Il filone cinematografico delle amicizie tra uomini e animali selvatici ha una lunga storia nell'audiovisivo e, sebbene per un lungo periodo sia stata "relegata" all'intrattenimento televisivo per famiglie del sabato pomeriggio, da qualche anno a questa parte ha trovato nuova vita e linfa.
Questo soprattutto per la mano registica di Gilles de Maistre, attento e sensibile a tematiche come l'ecologia ambientale, l'amicizia, o la famiglia, attraverso pellicole di successo come Il lupo e il leone e Mia e il leone bianco. Ora è il turno di un nuovo titolo da aggiungere alla lista: Emma e il giaguaro nero, che prova ad aggiornare il filone portando qualcosa di nuovo come spiegheremo nella nostra recensione. Ci sarà riuscito?
La trama di Emma il giaguaro nero
Al centro della trama di quest'ultimo capitolo della "saga" c'è Emma (in originale Autumn), una ragazzina testarda e determinata che sembra non aver paura di niente. Mentre lei e il padre vivono a New York l'elaborazione del lutto per la morte della madre, fervente attivista, qualcosa sta accadendo nella foresta pluviale, dove abitava da piccola insieme ai genitori e con il popolo indigeno da cui discendeva la madre. Non solo: questa esperienza le ha permesso di diventare amica di un cucciolo di giaguaro, chiamandolo Hope ("speranza"). Quando viene a sapere che il villaggio della sua infanzia è minacciato dai trafficanti di animali, decide che deve tornare in Amazzonia dal suo amico giaguaro, e all'insaputa del padre. A questo punto inizia qualcosa di più che un viaggio dell'eroina per Emma per provare a ricongiungersi con Hope e a salvarlo da coloro che cercano di distruggere la fauna della foresta.
I punti di forza di Emma e il giaguaro nero
Sono tre i punti principali su cui prova a farsi forza la pellicola: il primo è l'interesse delle nuove generazioni per la tematica ecologista, ambientalista e animalista. Emma e il giaguaro nero punta infatti su un'interprete conosciuta a livello seriale (Emily Bett Rickards, l'ex Felicity di Arrow) nei panni di Anya, l'insegnante di biologia della protagonista, che la seguirà in questa folle avventura con l'intento di riportarla a casa, senza separarsi mai dal proprio porcospino che è una sorta di animale da supporto emotivo. Agorafobica e ansiogena, la giovane donna vivrà su se stessa un percorso di formazione abbastanza prevedibile, forse anche più di quello di Emma. Il secondo punto di forza sono sicuramente le location, già utilizzate nei precedenti lavori a tema di Gilles de Maistre, ma che anche in questo caso rischiano di generare un effetto cartolina turistica piuttosto che suggestiva cartina di tornasole, a causa delle della regia scelta per valorizzare i paesaggi mozzafiato della foresta amazzonica.
Entrambe le protagoniste rischiano però di risultare respingenti e anche poco divertenti rispetto agli intenti degli autori. Ultimo punto - e questo è forse quello che veramente distingue Emma e il giaguaro nero - è la tematica del traffico illegale di animali, estremamente attuale e delicata, e che porta all'attenzione delle famiglie un argomento di cui forse non si parla abbastanza, provando a mostrarne tutti i lati e le parti coinvolte - compresi gli abitanti dei villaggi amazzonici. Una sequenza in particolare ha un grande valore simbolico e culturale in quest'epoca storica, in cui Emma diviene una sorta di Greta Thumberg ma per la fauna più che per la flora. Lumi Pollack e Airam Camacho interpretano in differenti età la protagonista, donandole caparbietà e grazia, insieme alla voglia di lottare per gli ideali giusti e per l'eredità lasciatale dalla madre, oltre ad un'incredibile chimica con il giaguaro. Tuttavia, allo stesso tempo, rischia col suo carattere cocciuto di infastidire un po' gli spettatori. Ma chissà che non si riveli un film capace di sensibilizzare grandi e piccoli spettatori. O almeno, speriamo sia così.
Conclusioni
Abbiamo parlato di traffico illegale di animali poiché argomento preponderante nella recensione di Emma e il giaguaro nero, insieme a quelli già affrontati in precedenza dal regista Gilles de Maistre. Che sembra prediligere riprese aeree che lascino senza fiato il pubblico piuttosto che curare la storia, abbastanza canonica e prevedibile, per un’amicizia che supera ogni confine tra un’umana e un animale (apparentemente) selvatico, confrontandola con la co-protagonista improvvisata che rischia di diventare una macchietta.
Perché ci piace
- La caparbietà della protagonista…
- Il contrasto con Emily Bett Rickards…
- La forza della location…
Cosa non va
- …che potrebbe risultare un po’ respingente.
- …che rischia di diventare una caricatura di se stessa.
- …anche se un po’ troppo da cartolina.