Fare animazione in Italia non è facile e lo sappiamo da tempo. Non lo è essenzialmente per motivi di carattere culturale, che relegano quest'arte ad un genere ben preciso piuttosto che considerarla uno stile con cui poter raccontare qualunque tipo di storia. Per questo è per East End e la sua Distribuzione indipendente un problema il divieto ai minori di 14 anni assegnato dalla Commissione Censura, perché riduce drasticamente il bacino d'utenza di un prodotto coraggioso, forse incosciente, che in Italia difficilmente capita di poter vedere.
Un divieto che è quindi un problema, come spiegatoci anche in conferenza dal distributore, perché "si stronca il lavoro della produzione e ostacolerà anche la vendita alle televisioni", ma che è di fatto un falso problema: il vero ostacolo da superare, nel caso di East End ma in generale per il mondo dell'animazione nel nostro paese, è di capire che un cartone animato può essere visto e apprezzato anche da un adulto, come capita regolarmente in estremo oriente, ma anche in territorio statunitense, dove uno show come South Park va avanti da vent'anni, riuscendo a raggiungere con efficacia anche il grande schermo.
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Racconto dissacrante
Violenza gratuita che può portare a emulazione, questa la motivazione della censura ricevuta, che è in effetti qualcosa di riscontrabile in East End e nel suo umorismo scorretto. Non è un caso, infatti, il riferimento a South Park fatto poco sopra e lo stesso Luca Scanferla, in arte Skank, conferma il debito nei confronti della serie Comedy Central: "Siamo grandi fan, quindi un po' ci ha influenzati e non solo per il tipo di film". L'idea iniziale, infatti, era di ispirarsi proprio al tipo di animazione essenziale e piatta dello show americano. "Col lavoro, però," ha aggiunto Skank, "ce ne siamo allontanati sempre di più, cercando di essere più soft anche nell'umorismo, posizionandoci a metà tra quella serie e I Griffin." Ha completato il concetto il collega Giuseppe Squillaci, in arte Puccio: "Va detto che questi punti di riferimento sono stati solo delle ispirazioni, non una copia. Tutte le nostre passioni sono entrate nel lavoro."
A cominciare dalle loro passioni calcistiche, perché a far da sfondo della vicenda di East End è un derby della Capitale, con la sfida tra Roma e Lazio e quindi tra i due registi: Giuseppe è infatti romanista, mentre Luca è laziale. Su questo background si muovono Leo, Lex e Vittorio, dei ragazzi normali per i quali lo scontro calcistico riempie un'intera settimana. Sono ragazzi della immediata periferia di Roma, residenti nel quartiere che dà il titolo al film e segnato dalla speculazione edilizia e tutti i malcostumi tipicamente nostrani. Un quartiere che suo malgrado diventa il cuore di un intrigo di proporzioni internazionali, perché i ragazzini, nel tentativo di guardare gratis la partita, deviano un satellite militare usato per dare la caccia al terrorista più pericoloso al mondo. È la base di un racconto arricchito da citazioni e riferimenti alla nostra realtà ed anche a tutto l'immaginario cinematografico contemporaneo, oltre che sostenuto da una messa in scena densa di dettagli che necessitano di più di una visione per essere apprezzati ed un accompagnamento musicale originale e curato.
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Coraggio o incoscienza?
Dalla quotidianità dei piccoli protagonisti, fatta di bullismo e disavventure ordinarie, a temi di più ampio respiro e di caratura internazionale, che coinvolgono anche i vertici mondiali come l'ex Presidente USA Obama, ma anche lo scenario attuale che vede due Papi ancora in vita, ipotizzati impegnati in una relazione omosessuale tra loro, nulla sfugge all'umorismo scorretto di East End confermando il coraggio col quale è stato costruito il film, che non si tira indietro nemmeno al cospetto dei temi più delicati e scomodi. Un coraggio che sfocia nell'incoscienza, se si pensa alle caratteristiche del pubblico italiano al quale il film dovrà, in prima battuta, rivolgersi ed alla sua caratteristica di essere realmente senza freni, facendo in alcune occasioni un passo di troppo rischiando di risultare di cattivo gusto. "L'incoscienza di toccare certi temi" ha spiegato Scanferla "dipende dal credere seriamente di averli toccati con delicatezza, aprendo le porte alla riflessione su alcuni di essi. Il mondo dei media di oggi si riflette nel nostro film, con internet e giornali che propongono costantemente tesi opposte. Abbiamo cercato di dire 'divertiamoci, ma senza dimenticare di pensare.'"
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A chi si rivolge East End?
Il problema della censura è strettamente legato a quello del target potenziale di East End. "Nello scriverlo ci siamo rivolti a noi stessi" ha spiegato Scanferla "senza porci il problema di un target di riferimento perché ci sembrava limitativo. Di certo non pensavamo ai bambini e per apprezzarlo pienamente sarebbe meglio dai 14 anni in su, ma con le spiegazioni di un adulto anche più giovani, sui 10 o 12 anni." Lo conferma Squillaci: "Abbiamo fatto delle proiezioni di prova e i bambini sui 10/12 anni si sono divertiti tantissimo, ovviamente facendo delle domande. A un bambino più piccolo questi contenuti arrivano, perché assorbe la realtà in cui vive, ma non è detto che gli arrivi la chiave ironica con cui l'affrontiamo." Una chiave ironica che avvolge gli stessi autori, a cominciare dalla collaborazione di Federico Moccia, presente nella storia del film, allo script: "È un film contro i pregiudizi e quindi abbiamo voluto affrontare da subito il pregiudizio che Federico non sia un bravo scrittore" ha scherzato Skank, spiegando poi l'intervento dell'autore: "Quando il film è entrato nella fase più concreta, abbiamo pensato di affiancarci ad un professionista che supervisionasse il nostro lavoro."
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Fuori e dentro Roma
Un lavoro accettato con grande autoironia per il modo in cui viene preso in giro in East End: "Ha scoperto tardi di avere un ruolo nel film, ma non ha provato a cambiare qualcosa, anzi si è divertito molto" ha confermato Scanferla che ha aggiunto come la scelta di usare personaggi della nostra realtà sia subentrata in un secondo momento, mentre inizialmente la storia era ambientata in un mondo fittizio "alla Topolinia", con personaggi che erano una versione alternativa di quelli reali. Una scelta che ci permette quindi di vedere Obama e il Papa, ma anche un simbolo come Francesco Totti che è fondamentale vista l'importanza del calcio nella vicenda, che àncora ancor di più la storia dei protagonisti di East End alla nostra quotidianità. "Roma è una location internazionale e richiestissima" ha spiegato Puccio, "abbiamo ambientato il film fuori dal raccordo e potrebbe essere la periferia di qualunque città occidentale. Roma è là sullo sfondo, mentre i personaggi che abbiamo inserito li abbiamo scelti perché rispettassero un immaginario internazionale."
Un'internazionalità che giustifica le richieste già giunte dall'estero, soprattutto dall'Europa, per la realizzazione di una serie TV di East End alla quale gli autori stanno già lavorando e che in effetti rappresentava il punto di partenza di questo lavoro durato quattro anni. Certi che un futuro, per l'animazione in Italia, ci sia. Lo assicura Puccio: _"Sicuramente c'è, nel senso che noi continueremo a farla."