In questa nostra recensione di Eden vi parleremo di un'anime che al netto di diverse imperfezioni riesce comunque ad appassionare lo spettatore. Disponibile dal 27 maggio 2021 su Netflix, questa serie è diretta da Yasuhiro Irie e prodotta dalla Qubic Pictures insieme al CGCG Studio Incorporated. È indubbio che il colosso dello streaming stia investendo molto sull'animazione e sul suo pubblico: dopo l'uscita dell'ultima stagione di Castlevania, infatti, sceglie di proporre allo spettatore un prodotto interamente in CGI, con tutte le convenienze e i difetti che questo tipo di tecnica comporta, specialmente a fronte di budget non particolarmente elevati. Quello che non può la tecnica, però, è colmato dalla storia: dopo il film - sempre prodotto dalla piattaforma - I am Mother, in Eden robot in circuiti e metallo tornano ad assumere il complicato ruolo di genitori di un essere umano, in un mondo dove i nostri simili sembrano essere scomparsi.
Una trama semplice e tenera
Le vicende prendono il via a Eden 3, un luogo quasi idilliaco popolato da robot che lavorano per far rifiorire la terra e produrre energia dai frutti che offre. In questo mondo, però, gli umani non sono presenti, anzi, il solo parlare di loro è diventato un tabù e un reato. Dall'intelligenza a capo di Eden 3, infatti, l'umanità è considerata come una piaga, un organismo nocivo che si è autodistrutto portando il pianeta in rovina. Un giorno, durante la raccolta delle mele, i due robot E92 e A37 trovano tra le radici di un albero una capsula che si apre appena uno dei due la sfiora. Lo strano oggetto contiene una bimba di pochi mesi, Sara Grace, appena risvegliata da un sonno lungo centinaia di anni. I due, pur con qualche rimostranza, si affezionano fin da subito alla piccola e, proprio per questo, l'unica opzione per garantirne l'incolumità è lasciare Eden 3 e cercare un posto più isolato dove Sara non possa essere trovata, pena l'uccisione della bambina e la riprogrammazione dei due robot. Trovano così un luogo dove un gruppo di loro simili credono nella bontà dell'essere umano loro creatore e dove poter crescere la piccola al sicuro. La pace, però, non dura per sempre e Sara, una volta cresciuta, dovrà affrontare non solo le macchine, ma una missione più grande di lei che minaccia di mettere in pericolo tutto ciò che ama.
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Una serie breve
La prima caratteristica di Eden che salta all'occhio è di sicuro la sua esigua durata. La storia si dipana in soli 4 episodi da 25 minuti ciascuno, un tempo che non dà molto spazio all'approfondimento. La serie, infatti, presenta poche ma fondamentali tematiche e sceglie di esplorarle al meglio attraverso le backstories dei personaggi, le loro differenti reazioni ai medesimi problemi. Al Dottor Weston Fields, alle sue memorie e ai suoi dolori viene affidato il compito di parlare di giustizia, ambientalismo e futuro; i suoi dilemmi morali si ripercuotono e sconquassano l'intera storia travolgendo anche Sara e gli altri personaggi. La ragazza ha lo scopo di rappresentare il nuovo, quel cambiamento aperto ad infinite possibilità che solo una mente umana può garantire e al quale vengono affidate le sorti di un intero mondo in rinascita. La necessità di prendersi cura del pianeta e la paura del diverso sono, quindi, i temi cardine dell'intera, breve vicenda che, a dispetto del poco tempo a disposizione, non rinuncia all'equilibrio, procedendo per obiettivi in un turbinio di fughe e d'azione che dal secondo episodio in poi trascinano lo spettatore nella folle e rischiosa ricerca compiuta da Sara.
Il comparto tecnico, tanta strada da fare
Unica nota veramente dolente riguarda il comparto tecnico. Eden è una serie interamente realizzata grazie all'animazione in 3D-CGI ed è qui che risiede il suo più grande problema: le animazioni non risultano quasi mai veramente fluide, persino nei combattimenti o negli inseguimenti non riusciamo a ritrovare quella dinamicità che ci saremmo aspettati, colpa forse anche di una regia non particolarmente brillante che più volte commette qualche sbavatura, il tutto a discapito del pathos che in alcuni punti viene a mancare. A risollevare le sorti c'è, comunque, un character design veramente accattivante, opera di Toshihiro Kawamoto (Cowboy Bebop), che a noi è piaciuto veramente molto e che differenzia i personaggi in base ai loro sentimenti: le linee che caratterizzano Sara, E92, A37 e gli altri membri in grado di provare sentimenti umani sono più morbide e arrotondate, mentre quelle che costituiscono i personaggi antagonisti sono dure, estremamente geometriche. Anche i colori giocano il loro ruolo importante nella caratterizzazione dei personaggi, specialmente quelli principali che si contraddistinguono per i colori caldi o dai toni pastello, in accordo con la loro indole e scelte.
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Conclusioni
Per concludere la nostra recensione di Eden possiamo affermare che l’anime di Netflix risulta essere un prodotto piacevole, in grado di conquistare con una storia che parla di accettazione del diverso così come di ambientalismo e affetto. Anche se composta da soli 4 episodi la serie porta a termine in modo soddisfacente le vicende concentrandole in un lasso temporale piuttosto ristretto. Nota dolente le animazioni in 3D CGI, poco fluide e con una regia non all’altezza di alcune situazioni proposte.
Perché ci piace
- La trama, tenera ed interessante nonostante la brevità della serie.
- Il character design dei personaggi.
Cosa non va
- Le animazioni poco fluide.
- La regia non sempre all’altezza di alcune scene.