Philip K. Dick è ora considerato, a ragione, come uno dei più grandi autori di fantascienza mai esistiti, eppure in vita le sue opere non ebbero grande fortuna. Non tra il grande pubblico almeno. Caso volle che quando il cinema si accorse finalmente del suo genio e delle enorme potenzialità delle sue opere, Dick fosse già morto. L'infarto fatale arrivò infatti durante la lavorazione di quel Blade Runner che avrebbe reso il suo nome celebre in tutto il mondo. Al capolavoro di Ridley Scott si susseguirono altri adattamenti cinematografici, tra cui i film Atto di forza, Screamers - Urla dallo spazio, Minority Report o A Scanner Darkly - Un oscuro scrutare.
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Recentemente Dick è arrivato anche in TV con The Man in the High Castle, tratta da quello che forse è il suo romanzo più famoso e amato, La svastica sul Sole. Una serie prodotta e distribuita da Amazon, il più grande negozio di libri del mondo. Forse sarà un caso o forse no, ma è particolarmente bello e significativo che proprio una libreria "virtuale e fantascientifica" si sia accorta di come tutte le opere di questo autore, non solo i romanzi, rappresentino ancora oggi una miniera quasi inesauribile di idee originalissime.
Ma gli appassionati di serie sognano pecore elettriche?
Pur essendo una produzione di Channel 4 (lo stesso canale di Black Mirror) e quindi squisitamente british, questa nuova serie intitolata Philip K. Dick's Electric Dreams non a caso è distribuita negli USA e nel resto del mondo da Amazon sul servizio di streaming Prime Video, cui ci si può iscrivere gratuitamente per i primi 30 giorni. E non fatichiamo a credere che in breve tempo, proprio come già per l'altra serie dickiana, questa Electric Dreams possa diventare un fiore all'occhiello del catalogo video di Amazon. Perché il materiale (letterario) di partenza è strepitoso. Perché i valori produttivi sono di livello altissimo (e le star abbondano). E perché così come Netflix prendendo Black Mirror ha aggiunto al proprio catalogo quello che è diventato immediatamente un classico, lo stesso vuol giustamente fare Amazon con questa nuova serie antologica che ne ricalca struttura e, in qualche modo, anche i temi.
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Se i primi sei episodi dello show sono già andati in onda su Channel 4 durante l'autunno, i restanti quattro arrivano adesso direttamente su Prime Video in contemporanea mondiale. Chi aveva già avuto modo di vedere la prima parte della stagione sarà felice di sapere che anche i restanti episodi si mantengono sul livello (piuttosto alto) della media. Chi invece non aveva ancora avuto l'opportunità di farlo, si troverà davanti dieci episodi molto diversi tra loro e tutti molto interessanti. Con pregi e difetti ovvio, ma tutti con la caratteristica davvero notevole di essere talmente ricchi e densi di contenuti e avvenimenti da rappresentare davvero dieci "piccoli" film con storie che non avrebbero sfigurato nemmeno sul grande schermo.
Non uno specchio, ma uno sguardo verso il futuro
Forse rispetto a Black Mirror mancano quegli episodi altrettanto potenti ed angoscianti, ma non è tanto per mancanze a livello di scrittura o regia o recitazione ma per la natura stessa della serie. Perché al contrario della serie Netflix, Electric Dreams è fantascienza pura. A volte racconta un presente distopico o comunque un futuro a noi molto vicino, ma per quanto le idee di Dick siano state modificate ed aggiornate sono comunque idee di qualche decina di anni fa. Mai antiquate o superate, sia chiaro, ma non radicate nella nostra realtà di oggi quanto Black Mirror. E quindi, per questo, un pochino (ma nemmeno sempre) più innocue.
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Eppura la qualità non manca e la serie rappresenta davvero un tesoro sia per gli appassionati di fantascienza che per coloro che amano il format antologico e, per ogni episodio, non sapere mai cosa aspettarsi. Tanto che nel proporvi questa nostra guida a questi primi dieci episodi disponibili (ebbene sì, noi siamo praticamente certi che in futuro ne arriveranno altri) avevamo inizialmente deciso di ordinarli in base al nostro gradimento, dal peggiore al migliore. Ma ben presto ci siamo anche resi conto che il livello è piacevolmente uniforme, e che scegliere sarebbe stato davvero difficile. Un ottimo risultato per lo show runner Ronald D. Moore (Battlestar Galactica) e una nuova grande soddisfazione per i fan di uno scrittore sfortunato ma mai dimenticato.
Tutti gli episodi di Electric Dreams, prima stagione
Real Life è scritto proprio dallo stesso Moore e diretto da Jeffrey Reiner, noto al pubblico televisivo per alcuni episodi di The Affair, Fargo e The Event. L'episodio è ispirato al racconto Un pezzo da museo (Exhibit Piece) del 1954 ma è forse il più attuale di tutti visto che parla di realtà virtuali. I protagonisti sono due beniamini del piccolo schermo come Anna Paquin e Terrence Howard (a cui si aggiunge la bellissima Rachelle Lefevre) e sfrutta la fantascienza e il poliziesco per proporre un'interessante riflessione su come per molti la scelta di rifugiarsi in queste vite fittizie sia un modo di sfuggire al dolore della vita reale. Ma qual è la fantasia e quale la realtà?
Con Autofac (diretto da Peter Horton e scritto da Travis Beacham) siamo invece dalle parti del Terminator di James Cameron, con un gruppo di sopravvissuti ad un olocausto nucleare che cerca di fermare delle macchine autoreplicanti ed una fabbrica robotica che con il tempo ha monopolizzato tutte le risorse del pianeta rendendo impossibile la vita ai pochi umani rimasti.
Protagonisti sono l'umana Emily (Juno Temple) e l'affascinante robot Alice (Janelle Monae) in una storia ricca di colpi di scena e dall'ottimo ritmo.
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Human Is è tratto dal racconto omonimo del 1955 ed è, per quello che ci è dato di ricordare, forse l'adattamento più fedele dell'opera di Dick. Il protagonista maschile è Bryan Cranston (qui anche produttore esecutivo dell'intera serie), ma a rubargli la scena è una fantastica e sensuale Essie Davis nei panni della moglie di questo eroe militare che ritrova l'amore e il desiderio da parte del marito solo dopo che una missione è finita malissimo a causa di un attacco alieno. È davvero il marito quello che è tornato sulla Terra? Nel cast anche Liam Cunningham, il Ser Davos de Il trono di spade.
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Crazy Diamond è invece l'episodio più complesso e folle del gruppo, con fantascienza e interessanti riflessioni sulla manipolazione genetica che però si perdono un po' in mezzo ad ironia, caos e citazioni a Syd Barrett. Ma d'altronde il regista è Marc Munden, lo stesso della serie cult britannica Utopia, e lo sceneggiatore Tony Grisoni è il più fidato collaboratore di Terry Gilliam, quindi non è che ci potessimo aspettare nulla di normale. Proprio per questo nemmeno proviamo ad accennarvi la trama ma vi segnaliamo l'ottima coppia di protagonisti formata da Steve Buscemi e Sidse Babett Knudsen. Shine on!
Molto interessante The Hood Maker, un episodio molto british (diretto da Julian Jarrold e scritto da Matthew Graham, entrambi veterani della TV inglese), dall'atmosfera molto bladerunneriana e dai temi tipicamenti dickiani. Richard Madden (il Robb Stark di Game of Thrones) è un poliziotto costretto a lavorare in coppia con Honor (la splendida Holliday Grainger di The Borgias), una delle tante telepati che vivono ai margini della società e vengono continuamente discriminati. Si tratta forse dell'episodio visivamente più bello e quello che meglio di tutti avrebbe reso sul grande schermo, grazie anche ad una storia appassionante e niente affatto banale.
In Safe & Sound una giovane ragazza (l'Annalise Basso di Captain Fantastic) si trasferisce insieme alla madre (la Maura Tierney di E.R. - Medici in prima linea e The Affair) in una città futuristica dove la paranoia la fa da padrone e la prevenzione ad eventuali attacchi terroristici viene prima di ogni cosa. Nonostante la madre sia contraria la ragazza decide di installare una nuova tecnologia che le permette di essere controllata e sorvegliata in tempo reale e così facendo fa una conoscenza inaspettata e apparentemente piacevole. Uno degli episodi più politici e, anche per questo, molto attuale. Il più visivamente e concettualmente simile a Black Mirror. Diretto dal pluripremiato regista televisivo Alan Taylor, scritto dagli esordienti Kalen Egan e Travis Sentell.
Con Father Thing si cambia compeltamente genere e tono, visto che racconta di un bambino di nome Charlie che è convinto che il padre sia stato sostituito da un mostro pericoloso ed alieno. Scritto e diretto dall'altro showrunner Michael Dinner, è forse l'episodio più divertente e scanzonato grazie alla presenza di tanti attori giovanissimi (con momenti alla Stranger Things se vogliamo) ma anche momenti di grande delicatezza grazie alle interpretazioni dei due genitori Greg Kinnear e Mireille Enos.
L'episodio più romantico è evidentemente Impossible Planet, nonostante la protagonista sia una donna di oltre trecento anni interpretata dalla magnifica Geraldine Chaplin. Jack Reynore Benedict Wong sono due dipendenti di un'agenzia di viaggi interstellari che vogliono appofittare della confusione della vecchietta e truffarla, facendole credere di riportarla sulla Terra che tanto le manca. Ovviamente durante il viaggio avranno diverse sorprese. Scritto e diretto da un esperto di teatro shakespeariano quale David Farr, ma non si vede.
Molto meglio The Commuter, diretto dal Tom Harper di Misfits e Peaky Blinders e scritto dal Jack Thorne di Skins e le varie serie This Is England. Ma se l'episodio colpisce nel segno, ancor più che per l'idea di Dick, in questo caso è merito soprattutto del protagonista Timothy Spall, assolutamente superbo nel ruolo di un bigliettaio che scopre l'esistenza di una fermata ferroviaria che non dovrebbe esistere ma che conduce invece ad una cittadina idilliaca. Non vogliamo dirvi di più, ma è sicuramente l'episodio più emozionante e struggente dell'intera serie anche se, in fondo, quello meno fantascientifico del gruppo. Ma anche il più intimo e profondo.
Finiamo con Kill All Others, altro episodio molto politico e con forte valenza sociale. Non è quindi un caso che sia scritto e diretto da Dee Rees, la regista che ultilmamente si è fatta molto apprezzare per il film Netflix Mudbound. Il protagonista è Mel Rodriguez (The Last Man on Earth e Better Call Saul) ma non c'è molto da ridere in questo caso, visto che racconta del suo tentativo di mettere in discussione le apparenti assurdità di una società distopica in cui c'è un unico candidato politico (una cattivissima Vera Farmiga) e nessuna opposizione. Il titolo dell'episodio è tutto un programma ed anche in questo caso siamo assolutamente dalle parti di Black Mirror. Forse anche come sadismo ed efficacia.
Movieplayer.it
3.5/5