativo di provare a essere all'altezza delle sue ambizioni in un'epoca in cui la paralisi prolifera. Così per sentirsi vivo si inventerà la sua guerra". Enea contiene infatti anche una componente thriller legata a una sottotrama nera che invade il film. "È un gangster movie, ma senza gangster" spiega il suo autore. " Mi interessava mostrare le conseguenze del sottobosco criminale nella vita di tutti i giorni. Ma questa dimensione appare a sorpresa con Enea, spiazzando i personaggi e forse anche il pubblico".
Padre e figlio insieme sul set
Enea vede parte della famiglia Castellitto riunita sul set. A interpretare il padre di Enea, un analista benestante, ma privo di stimoli, è Sergio Castellitto che si trova qui a essere diretto per la prima volta dal figlio. "Ho provato in tutti i modi a non fare un film con mio padre", confessa Pietro Castellitto, "anche se sapevo che il personaggio di Celeste si muoveva su una frequenza ironica che nessuno avrebbe intercettato meglio di mio padre. A parte forse Adam Driver (ride, ndr). Ho cercato altre strade, poi mi una sera mi sono convinto e l'ho chiamato, svegliandolo".
Interviene Sergio Castellitto: "Prima di quella chiamata ero andato su Imdb e avevo scoperto che ero accreditato per 99 titoli. Questo film sarebbe stato il centesimo, apprezzo molto questi segnali romantici. Ho fatto questo film come gli altri 99, obbedendo al percorso poetico che il regista mi aveva indicato e, quando potevo, tradendolo". L'attore prosegue poi specificando: "Si parla di Enea come del secondo film di Pietro, ma io lo vedo come la fine di una trilogia iniziata 10 anni fa quando ha scritto I predatori, è seguita una digressione con Gli iperborei e poi è tornato al cinema. Ciò che mi appassiona di Enea è il sentimento che Pietro è riuscito a mettere in queste due stagioni della vita. Gli adulti sono persone molto per bene, ma morti dentro, mente i giovani sono meno per bene, ma hanno la forza di cercare di essere romantici e tragici. Questo li rende più leali dei loro genitori".
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Il lavoro con gli attori e con le musiche
Vista la dimensione corale del film, Pietro Castellitto si è circondato di giovani talenti tra i quali spiccano Benedetta Porcaroli, Giorgio Quarzo Garascio e Matteo Branciamore. "Gli attori, per un film, sono tutto. Ho sempre pensato che sia più importante il caffè preso con loro prima delle riprese che il lavoro sul set" spiega. "Il talento lo crea la personalità, mi piace lavorare con attori che abbiano dentro un mondo e questo non accade poi così spesso".
L'ultimo pensiero di Castellitto è per la colonna sonora, parte integrante del film che compare in molte scene fondamentali: "Le musiche originali realizzate da Nicolò Contessa sono molto importanti, mentre i brani più popolari, appartenenti alla tradizione italiana, li ho scelti affidandomi all'istinto. Maledetta primavera contiene tanti miei ricordi di gioventù perché era una canzone che si cantava molto allo stadio, c'è un famoso coro della Roma. Spiagge di Renato Zero credo racchiuda molti elementi del film, nostalgia della giovinezza, voglia di vivere, l'estate che finisce".