La conquista spesso inizia da un solo uomo. È ciò che ci viene in mente scrivendo la recensione di El Cid, la nuova serie spagnola di Amazon Prime Video in arrivo sulla piattaforma il 18 dicembre. Lo show racconta in maniera estremamente finzionale la storia vera della vita di Rodrigo Díaz de Vivar, condottiero e cavaliere medievale spagnolo, meglio conosciuto come El Cid Campeador o Mio Cid ("mio signore" / "campione", ovvero il vincitore in un torneo medievale). Rodrigo, nato povero poi divenuto nobile castigliano, fu una figura leggendaria della Reconquista spagnola, e signore di Valencia dal 1094 fino alla sua morte, avvenuta nel 1099.
RITORNO AL PERIOD DRAMA
"Ruy", com'era chiamato inizialmente Rodrigo (qui interpretato da Jaime Lorente, ovvero Denver de La Casa di Carta), ci viene mostrato durante tutto il suo percorso di formazione. Da giovanissimo paggio portato lontano dalla madre per "farsi le ossa" subito dopo la morte del padre in battaglia, a scudiero proprio dell'assassino del padre, e infine cavaliere del re Ferdinando Primo Il Grande (José Luis García-Pérez). Il Ruy di Jaime Valente non è certo Semola futuro Re Artù de La Spada nella Roccia, ma la serie racconta lo stesso mondo in salsa spagnola. Il suo Rodrigo contiene lo stesso impeto folle che aveva Denver ne La Casa di Carta, cercando il proprio posto nel regno, anzi nei regni di quel lungo periodo storico. Ultimamente in tv è evidente un ritorno al period drama e ai suoi stilemi, che siano più antichi - Come Barbari o Romulus - o più recenti - come The Spanish Princess - forse per l'interesse/bisogno di uno sguardo al passato e alle nostre rispettive origini. È così che anche la Spagna decide di farlo mescolando la Storia come spesso capita nella serialità ispanica all'elemento soap, forse un po' troppo eccessivo e pronunciato in questo frangente. Per quanto le storie de "l'arme, l'amori, gli intrighi di palazzo" si prestino al gioco, qui è tutto un po' troppo urlato e esagerato a livello recitativo. La messa in scena è sontuosa e legata al Medioevo che racconta, e si avvale anche di nomi importanti come il compositore Premio Oscar Gustavo Santaolalla (Brokeback Mountain, Babel) che firma la colonna sonora. La regia di Adolfo Martínez Pérez rispetta gli stilemi del genere, soprattutto nelle scene di combattimento, senza particolari guizzi.
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SELF MADE KNIGHT
La serie segue le caratteristiche seriali statunitensi del self made man che piace tanto all'estero. Una storia di riscatto, emancipazione e "scalata sociale" dettata dal buon cuore e dall'onore di un ragazzo. Nella serie si gioca molto con le varie "caste" nella monarchia spagnola: ad ogni livello della scala gerarchica c'è chi vorrebbe stare un gradino più su, per avere quel confort in più, e soprattutto quel potere in più da esercitare sulle altre persone. C'è un bisogno spasmodico di controllo intriso nei personaggi come vengono dipinti nel serial, tutti o quasi realmente esistiti e parte della Storia con la s maiuscola. C'è aspirazione e ambizione, ci sono sotterfugi e piani diabolici, c'è addirittura un attentato contro il re in atto. L'atmosfera narrativa ricorda Il Trono di Spade anche per le storie ai limiti del decoro raccontate, e per i tanti (forse troppi) personaggi e storyline che fanno da contorno alla storia di El Cid.
La rivalità fra i protagonisti ovviamente non è solo politico-sociale ma anche amorosa, e il frutto proibito della diversa casta sociale attira tanto i più alti ranghi del regno quanto i "bassifondi". Altro elemento topico è la religione, che in quel periodo (XI secolo d.C.) vedeva diverse comunità religiose convivere nella Spagna divisa fra tanti regni: cristiani, arabi ed ebrei. Proprio questa capillarità religiosa e politica viene sviscerata attraverso l'evoluzione e le azioni dei personaggi, per mostrare come Rodrigo saprà conquistare l'ammirazione e il rispetto di tutti, o quasi.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di El Cid contenti di vedere un altro period drama che racconta una storia per molti probabilmente inedita, quella della Reconquista spagnola, ma perplessi sulla sua messa in scena, troppo legata all’esagerazione soap tipica della serialità ispanica. Per quanto il genere lo richieda, tutto, dalla recitazione alla regia, è troppo esasperato, e lo spettatore rischia di perdersi fra le troppe storyline messe in atto e tra i tanti personaggi nei soli cinque episodi prodotti.
Perché ci piace
- Raccontare una storia per molti probabilmente inedita al di fuori della Spagna.
- Una scrittura e regia che rispettano gli stilemi del genere…
Cosa non va
- …ma ne esasperano l’elemento soap, come spesso capita nelle serie spagnole.
- Troppi personaggi e storyline a cui stare dietro per soli cinque episodi come quelli che compongono la serie.