Tra i film più attesi nell'ambito delle proiezioni speciali di questo Festival del Film di Roma c'è senz'altro Appaloosa, western dal respiro classico ma dal piglio piuttosto ironico che porta la firma del quattro volte candidato all'Oscar (come attore) Ed Harris. Il poliedrico cineasta ha incontrato la stampa, ricevendo un'accoglienza calorosa, accompagnato dal suo co-protagonista, un altro dei personaggi più attesi della kermesse capitolina, il neo-cinquantenne e talentuoso Viggo Mortensen.
La prima domanda è per Harris, chiamato a parlare di come i più riusciti western siano arrivati da personaggi "navigati" come lui, oltre che attori-registi, quali Kevin Costner e Tommy Lee Jones.
Ed Harris: Il genere del western classico sembra poco adatto al mondo moderno, ai suoi ritmi e alle sua esigenze. Ma lo stile classico che ho adottato è stato scelto perché volevo dirigere in maniera molto semplice, sfruttando molto gli scenari e dando spazio ai personaggi, e volevo che il pubblico si fidasse e si immergesse in questo mondo. Lo stile ha questo obiettivo.
Come vi siete trovati a lavorare insieme di nuovo?
Viggo Mortensen: Girando A History of Violence ci siamo trovati insieme anche se in quel film, diversamente da questo, eravamo nemici. Poco dopo Ed mi ha proposto Appaloosa, mi ha fatto leggere il romanzo da cui è tratto e io trovai subito molto interessante la storia. Amo molto le storie sullo stile di Terra di confine, che raccontano la fine di un periodo che sembrava dare illimitate possibilità: ma all'improvviso si chiudono frontiere, vengono imposte delle regole e la società deve necessariamente adattarsi. Mi piacciono le storie che raccontano come cambiano le cose quando si presentano ostacoli e difficoltà e i protagonisti devono affrontare la situazione. Lavorare con Ed come regista è stato piacevolissimo, lui ha una grande visione e una grande attenzione ai dettagli.Il film sfrutta con intelligenza molti elementi dei classici del genere, ma ci sono anche elementi di discontinuità come la grande ironia e un personaggio femminile piuttosto atipico, forse più moderno.
Ed Harris: Lo script è basato su un romanzo di Robert B. Parker, e dato che l'80% dei dialoghi vengono da lì in gran parte anche l'ironia la si deve a Robert Parker. E' vero che noi abbiamo avuto qualche buona idea, anche perché ci siamo molto divertiti sul set, ma lo spirito era già tutto lì.Il personaggio di Renée Zellweger era molto interessante, è una donna particolare dal passato misterioso, non sappiamo come è arrivata lì e cosa le è successo. Non volevo una donna fatale calcolatrice e spietata, ma una sopravvissuta.
Viggo Mortensen, ultimanente lei è noto come interprete di film d'autore più che mainstrean, ma lei quale delle due cose preferisce?
Viggo Mortensen: Per me un buon lavoro è un buon lavoro, non mi interessano molto queste classificazioni.
Questo potrebbe sembrare un film mainstream ad esempio, ma c'è molta cura e molto dettaglio, sembra un classico western ma i personaggi sono molto sottili e interessanti è uno dei rari western nella tradizione classica che si basa su un gran lavoro da parte degli rapporto molto particolare.
Siete entrambi attori richiesti più che altro per ruoli drammatici. Ma quanto vi attrae la commedia?
Ed Harris: Uno dei miei attori preferiti di tutti i tempi era Paul Newman, che ci ha lasciato da pochissimo. Di lui mi piaceva anche il fatto che sapeva dare una sfumatura sorridente anche ai ruoli più tragici, oltre ad aver interpretato grandi ruoli brillanti. Pensiamo a Nick mano fredda o a Butch Cassidy.
Viggo Mortensen: La vita è divertente, è normale che il cinema ne rispecchi anche questo aspetto.
Cosa vedete dietro a questo revival del genere western degli ultimi anni, c'è forse nuovo bisogno di eroi?
Ed Harris: Non mi sembra che ci sia stata una vera e propria rinascita, sol alcuni episodi isolati sebbene di buona qualità. Certo che abbiamo bisogno di eroi, abbiamo Sarah Palin!