Il regista Michael Rowe, con Early Winter, porta sul grande schermo una storia a sfumature drammatiche dedicata alla ricerca dell'amore e della felicità, attraverso il racconto di una coppia in crisi che deve affrontare incomprensioni e una distanza emotiva in continua espansione.
David (Paul Doucet) e Maya (Suzanne Clément), nonostante siano ormai una coppia collaudata e genitori di due figli, si ritrovano infatti ad affrontare un periodo di difficoltà: lui fa i conti ogni giorno con la solitudine degli ospiti della casa di riposo in cui lavora e lei non trova soddisfazione in una vita da casalinga che l'ha obbligata a mettere da parte le sue ambizioni e speranze di un futuro migliore. Quando all'orizzonte entra in scena un potenziale tradimento, David inizia però a mettere in discussione persino la solidità del suo matrimonio.
Il raffreddarsi delle emozioni
Rowe, scegliendo per il suo film l'ambientazione gelida dell'inverno canadese, crea un interessante parallelo tra l'interiorità dei personaggi coinvolti nella storia e la realtà esterna, dando vita a una relazione tra le due dimensioni che viene sviluppata con attenzione grazie alle performance dei protagonisti. Essendoci un evidente squilibrio tra lo spazio assegnato ai due personaggi principali, mostrando con grande dovizia di dettagli quello che accade nella vita di David e lasciando in secondo piano ciò che ruota intorno a Maya, Early Winter fa purtroppo pesare un po' i passaggi più incerti della sceneggiatura, sostenendo la struttura della storia con delle scene particolarmente intense, necessarie a delineare i momenti chiave del rapporto della coppia.
Il regista ha inoltre costruito con intelligenza la contrapposizione tra le varie fasi della vita umana, facendo al tempo stesso emergere l'umanità e la sensibilità della figura di Paul, la cui sofferenza rimane interiorizzata, senza poter mai trovare un conforto reale, anche a causa dell'evidente incapacità di comunicare esistente tra i due coniugi. Paul, nelle serate trascorse sul lavoro dimostra di riuscire a trovare con più facilità il giusto feeling con persone sconosciute piuttosto che con la moglie, trovando in se stesso l'empatia necessaria ad alleviare, per quanto possibile, le sofferenze provate negli ultimi momenti della vita umana, regalando generosamente un affetto ormai a lungo negato.
Il rapporto della coppia, sempre più freddo, viene messo alla prova innumerevoli volte dalle piccole difficoltà quotidiane, in cui anche i comportamenti apparentemente insignificanti, come ad esempio la pulizia del pavimento del salotto, assumono un'importanza fondamentale per far capire come la relazione sia ormai fragile a causa di crepe apparentemente insignificanti ma in realtà sostanziali per mantenersi nel tempo. Suzanne Clément e Paul Doucet, con un'interpretazione particolarmente fisica e di grande esperienza danno inoltre sostanza alla crisi esistenziale vissuta dai coniugi con bravura, attribuendo la giusta dose di realismo alla situazione, grazie alla capacità di mantenere un registro drammatico ben misurato e calibrato sulla sceneggiatura, mai sottotono o esagerato.
Il difetto principale di Early Winter è tuttavia quello di introdurre troppi elementi e questioni che appaiono sospesi e irrisolti, offrendo così un quadro generale dalle grandi potenzialità non del tutto sfruttate, lasciando una certa insoddisfazione nel portare sul grande schermo un racconto eccessivamente ermetico nella sua rappresentazione, delineando un mondo cupo che appare privo di possibili vie d'uscita dalla disperazione o grandi fonti di speranza.
La malinconia che anima l'intrecciarsi di storie e rapporti umani, costruita in modo forte intorno all'inevitabilità di cadere nel tunnel della solitudine, viene quindi trasmessa senza filtri allo spettatore, posto di fronte a una realtà che non fa sconti a nessuno, fino a un epilogo in cui si apre un piccolissimo spiraglio di speranza per un futuro migliore, in cui i muri costruiti tra i protagonisti possano finalmente cadere, lasciando spazio a una possibile felicità.
Un approccio poco originale, ma brillante
Michael Rowe propone con Early Winter un'opera non priva di difetti ma comunque ricca di spunti interessanti, in grado di suscitare una reazione emotiva, che non sfocia mai nella noia o nella banalità, ben supportata dall'affascinante fotografia di Nicolas Canniccioni e dal montaggio di Geoff Lamb, che permette di dare ritmo alla narrazione, senza sbavature evidenti o cali di intensità che potrebbero pregiudicare il risultato finale del lungometraggio, che invece raggiunge il suo scopo di far riflettere sull'amore con un approccio forse non del tutto originale ma ugualmente intelligente e brillante.