Sono quasi dieci anni che Baz Luhrmann manca dal grande schermo: l'ultimo film è stato Il Grande Gatsby, presentato al Festival di Cannes. Dopo tanto teatro e televisione, la purtroppo cancellata prematuramente The Get Down, in cui il regista australiano ha esplorato le origini dell'hip hop, sarebbe bellissimo poterlo rivedere proprio sulla Croisette con la sua nuova pellicola, Elvis, la cui uscita è prevista per il 24 giugno.
In attesa di sapere che destino avrà il film, in queste ore è uscito il primo trailer di Elvis e diciamolo, sembra l'ennesimo "spettacolo spettacolare" di Baz Luhrmann. Il suo stile c'è tutto: la macchina da presa che sembra danzare con i protagonisti, l'atmosfera da sogno, pronta a trasformarsi in un incubo, la vertigine, l'adrenalina e la caduta. È vero, sono solo pochi minuti e i trailer a volte sono ingannevoli, ma vogliamo crederci.
Anche perché raccontare al cinema una figura leggendaria come quella di Elvis Presley deve essere stata una fatica non da poco. Il "Re del Rock", da molti chiamato semplicemente "Il Re", è una figura che sembra uscita dalla mitologia per quanto ha saputo incantare il pubblico di tutto il mondo, anche oggi, a 45 anni dalla sua scomparsa. Elvis ha vissuto solamente 42 anni (anche se molti ancora sostengono che si sia semplicemente ritirato a vita privata) ma, come ha detto lo stesso Luhrmann, è come se fossero state almeno tre vite concentrate. A interpretare il cantante, ballerino, attore e musicista è Austin Butler (se vi state chiedendo chi sia forse l'avete visto nel ruolo di Tex Watson in C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino). Mentre nel ruolo del Colonnello Tom Parker, manager di Elvis, c'è il premio Oscar Tom Hanks. L'attore Austin Butler e il regista ci hanno parlato del film alla presentazione del trailer. Ecco cosa dobbiamo aspettarci.
Elvis: il trailer del film di Baz Luhrmann
The Get Down: Baz Luhrmann porta il suo "spettacolo spettacolare" in tv
Baz Luhrmann racconta la storia di Elvis Presley
Come ti sei approcciato al mondo quasi mitologico di Elvis?
Baz Luhrmann: Come già successo per Parigi in Moulin Rouge! o per New York in The Get Down, sono arrivato da esterno e le ho vissute. Quando ho fatto Il Grande Gatsby ho cercato di vivere come Fitzgerald. È un processo lungo, per questo faccio così pochi film. Vivendo a Memphis cercando di svelare il mistero Elvis ho scoperto che la musica black non è una cosa incidentale, ma è assolutamente la tela su cui è stata tessuta la sua storia. Se togli la musica black dalla storia di Elvis Presley non c'è storia. Ha vissuto quella cultura: a volte era l'unica faccia bianca nei locali di Memphis, ha intrecciato la sua storia con il nascente movimento per i diritti dei neri ed è diventato pericoloso. Al Colonnello questa cosa non piaceva per niente. Alla fine il viaggio di Elvis è scoprire chi è: e la sua essenza è nella musica gospel. E la musica gospel è spirituale. Elvis era una persona molto spirituale.
Come mai avete scelto di usare sia la voce di Elvis che di far cantare Austin Butler?
Baz Luhrmann: Tutte le registrazioni dei primi anni '60 non si potevano usare, perché sono state registrate in mono. Quindi abbiamo dovuto basarci sugli imitatori di Elvis, che è diventato quasi uno sport a Memphis: ci hanno tramandato quelle esibizioni. Quindi le canzoni dei primi '60 le ha cantate Austin, poi abbiamo mescolato la sua voce a quella di Elvis. Quando c'è "In the Ghetto" è il vero Elvis. Devo ringraziare tutte le persone che lavorano a Graceland: mi hanno permesso di stare lì 18 mesi, avevo un'area riservata nel fienile. Io e Austin siamo anche andati nel suo studio di registrazione a Nashville. Abbiamo scoperto che negli anni '50 Elvis era davvero un provocatore: in un certo senso ha anticipato il punk. Si gettava sul palco, incitava il pubblico. All'epoca Elvis risultava strano e sconvolgente. Ci siamo chiesti quindi come trasmettere questa sensazione al pubblico di oggi.
Moulin Rouge!: Il musical pop di Baz Luhrmann compie 20 anni
Austin Butler è Elvis il "Re del Rock"
Perché hai accettato il ruolo di Elvis Presley?
Austin Butler: Ci sono tanti motivi, ma il principale è aver avuto la possibilità di esplorare il lato umano di qualcuno che è diventato lo specchio della società, un'icona, ha raggiunto quasi uno stadio superiore. Sono anni che lo studio e che cerco i motivi che l'hanno fatto diventare tutto questo. Trovare l'essere umano dietro l'icona è stato una gioia. E poi perché mi ha dato la possibilità di poter lavorare con uno dei più grandi registi viventi.
Come hai lavorato sulla voce?
Austin Butler: Quando ho cominciato a lavorare al personaggio volevo che la mia voce fosse identica alla sua: era il mio obbiettivo. A un certo punto sono stato preso dalla paura: e se non fossi stato all'altezza? Ho dovuto permettere al fuoco che avevo dentro di uscire. Un anno prima di cominciare a girare ho cominciato a studiare canto sei giorni alla settimana, con esperti diversi, in modo che il registro vocale fosse giusto, il dialetto, l'inflessione. Alla fine abbiamo capito che tutti possono interpretare qualcuno, la differenza sta davvero nel trovare la vita in quel personaggio: la passione, la sua verità.
Elvis & Nixon: Quando il rock entrò alla Casa Bianca
Tom Hanks è il Colonnello Tom Parker, il manager di Elvis
Nel trailer il Colonnello Tom Parker si definisce villain: sei riuscito nell'impresa di dare il primo ruolo negativo a Tom Hanks?
Baz Luhrmann: Tom non vedeva l'ora di farlo. È una cosa dichiarata già nel trailer, che si apre con lui che dice: "Alcuni pensano che sono il villain di questa storia". È lui che la racconta, è il suo punto di vista e non penso che lui creda di essere il cattivo. Ogni volta che raccontiamo la vita di un'altra persona ci basiamo sui suoi ricordi. Ad esempio: ho fatto Il Grande Gatsby, che si chiama Il Grande Gatsby, ma in realtà è la storia di Nick Carraway.