È sempre bello ricredersi sulle proprie aspettative. Annunciata in un fervente momento di successo delle serie Marvel Studios su Disney+, Echo rappresenta uno spin-off di Hawkeye, una sorta di prequel o mid-quel dell'attesissima Daredevil Born Again (attualmente in fase di riscrittura) ma soprattutto la determinazione della Casa delle Meraviglie a tirare fuori il meglio da un progetto problematico in partenza. Inizialmente, Echo doveva funzionare come gli altri show MCU: a se stante, dedicata a una storia autoconclusiva con aperture alla continuity dell'universo condiviso, efficacemente di passaggio.
Il sistema produttivo delle serie Marvel si è però rivelato troppo costoso e generalmente fallimentare, soprattutto stantio in termini creativi e di effettiva proposta qualitativa, così si è corso ai ripari. Ecco che Echo si è quindi trasformata in un progetto a metà strada tra un Marvel Special Presentation e una miniserie tout court, con la discriminante di una struttura per nulla ideale al mediometraggio e la mancanza di qualcosa di "nuovo" che potesse renderla definitivamente appetibile in questo periodo di superhero fatigue. Nasce allora per Echo l'etichetta Marvel Spotlight, dedicata alle storie più intime e personali di alcuni personaggi del MCU, dal sapore più indie e libero, tanto che la serie è anche il primo titolo Marvel Studios a ricevere un bollino rated-r, vietato ai minori. E lo ammettiamo: i primi tre episodi di Echo (in tutto sono 5) ci hanno discretamente convinto dell'autenticità del marchio rosso e della bontà di questa interessante label.
Echi dal passato
Gli eventi dello show si riagganciano già nel primo episodio a quelli di Hawkeye, ma per intenzioni e contenuto Echo è anche breve storia d'origini di Maya Lopez (Alaqua Cox), supereroina sordomuta di origini nativo americane. Assistiamo a brevi frammenti di vita dell'infanzia di Maya, al suo arrivo a New York e all'incontro con lo "zio" Wilson Fisk (Vincent D'Onofrio), a cui spara in faccia proprio alla fine di Hawkeye. Da lì parte la narrazione effettiva dello show, che vede Maya in fuga dalla Grande Mela e dagli scagnozzi di Kingpin tornare alla sua città d'origine in Oklahoma, a Tamaha. L'obiettivo è quello di prendere il posto di Fisk per un nuovo regno criminale "al femminile", da vera Queenpin, ma a Tamaha entra in contatto con la sua famiglia e soprattutto con le radici del suo stesso popolo, i Choctaw, i cui antenati sembrano in qualche modo voler comunicare con lei.
La cosa che più di tutto affascina in Echo è la cura e la sensibilità con cui viene raccontata la cultura nativo americana di questa tribù realmente esistente; è persino disponibile il doppiaggio dell'intera serie in lingua Choctaw. Usi e costumi sono perfettamente inquadrati, così come la loro storia che arriva fino a Chafa, colei che portò la tribù "fuori dalla grotta", che nel MCU viene colto letteralmente come elemento di costruzione mitologica. Il prologo è tutto dedicato a Chafa e alle origini dei Choctaw, che va detto non esistono nei fumetti Marvel ma sono piena e totale invenzione della serie.
Certo, i riferimenti a qualche aspetto della Terrigenesi degli Inumani sono evidenti, ma il processo è totalmente differente e non è legato a ogni singolo esponente passato o futuro della tribù. Poteri ed echi del passato sono direttamente correlati a una specifica discendenza, e in questo senso è magnifica la struttura iniziale di ogni episodio (pensiamo che anche gli ultimi due la avranno), dove ci viene mostrato uno specifico antenato di Maya e il suo relativo potere, il tutto inquadrato registicamente per epoca e per genere. Pur essendo molto immediata e senza troppi guizzi narrativi, la storia di Echo funziona egregiamente ed è soprattutto nella scrittura di alcuni co-protagonisti che vengono esaltati sollievo comico (il personaggio interpretato da Graham Green, Skully, è dolce ed esilarante) o maschere del racconto simili, controbilanciando il carattere di Maya, comunque interpretata con credibilità da Alaqua Cox.
Echo, prime reazioni alla serie Marvel: "Incredibile e violenta"
Una luce diversa
Il potere più grande di Maya Lopez è quello dell'inclusività. Convivono in lei origini indigene, sordomutismo e menomazione, tutti tratti che la protagonista nobilita e trasforma in forza, combattiva o emotiva che sia. Ed è agguerrita, Maya Lopez. La showrunner Marion Dayre e le registe Catriona MacKenzie e Sydney Freeland (quest'ultima già dietro alla splendida Reservoir Dogs) riescono a valorizzare questo carattere guerriero senza permettere al cuore stesso della protagonista, ai suoi sentimenti, di essere fagocitati dalla rabbia, dai rimorsi o dalla vendetta. Parlando di regia è anzi da elogiare uno splendido piano sequenza nel primo episodio, di circa 5 minuti, gestito in chiave action, ottimamente coreografato e la presenza aggiunta di un noto diavoletto temerario.
È proprio da Daredevil di Netflix (per altro ufficializzata come parte del canone MCU) che Echo impara la lezione migliore: che maturità narrativa, brevi sprazzi di violenza esplicita e azione virtuosa possono andare d'accordo anche con i supereroi Marvel senza snaturarne l'identità, che anzi in molti casi richiede tutto questo. Il divieto ai minori è una possibilità che viene quindi sfruttata bene ma non al massimo del suo potenziale, anche se ci auguriamo che alcune sorprese siano state lasciate per la fine. Va detto che qui e lì lo show sa giocare molto bene con la libertà concessa dal rated-r pure in chiave narrativa e dialogica, ed è proprio questa nuova luce intima ed esplicita che sembra illuminare a dovere, come il riflettore che rappresenta, la nuova serie Marvel Studios.
Conclusioni
Resiliente e determinata come la sua protagonista, Echo è una miniserie che ribalta ogni aspettativa sfavorevole, mostrando in concreto la volontà Marvel di fare bene. Composta, violenta, intima e divertente, Echo fa tesoro del divieto ai minori e dell'etichetta Spotlight per essere un prodotto Marvel appagante ed efficace, privo di sorprendenti ambizioni narrative e anzi semplice e immediato, ma per questo vero e funzionale, soprattutto quando si tratta di azione, dialoghi e violenza. Se il futuro "in piccolo" del MCU è questo, le speranze in quello grande si riaccendono già da ora.
Perché ci piace
- Alaqua Cox è una Maya Lopez efficace.
- Il modo in cui la cultura Choctow è trattata nello show.
- Le origini dei poteri di Echo, il modo inedito e brillante in cui vengono riadattate le radici del nome.
- Il personaggio di Skully è davvero adorabile.
- Il piano sequenza nel primo episodio.
Cosa non va
- Alcune svolte narrative sono molto povere.
- Il personaggio di Kingpin non sembra sfruttato al meglio.
- Per quanto buono e funzionale, il rated-r non raggiunge il massimo del suo potenziale espressivo e creativo.